mercoledì 21 agosto 2013

Il contributo finanziario degli immigrati



Il contributo finanziario 
degli immigrati.

Un tentativo di bilancio


di Andrea Stuppini, Regione Emilia Romagna
Valeria Benvenuti, Fondazione Leone Moressa



Negli ultimi giorni, dopo il riacutizzarsi del fenomeno degli sbarchi sulle coste siciliane,  il dibattito sull'immigrazione si è fatto sempre più aspro: pochi però hanno dato spazio al materiale che pubblico di seguito, nell'ottica di fornire a tutti una documentazione adeguata e spunti di ulteriori approfondimenti. Tanto si potrebbe aggiungere e mettere sul tappeto: a ciascuno il proprio compito per cercare la verità e il punto di equilibrio. PM

Nel dibattito pubblico italiano vengono spesso evocati i “costi dell’immigrazione” soprattutto in termini di accesso ai servizi scolastici ed abitativi, ma del contributo degli immigrati alle finanze pubbliche, sia sul versante previdenziale che su quello delle imposte dirette ed indirette, esiste ancora scarsa consapevolezza.
Come negli altri Paesi dell’Europa mediterranea il tasso di attività degli stranieri risulta elevato: pari al 72,7% nel 2009, 11 punti percentuali in più rispetto a quello riferito alla popolazione italiana, anche se lo scarto è minore per il tasso di attività femminile.
È noto come il lavoro degli stranieri si concentri nei segmenti più dequalificati del mercato del lavoro con mansioni di carattere manuale e scarse prospettive di carriera. Essi hanno occupato negli ultimi anni quei settori del mercato del lavoro che gli italiani hanno parzialmente e progressivamente abbandonato, nella maggior parte dei casi regolarmente, attraverso il sistema delle quote annuali di ingresso per lavoro, in parte nelle fila dell’economia sommersa.
I settori prevalenti sono quelli dei servizi alla persona e, quanto all'industria  in particolare il settore delle costruzioni e quello metallurgico; notevole anche la presenza nel settore agricolo. Ma non si tratta solo di un apporto produttivo, negli ultimi anni il gettito
dei lavoratori stranieri è diventato sempre più importante anche sul versante contributivo,
fiscale e dei consumi.
Nella fase attuale, su questo piano, è possibile lavorare soltanto su delle stime poiché sia i dati di riferimento (Agenzia delle Entrate, INPS) sono fortemente condizionati dalla presenza di italiani nati all'estero, essendo gli immigrati individuati sulla base del codice fiscale, ovvero del Paese di nascita. Anche l’utilizzo del campione Eu-Silc appare assai parziale, poiché al suo interno la componente straniera si riduce al 4,7% del totale (circa 1.000 individui e 2.500 famiglie di nati all'estero compresi quindi italiani rientrati in Italia), il che spiegherebbe una più ridotta distanza tra i redditi degli stranieri e quelli degli italiani.
Sono tuttavia possibili stime realistiche, che possono dare un’idea dell’ordine di grandezza del fenomeno 

(continua a leggere a pag.174 del rapporto integrale INPS Caritas)
.
Per approfondire: dalla parte dei migranti e  un'opinione difforme, sempre dall'interno della Caritas.

Nessun commento:

Posta un commento

Informazioni

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Parte delle immagini, loghi, contributi audio o video e testi usati in questo blog viene dalla Rete e i diritti d'autore appartengono ai rispettivi proprietari. Il blog non è responsabile dei commenti inseriti dagli utenti e lettori occasionali.