venerdì 31 ottobre 2014

Consiglio comunale del 30 ottobre






LA PAGELLA







Solo la Gelmini non lo sapeva: i voti numerici sono arbitrari e soggettivi come i giudizi scritti per esteso. L'oggettività non sta nella notazione, ma nel metodo di valutazione usato. Sui metodi é sempre difficile accordarsi, per cui nella scuola come negli altri campi tende a prevalere la cosiddetta valutazione "nasometrica". 

Così farò io, unendo voti numerici e giudizi, per illustrare un consiglio di ordinaria amministrazione che non meriterebbe, se non per alcuni particolari aspetti, alcun approfondimento metodologico o docimologico, nè tanto meno politico.

La coppia arbitrale:
Arbitro ufficiale, 7--: più che sufficiente nella gestione ordinaria, un pò affannato nelle piccole emergenze e nei fuori programma; difficile a volte difendere le palle gol a porta vuota...
Guardalinee, 7--; buono il lavoro precedente la partita, che lascia intravedere una maggiore capacità di mediazione, qualche defaillance nell'attenzione in campo (si è fatta cogliere in fallo per non aver fischiato una mancata votazione di  rinvio dell'odg e ha sorvolato platealmente poco prima del fischio di chiusura, sulla mancata dichiarazione d'urgenza di un'interrogazione "urgente").

I tecnici fuori campo. Buono, ma fuori luogo l'intervento didascalico dell'ARPAV (avrebbe potuto farlo un giocatore ordinario leggermente  alfabetizzato), indefinibile qualificazione per il tecnico retribuito (si è capita benissimo, comunque, la motivazione del ritardo nella consegna del documento sull'inquinamento luminoso: l'incompetenza!), della serie, quando si vuole risparmiare si ha quello che si paga.

In campo.

L'attaccante numero 1: 8 e 1/2. Il voto premia la buona volontà, l'impegno, gli effetti pirotecnici, le citazioni e la lucidità di gioco,  piuttosto che la realizzazioni, stante l'assenza totale di palle goal in campo. Questo in partita: lo staff fa il resto, ma fuori campo.

L'attaccante numero 2: 8 e 1/2. Lucido, determinato, diplomatico quando serve. Se si presenta una palla goal non molla e talvolta qualcuna la mette in rete. 

Brevi interventi degli attaccanti 3, 4 e 5, non sufficienti per una valutazione completa. In realtà il n. 3 si è lasciato andare ad un'azione improvvisata, un po' confusa nella realizzazione, ma con alcune idee buone. In estrema sintesi: a) la democrazia non è un'opinione,  b) il parco Bapi non è di proprietà del gestore che può farvi quel che vuole, mentre il comune accetta tutto, spacciandolo per attività aggregativa e culturale. Le croci conficcate sul prato per una settimana in attesa di Halloween gridano vendetta in chi ama la decenza e il buon gusto.

La difesa avversaria.
Il capitano avversario, 4 e 1/2: quando interviene, ma lo fa pochissimo, entra spesso a gamba tesa ed è un peccato perchè la stringatezza del linguaggio, se unita ad adeguati contenuti, potrebbe essere un ottimo metodo. I dichiarati problemi di urgenza (disfunzionalità del detrusore?), accentuati dagli interventi stellari, sono però una valida attenuante.

Difensore 1: 7 e 1/2 per i modi, 5 per i contenuti. E' quello che si è speso di più nel gioco (probabilmente, anzi sempre meno probabilmente, ha aspirazioni e chance per la prima squadra), buona la preparazione a monte, minata però dalla consueta limitazione nella visione del gioco. L'arroccamento sulle difficoltà di bilancio, sui debiti della passata gestione, il pianto sulla tempistica del governo centrale, non spostano il gioco dall'area di rigore. Quando serve andare oltre la metà campo mancano gli uomini. 

Difensore 2: 3 (TRE), ma è un voto regalato. Nessuna preparazione sui temi ambientali di competenza, delegati  agli esperti esterni, difficoltà nell'avanzamento (del linguaggio), plateali falli (leggasi plateali menzogne)  sull'interrogazione finale. 

Difensore 3: 4, in questa partita! Ha poco utilizzato le sue naturali doti di buonsenso nel gioco di squadra, ed è corso in ritirata (in senso metaforico lui) quando il gioco rischiava di diventare pesante.











mercoledì 29 ottobre 2014

L'altro sport, Mestrino 7 Novembre




Lo sport protagonista di due incontri a Mestrino, nel mese di novembre, uno sport diverso da quello che tutti conoscono, quello della televisione, degli stadi affollati e dei milioni di euro che girano vorticosamente.

Lo sport che salirà alla ribalta è "l'altro sport", quello lontano dai riflettori, dagli interessi economici, dalla violenza contrabbandata per passione sportiva: è lo sport di chi lotta contro se stesso, per migliorarsi, per superare un deficit, per dare un senso alla propria vita o semplicemente per divertirsi.

Limitandoci alla  prima serata, quella del 7 novembre, ben 8 atleti del mondo paralimpico, di fama e risultati internazionali, saranno testimonial della propria specialità e testimoni soprattutto della propria esperienza di vita. Una lezione di entusiasmo, di coraggio e di volontà di rinascere: tutti, infatti sono stati segnati da un trauma violento o da una malattia, che ha mutato irreversibilmente il loro modo di vivere, infliggendo ferite e deficit a prima vista insormontabili. Non così per loro! Una lezione di vita, di ottimismo e di volontà per tutti i giovani.

Concluderà la serata una stella di prima grandezza, nonostante la
giovanissima età: Beatrice Bebe Vio. Bebe ha molto da comunicare e da insegnare ai suoi coetanei: sarebbe un peccato perdersi la sua straripante dialettica e la sua straordinaria ed entusiastica  testimonianza di coraggio e di volontà.









Per saperne di più: Il movimento sportivo disabili



martedì 28 ottobre 2014

ZAMOSC, la Padova del nord





Zamosc,
la città ideale







C'è una credenza popolare che vuole che ciascuno di noi abbia uno o più sosia sparsi per il mondo. 

Accade talvolta che anche le città abbiano dei sosia, ma non delle semplici rassomiglianze o assonanze, come Genova e Marsiglia, o Napoli e Palermo, bensì delle vere e proprie affinità architettoniche e strutturali, pur non avendo null'altro in comune, nè il clima, nè la lingua, nè la storia.



E' il caso di Zamosc, chiamata la Padova del nord perché edificata da un padovano, l'architetto Bernardo Morando, a partire dal 1580.










In realtà la storia è più complessa: il nostalgico, infatti non era
l'architetto, ma il conte Jan Zamoyski, il quale, per aver studiato a Padova e per essersi innamorato del Rinascimento italiano, tornato in patria, fondò una nuova città, Zamosc appunto, per ricreare l'atmosfera vissuta da studente a Padova e per ricordare addirittura la struttura della città: le tre piazze, la pianta pentagonale murata e, talvolta, come si può giudicare dalle fotografie, anche l'aspetto dei palazzi e delle piazze.



Zamoyski non si fermò all'aspetto architettonico, ma nella nuova città volle fondare anche una nuova Università, chiamando professori da Padova e da altre città polacche tra cui Cracovia.
Fatto sta che dovette esserci una lite accademica ante litteram tra Zamosc e Cracovia, per cui, ancora oggi, il trombettiere che suona a mezzogiorno dalla torre del Municipio, si rivolge in tutte le direzioni, tranne quella di Cracovia... 




Ma le analogie e la comunanza non finiscono qui: lo scrittore e ricercatore Franco Holzer  ha riscoperto la storia di Zamosc e di Bernardo Morando, ma incredibilmente seguendo le tracce dell'origine della famosa gallina padovana dal gran ciuffo, che una lontana tradizione riteneva originaria dalla Polonia. Sembra che le recenti ricerche sulle galline polacche, ritrovate in un convento proprio a Zamosc,  e quelle venete abbiano rivelato delle affinità genetiche che potrebbero avvalorare l'ipotesi della comune origine. 



domenica 26 ottobre 2014

Anoressia: ciò che mi nutre, mi distrugge

Katya Zharchova, testimonial contro l'anoressia

Un'altra interessante iniziativa privata, nei prossimi giorni a Mestrino. Il tema è l'anoressia, che sarà trattata attraverso due brevi interventi teorici da parte del dott. Rossetti e della prof.ssa Calegaro Negrin e, soprattutto, attraverso la visione di  un docufilm, che porta lo spettatore all'interno delle dinamiche e addirittura delle stanze della terapia.

Il film, che si intitola proprio "ciò che mi nutre, mi distrugge", parafrasando una frase di Nietzsche,  si sviluppa nell'arco di un anno, si raccontano i percorsi di cura di 4 pazienti, l’evoluzione del disturbo, le sconfitte subite e i traguardi raggiunti in una malattia difficile da combattere. Le storie delle 4 pazienti costituiscono l’asse portante della struttura narrativa e il luogo sono le sedute di psicoterapia. L’accesso alle sedute è un’occasione unica per far luce su un tema altrimenti molto difficile da raccontare nella sua reale essenza. La camera registra le storie, gli scontri, i ricordi, le sensazioni, i sentimenti, nel momento in cui si svelano alle persone stesse, nel momento in cui vengono tirate fuori dal profondo. Vediamo le persone cambiare, crollare, sperare di nuovo, curare e curarsi. Sentiamo il male profondo, lo vediamo uscire, manifestarsi o lo sentiamo nascondersi, rifugiarsi.

Il terapeuta provoca la discussione, aiuta i pazienti ad esprimersi, li aiuta ad aprirsi, a capirsi, anche quando fa male. Attraverso il confronto tra linguaggio verbale e linguaggio non verbale si costruisce la drammaticità del film si scopre quello che si nasconde dietro i gesti, si svela quello che le parole da sole non potrebbero mai dire.

In alcuni casi la paziente è sola di fronte al terapista, altre volte insieme alla famiglia. La tensione è forte, alle spalle ci sono giorni passati in silenzio tra le mura domestiche, senza riuscire a comunicare. Qui lentamente si abbattono quelle barriere che prima sembravano invalicabili e tra dolore e speranza si riapre il dialogo. L’espressione del disagio, localizzata nella distorta percezione del corpo e nel rapporto col cibo, mostra le sue radici. Gli autori del film, dal loro osservatorio privilegiato, registrano quelle parole mai dette, intercettano quegli sguardi mai scambiati.

L’unità di luogo del film è il Centro per la cura dei Disturbi Alimentari della ASL RME, struttura pubblica che ha sede presso il Comprensorio di Santa Maria della Pietà.
Fonte: www.ciocheminutremidistrugge.com











venerdì 24 ottobre 2014

Consiglio comunale a Mestrino



Consiglio comunale del 30 ottobre, ordine del giorno









Il giorno 30 ottobre 2014, alle 19.30 é convocato il Consiglio comunale in seduta pubblica per discutere il seguente o.d.g.

  1.  Comunicazione
  2. Approvazione verbale seduta precedente
  3. Piano dell'illuminazione per il contenimento dell'inquinamento luminoso (PICIL) - Approvazione
  4. Nomina Vicepresidente del Consiglio comunale
  5. Istituzione e nomina della commissione consiliare affari sociali
  6. Costituzione della nuova convenzione di segreteria tra i comuni di Maserà, Mestrino e Saonara
  7. Mozione 11 del consigliere comunale Pinton Flavio del M5S: "Bilancio partecipativo"
  8. interrogazione n. 08 del consigliere comunale Pinton Flavio del M5S: "verifica attuazione delibere e dichiarazioni della maggioranza"
Nei prossimi giorni la documentazione

martedì 21 ottobre 2014

Ordinanza bitonci, testo completo



La fede di sanità






E' buona norma conoscere prima di criticare, ma questa lettura offre anche un valore aggiunto: una sana risata, già dalle prime righe dove, naturalmente, non vengono citati i paesi africani dove è realmente in atto l'epidemia (Liberia, Sierra Leone e Guinea...)
E, dopo la lettura:
Appello per la cancellazione dell'ordinanza


COMUNE DI PADOVA
OGGETTO: Misure urgenti per il contrasto al diffondersi di malattie infettive
IL SINDACO
PREMESSO CHE
Dal mese di Luglio ad oggi, sono transitati in Veneto e nella Provincia di Padova, oltre che sul territorio comunale di Padova, numerosi cittadini extracomunitari provenienti da diversi Stati africani e asiatici, tra cui Siria, Nigeria, Ghana, Eritrea, Gambia, Sudan, Somali, e che questi, giunti per lo più nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum”, sono stati molte volte ospitati in strutture gestite da operatori, enti ed associazioni diversi;
Dopo un anno circa dall’avvio della operazione umanitaria e militare denominata “Mare Nostrum”, sarebbero stati registrati circa 125.000 arrivi attraverso il Mediterraneo solo dall’inizio del 2014 con un onere pari a circa 9 milioni di euro al mese, e che a tali somme vanno aggiunti i costi dell’accoglienza ammontanti a circa 322.850.570 euro;
La regolamentazione dell’ingresso e del soggiorno degli stranieri nel territorio dello Stato è “collegata alla ponderazione di svariati interessi pubblici, quali, ad esempio, la sicurezza e la sanità pubblica, l’ordine pubblico” (sentenze n. 148/2008, n. 206/2006 e n. 62/1994 Corte Cost.) cui lo Stato non può rinunciare nell’assicurare la pacifica convivenza sociale, ma che, purtroppo, sono numerosi gli episodi di fuga dai centri di accoglienza dove i profughi trovano una prima accoglienza;
Il fenomeno della fuga dai centri di accoglienza e dalle strutture ove gli immigrati trovano accoglienza sul territorio nazionale determina un inevitabile aumento dei rischi sanitari a carico della popolazione con aumento della possibilità di contrarre malattie infettive, tra cui la TBC, la scabbia o l’Ebola, di cui, per quest’ultima, non esiste profilassi nei Paesi di origine o partenza degli immigrati, e che, come attestato anche dall’OMS, è attualmente in corso, a livello mondiale, una gravissima epidemia;
Il perdurare dell’operazione “Mare Nostrum” sta determinando un continuo afflusso di immigrati anche nel territorio Veneto dove, oltre ai migranti che già hanno trovato ospitalità in diversi Comuni della Regione, si è in attesa di conoscerne il numero effettivo e la loro destinazione, stante il fatto che è ormai prassi consolidata che costoro siano suddivisi nelle diverse province secondo il criterio della densità demografica, anche ospitandoli presso strutture ricettive piuttosto che avvalendosi di edifici pubblici;
A seguito di un vertice tenutosi Mercoledì 15 Ottobre 2014 a Bruxelles sul dilagare del virus dell’Ebola, il Governo italiano ha proposto misure di contrasto del virus stesso e, specificatamente, attraverso il rafforzamento dei controlli in uscita dai Paesi africani con sistemi di certificazione indipendente in luogo degli attuali protocolli dell’OMS che si basano sull'autocertificazione;
Nel periodo intercorrente tra il 9 ed il 16 Ottobre 2014 personale della Polizia Locale di Padova ha provveduto ad accompagnare e fotosegnalare presso il Gabinetto di Fotosegnalamento della Polizia Locale di Padova ventiquattro persone di diversa provenienza geografica, e specificatamente una dalla Sierra Leone, una dal Camerun, undici dalla Nigeria, cinque dall’area del Nord-Africa, tre dalla Moldavia-Romania, una persona dalla Cina e due dallo Sri-Lanka, e che, sempre in questi ultimi giorni, personale del Reparto RadioMobile di Padova ha identificato individui provenienti da Paesi stranieri, senza fissa dimora e privi di regolare documento di identità, e che tra costoro, così come espressamente evidenziato dallo stesso personale di Polizia (Prot. Interno n° 256901), erano presenti anche individui che si sono dichiarati portatori di epatite C;
Nei primi giorni di Settembre due agenti di Polizia in forza alla Questura di Padova, a seguito di un servizio inerente l’emergenza profughi, hanno contratto la scabbia, e che in data 14 Ottobre 2014 la Polizia Ferroviaria di Padova ha accompagnato al Settore servizi sociali del Comune di Padova un giovane extracomunitario al quale, dopo una visita pediatrica, è stata diagnosticata la presenza di scabbia sulla derme, confermata altresì da una successiva visita presso il locale Distretto Sanitario, e che la stessa famiglia presso la quale il giovane aveva trovato nel frattempo accoglienza, è stata sottoposta ad accertamenti sanitari dermatologici;
TUTTO CIO’ PREMESSO
RITENUTO pertanto doveroso intervenire in maniera indifferibile, nel contesto di un’azione mirata a garantire una generale quanto efficace attività preventiva posta a tutela della salute pubblica dei cittadini di Padova e della sicurezza urbana, adottando nei confronti di tutti coloro che giungono sul territorio del Comune di Padova privi di un regolare documento di identità, ovvero di un regolare certificato medico attestante le loro condizioni sanitarie specifici provvedimenti;
RILEVATO che il precitato fenomeno, per la sua specifica caratterizzazione ovvero eterogenea manifestazione nell’ambito della sicurezza urbana, rientri pienamente nel novero delle situazioni in relazione alle quali sono compatibili e perfettamente legittimi interventi del Sindaco ai sensi dell’articolo 54, comma 4, del D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267, con particolare riferimento alle previsioni di cui all’articolo 2 del D.M. 5 agosto 2008;
CONSIDERATO che l’articolo 50, comma 4 del Decreto Legislativo 18.08.2000 n. 267 (TUEL) evidenzia come il Sindaco esercita le altre funzioni attribuitegli quale autorità locale nelle materie previste da specifiche disposizioni di legge, e che sulla base del comma 5 del medesimo Decreto Legislativo in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili ed urgenti sono adottate dal Sindaco, quale rappresentante della comunità locale;
VISTO il parere del 13 febbraio 2004 del Ministero dell’Interno – Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, che ha precisato, in ordine ai termini applicativi dell’art. 50 del TUEL, che nel caso delle ordinanze in materia sanitaria, il criterio da seguirsi ai fini dell’imputazione della competenza deve essere individuato, più che nella tipologia dell’ordinanza in questione, nella natura del bene da tutelare di volta in volta attraverso la stessa e che, pertanto, alla stregua di tale parametro, nell’ipotesi in cui il provvedimento deve essere emesso al fine di prevenire una situazione di pericolosità per la salute della collettività locale la competenza va imputata al sindaco confluendo, sostanzialmente, l’ipotesi in questione nella casistica delle “emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale” di cui al surriferito art. 50, comma 5 dello stesso TUEL;
VISTO l’art. 54 del D. Lgs. 267/2000, modificato dalla legge n. 125/2008, nella parte in cui conferisce al Sindaco il potere ordinatorio di adottare provvedimenti contingibili ed urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minaccino l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana
CONSIDERATO che è possibile derogare a norme legislative vigenti in base all’art. 54 comma 4 del D. Lgs. 267/2000 nel caso di provvedimenti che si fondino sul presupposto dell’urgenza e a condizione della temporaneità dei loro effetti, nei limiti della concreta situazione di fatto che si tratta di fronteggiare;
VISTO il Decreto del Ministero dell’Interno 5 agosto 2008 in materia di incolumità pubblica e sicurezza urbana: definizione giuridica e ambiti di applicazione;
VISTA la nota orientativa dell’ANCI riguardante gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale n. 115/2011 in materia di ordinanze del Sindaco adottate ai sensi dell’art. 54 del TUEL in data 13.04.2011.
RITENUTO necessario, per tutte le motivazioni sopra esposte, adottare efficaci misure di controllo;
VISTA la Legge 7 agosto 1990 n. 241 e ss.mm.ii.;
CONSIDERATO che il provvedimento viene redatto sulla base dei presupposti sopra rilevati e che è finalizzato alla tutela della salute della collettività locale;
O R D I N A
In tutto il territorio comunale di Padova e fino all’adozione da parte delle competenti autorità, ovvero del Ministero della Salute, di specifici provvedimenti:
1) Il divieto di dimora, anche occasionale, presso qualsiasi struttura di accoglienza, per persone prive di regolare documento di identità e di regolare certificato medico rilasciato dalla competente Unità Locale Socio Sanitaria attestante le condizioni sanitarie e l’idoneità a soggiornare;
2) L’obbligo, da parte dei soggetti privi di regolare permesso di soggiorno ovvero di tessera sanitaria ed individuati nel corso di accertamenti da parte della Polizia Locale, di sottoporsi entro 3 giorni a visite mediche presso la competente Unità Locale Socio Sanitaria allo scopo di verificarne le condizioni sanitarie, soprattutto in relazione all’eventuale presenza di malattie infettive, quali ad esempio la TBC, l’Ebola, la scabbia, l’epatite;
AVVERTE CHE
Nel caso di violazione all’obbligo previsto dal punto 2 soprariportato, i trasgressori saranno segnalati all’Ufficio Territoriale del Governo - Prefettura e alla Questura di Padova, con conseguente informazione ai competenti organi sanitari affinché questi procedano urgentemente con gli opportuni controlli medici e sanitari.
Il provvedimento verrà tempestivamente comunicato all’Ufficio Territoriale del Governo – Prefettura di Padova e, successivamente, trasmesso alla Questura di Padova, al Comando Provinciale dei Carabinieri di Padova, al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Padova e reso pubblico mediante affissione all’Albo Pretorio Comunale on line.
Comunica che, avverso il presente provvedimento è ammesso ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto con sede in Venezia Palazzo Gussoni, Strada Nuova Cannaregio 2277 – 2278, entro il termine di sessanta (60) giorni dalla data odierna ovvero proporre Ricorso Straordinario al Capo della Stato entro il termine di centoventi (120) giorni dalla data odierna.
Padova, 16 Ottobre 2014
IL SINDACO
Dott. Massimo Bitonci

Fonte: il mattino di Padova

L'ordinanza dal sito del comune , dove si vede che l'errore di ortografia, o di sintassi, (somali, in luogo di Somalia) è proprio nel frettoloso testo bitonciano.



Vedi anche: Bitoncino e Cacasenno

domenica 19 ottobre 2014

Buona domenica

           FAZIL SAY

Pianista turco, passa indifferentemente dal classico all'improvvisazione jazz. Se  la sua sensibilità musicale, anche se afflitta da qualche smorfia in più, la sua tecnica e la sua musicalità non bastassero a renderlo simpatico, provate a scoprire qualche altro punto a suo vantaggio nella scheda che segue i filmati...


Nel classico: l'"Appassionata" di Beethoven



Nell'improvvisazione sul tema di Summertime


Chi é Fazil Say?
Il pianista turco di fama mondiale Fazil Say, 43 anni, è stato nuovamente condannato a 10 mesi di carcere da un tribunale di Istanbul per blasfemia. Incriminati, ha riferito Zaman online, alcuni tweet ironici, ma non offensivi, sull'Islam. Say era già stato giudicato colpevole per lo stesso motivo nel maggio del 2013, ma la sentenza era stata annullata.

TWEET SU UN MUEZZIN. Say è finito di nuovo nei guai per 'insulti ai valori religiosi', in base all'articolo 216 del codice penale turco: aveva fra l'altro ironizzato sulla chiamata sbrigativa alla preghiera di un muezzin di una moschea di Istanbul: «22 secondi: come mai tutta questa fretta? Un'amante? Il Raki (l'alcol all'anice turco, ndr)?».
E sul paradiso islamico, citando il grande poeta persiano del XII secolo Omar Khayyam: «Tu dici che fiumi di vino scorrono in paradiso: per te è un'osteria celeste? E che due vergini vi attendono ogni credente, vuoi dire che il paradiso è un bordello celeste?».

UN ARTICOLO PENALE CONTROVERSO. L'articolo 216 del codice penale, cambiato dal governo islamico di Recep Tayyip Erdogan, nel 2005, dichiara che «va punito chi provoca incitazione all'odio o all'ostitilità contro stato e religione».
Il problema principale, secondo Amnesty international, è un'accezione vaga che rende il testo incompatibile con le norme internazionali con i diritti umani. In pratica la norma è stata utilizzata per colpire le critiche alle convinzioni predominanti e alle strutture di potere e non per perseguire l'incitamento alla violenza e all'odio verso le minoranze. Per lo stesso articolo e per un altro - il 301, che reprime le offere alla 'Nazione turca' - era già stato condannato nel 2006 lo scrittore premio nobel Orhan Pamuk per quanto scritto sul genocidio degli armeni.
PENA SOSPESA CON UNA BUONA CONDOTTA. Questa volta tre attivisti islamici lo avevano denunciato e Say era stato incriminato dalla procura di Istanbul.
La XIX corte di Istanbul ha però disposto una sospensione dell'esecuzione della pena: se per due anni Say non subirà altre condanne, ha precisato Hurriyet online, non dovrà andare in carcere.

È CONSIDERATO IL 'MOZART TURCO'. Il musicista, 43 anni, ateo dichiarato e di sinistra, noto oppositore del governo del premier islamico Erdogan, è uno degli artisti turchi più noti. In Germania il pianista e compositore è considerato il 'Mozart turco'. Molti artisti e intellettuali turchi si sono schierati al suo fianco.

«ERDOGAN SFRUTTA LA RELIGIONE PER IL SUO POTERE». In un messaggio inviato dopo la prima condanna alla Federazione internazionale dei Diritti umani (Fidh), Say aveva affermato che la libertà di espressione è sempre di più a rischio in Turchia e che il Paese vive «un periodo difficile perché coloro che cercano di consolidare il loro potere sfruttando la religione opprimono la gente».
Fonte: lettera 43, quotidiano on line

sabato 18 ottobre 2014

Bitoncino e Cacasenno


Se Padova resiste a questi, 

l'Ebola è un gioco da ragazzi






Bitoncino e Cacasenno una ne pensano e cento ne fanno, ma che s'a da fa' pe campa'? le elezioni regionali incalzano e la campagna per lucrare sui peggiori istinti, avviata dal Le Pen de noantri, è già scattata: troppo teneri (o moderatamente intelligenti) Tosi e Zaia; l'acceleratore della stupidità e del nonsense va spinto al massimo..

Gli amici foresti hanno buon gioco a prenderci per i fondelli: "ma é vero?", "ma come siete ridotti!", "ma siete tutti così?", "ma chi l'ha votato?", "sarebbe questa la città dei gran dottori?" e giù a picchiare duro.

Sono troppe le "bischerate" (scusate il termine filorenziano per tradurre il più colorito veneto):

si parte dalle crociate per la diffusione del crocefisso, respinte oltre che dai cattolici illuminati, anche dai preti più tradizionalisti, si passa alle sceneggiate di casa leghista sul nuovo ospedale, prima negato, poi riammesso, ma in terreni ad alta fragilità ambientale, senza farsi mancare le ordinanze sul decoro urbano, che hanno candidato Padova alle finali nazionali della stupidità e del cattivo italiano, passando per i dissuasori da seduta  alle fermate del tram, per concludere con la "fede di sanità" per chi proviene dall'Africa, ergo i rifugiati politici inviati in città dopo i fortunosi sbarchi siciliani.

Si tranquillizzino Bitoncino e Cacasenno, se ce l'ha fatta il Senegal,ce la potrà fare pure Padova, nonostante loro:

  

L’OMS si congratula con il  Senegal per aver interrotto la trasmissione del virus Ebola

17 ottobre 2014 -- L’OMS dichiara ufficialmente la fine del focolaio di Ebola in Senegal e si congratula con il paese africano per la sua efficienza nel mettere termine alla trasmissione del virus. 

Il caso giunto in Senegal é stato confermato il 29 agosto. Si trattava di un giovane che era arrivato a Dakar via terra, proveniente dalla Guinea, dove era stato in contatto diretto con un malato di Ebola.

La risposta del Senegal é un buon esempio delle misure da prendere di fronte a un caso importato di Ebola. Il governo, sotto la direzione del presidente  Macky Sall e del Ministro della sanità   Dr. Awa Coll-Seck, ha reagito rapidamente per arrestare il propagarsi della malattia. (fonte OMS)


Ndr. Per la Nigeria il periodo di osservazione obbligatorio (21 giorni, periodo massimo di incubazione del virus+ 21 giorni) scade il 20 ottobre.






















venerdì 17 ottobre 2014

Beatrice Bebe Vio







Chi è Beatrice "Bebe" Vio














Il 7 novembre Beatrice "Bebe" Vio sarà l'ospite d'onore della serata organizzata a Mestrino dall'Associazione Storia e Vita sul tema dell' "altro sport".
Sarà circondata da altri grandi campioni, che hanno sconfitto i propri limiti, giungendo ai massimi livelli mondiali nello sport, ma sarà sicuramente lei ad attirare, più di ogni altro, l'attenzione e il cuore degli spettatori. Infatti a 17 anni  è un vulcano, che dà  il massimo in tutte le sue passioni: il disegno, gli Scout, la scherma e...la vita.
Vediamo assieme chi é Bebe.

La storia che voglio raccontarvi è la storia di Beatrice Vio, che tutti chiamano Bebe. E' una ragazza di 15 anni, bellissima, meravigliosa, una principessa. La vita le ha presentato un conto veramente troppo caro. La sua storia parte con una malattia, sembrava un'influenza. Ma non era un'influenza, era una malattia importante. Quella meningite le ha portato via le mani, le ha portato via i piedi; I segni di quella malattia ce li ha ancora sul volto, ma lei s'è rialzata immediatamente, ha subito reagito, ha subito affrontato la vita, ha voluto fare subito le cose che faceva poco prima. Viene definito un "piccolo Carro Armato Biondo"; Bebe è veramente un carro armato, non c'è niente che la può fermare. 

Bebe si rialza e affronta la vita così, in modo fortissimo. Non si fa spaventare da niente, nemmeno da quei 104 lunghi giorni in ospedale. 104 giorni duri, durissimi da superare, fisicamente e psicologicamente. Ma i Vio ne sono usciti, perché hanno reagito da vera famiglia. 

La forza di Bebe, l'unione che lega mamma Teresa con papà Ruggero ed i fratelli Nicolò e Maria Sole che hanno dato il massimo, facendo ciò che potevano, navigando in questa storia spaventati. Tutti abbiamo pianto, tanto. Una storia così ti strappa il cuore. Bebe ci ha dato un grande insegnamento: la vita è un fatto talmente straordinario che va affrontato, costi quel che costi. Non importa come ma va affrontato, questa è la lezione. 

Bebe è stata la protagonista di "Invincibili", programma di Italia 1 condotto da Marco Berry. Anche noi siamo qui, componenti di una grande famiglia che prende Bebe come esempio di vita e di sport, perché in ogni suo gesto, in ogni sua parola, ci sorprende sempre e mette in mostra la sua grande forza. 
Vogliamo accompagnare Bebe verso uno dei suoi
obiettivi più importanti: il nostro carro armato è una giovane promessa della scherma e un giorno sogna di poter tirare in piedi.
 (da Beatrice Vio Official Page)


Ultimissime dalla pedana.
Dal 26 settembre 2014, Beatrice 'Bebe' Vio è la nuova Campionessa del Mondo under 17 di fioretto femminile paralimpico. L'azzurra, dopo aver conquistato il titolo europeo "tra i grandi" a Strasburgo, ha conquistato il titolo iridato giovanile nella prima giornata del lungo fine settimana di scherma paralimpica conclusasi di recente  a Varsavia. 

giovedì 16 ottobre 2014

Il progetto ECO BULENGA


Il progetto eco Bulenga

Concerto di solidarietà









C'è un piccolo uomo politico (assai noto per i suoi radicati problemi di logica che gli fanno scambiare causa con effetto: Mare Nostrum non evita le morti in mare, ma le provoca, a suo dire), che tra le nefandezze che propina, ogni tanto ne dice qualcuna di giusta: "Aiutiamoli a casa loro". Ma il copione, assai logoro è quello della serie "Armiamoci e partite".
Ci sono altri, che, invece, si sono "armati" e sono partiti veramente. Sosteniamoli partecipando alla raccolta di fondi in occasione del concerto di solidarietà dell'8 novembre.





AGRONOMI E FORESTALI SENZA FRONTIERE




Cos'è il progetto eco Bulenga?

Il progetto Ecobulenga si svolge in Repubblica Democratica del Congo, in Sud Kivu, al confine con il Nord Kivu e si propone di adattare l'agricoltura familiare locale ai cambiamenti climatici. La zona d'intervento è collocata precisamente nella penisola di Buzi-Bulenga. La sua popolazione è di circa trentamila abitanti. La maggior parte soffre ancora di fame (il 50% della popolazione fa non più di un pasto al giorno) e subisce direttamente le conseguenze dell'instabilità politica e dell'insicurezza della regione. Infatti la penisola è stata colpita fortemente dai conflitti, che hanno rallentato il processo di sviluppo e aumentato la pressione demografica sul territorio (arrivo notevole di profughi). 
Il terreno di questa zona risente di un'erosione importante, anche dovuta al disboscamento eccessivo per la produzione di legna da ardere e carbonella. La fertilità del suolo è stata diminuita gravemente, e i recenti cambiamenti climatici (piogge più concentrate e forti) pongono difficoltà ulteriori alla popolazione, alla produzione agricola e alla gestione del territorio. 

L'obiettivo generale di ACS con il progetto Ecobulenga, iniziato in luglio 2013, è favorire l'adattamento dei sistemi di produzione dei piccoli produttori agricoli ai cambiamenti climatici e migliorare le condizioni di vita delle famiglie rurali. Il progetto mira ad adeguare le tecniche agricole tradizionali a un'attività più sostenibile nel tempo, che tenga conto della necessità di preservare la fertilità del suolo, di gestire correttamente i pendii, le sorgenti ed in generale il territorio, garantendo al contempo la redditività anche nel breve periodo delle aziende agricole. Come effetto “secondario”, l'utilizzo di tecniche di produzione sostenibili permette di ridurre i gas a effetto serra, di immagazzinare carbonio e di minimizzare il consumo di energia. 

La riorganizzazione del territorio sarà un modo di assicurare lo sviluppo sostenibile delle aziende delle comunità. Le colline disboscate saranno convertite in produzioni di caffè biologico con terrazze ombreggiate anche da alberi d'alto fusto e piante da frutta. Gli agricoltori praticheranno anche il piccolo allevamento biologico (conigli, galline ovaiole, tacchini). Insomma, i produttori proteggeranno il loro ambiente, gestiranno responsabilmente le sorgenti e promuoveranno il rimboschimento dei bacini idrici. L'ong locale Villages Durables ha creato una fattoria didattica, la FEAGE, che mira a diventare un punto di riferimento locale e regionale per tutte le persone impegnate nello sviluppo rurale sostenibile. La sua missione è di diffondere le tecniche produttive rispettose dell'ambiente e rafforzare i gruppi di produttori per la commercializzazione dei loro prodotti. 

L'obiettivo è quindi di creare degli impieghi durevoli che permetteranno il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità rurali. Questo progetto coinvolge anche le autorità locali, senza le quali non sarebbe possibile un successo a lungo termine. Le attività mirano ad essere riprodotte da altri villaggi in modo che il recupero del territorio sia diffuso e condiviso. Il progetto è realizzato da ACS e Villages Durable in collaborazione con Agronomi e Forestali Senza Frontiere e con BioForum Wallonie, ed è finanziato principalmente dall'Agence wallone de l'Air et du Climat (AwAC) (con il bando Fast Start Financing); altri contributi sono garantiti dalla Tavola Valdese (bando “Otto per mille”), da CAAF Nordest CGIL, dall'associazione Arca di Zio Benny.

Cosa è già stato fatto:
creazione di vivai forestali, campi didattici e terrazzamenti dimostrativi
ristrutturazione della FEAGE e costruzione dell'edificio dedicato alle attività formative

Prossimi obiettivi:
sistemazione dei pendii, terrazzamento e piantumazione alberi;
formazione sulla gestione e manutenzione dei bacini idrici e delle sorgenti;
sistemazione delle sorgenti e formazione sull'uso dell'acqua;
gestione dei vivai forestali per la distribuzione di piante e piantine;
piantumazione di alberi da frutto, ortaggi e legumi, di piante di caffè biologico e anche a bordo campo per preservare la flora e la fauna locali;
formazione sulle tecniche di coltivazione biologica e di allevamento ecosostenibile;
distribuzione animali da allevamento alle famiglie beneficiarie e formazione per la loro corretta gestione;
supporto alla creazione e gestione di cooperative agricole.

Fonte ACS: associazione di cooperazione e solidarietà



mercoledì 15 ottobre 2014

Il "nuovo" consiglio provinciale di Padova




Carneade, 

chi era costui?



Ecco i sedici consiglieri provinciali eletti a  palazzo Santo Stefano, sede della provincia di Padova.
La presidenza è andata a Enoch Soranzo, sindaco di Selvazzano.
In giunta:  Fabio Bui sindaco di Loreggia, membro della segreteria regionale del PD e vice designato da Soranzo, Massimo Campagnolo sindaco di Cervarese Santa Croce, Gianni Berno ex capogruppo e consigliere comunale del Pd a Padova, Elisa Venturini battagliera sindaco di Casalserugo, che assomma in sè l'appartenenza ad un partito del governo nazionale (NCD) e la passione per il referendum indipendentista,  Nunzio Tacchetto sindaco di Vigonza.

In maggioranza anche Vincenzo Gottardo, Silvia Mizzon, Alessandro Luigi Bisato, Davide Giannella e Angela Temporin. 

I sostenitori eletti del candidato presidente battuto, Massimiliano Barison, sindaco di Albignasego, saranno sei: Manuel Bianzale, Anna Lazzarin, sindaco di Veggiano, e Domenico Zanon eletti nella lista Barison per la Provincia e Andrea Recaldin, Mauro Fecchio e Mariella Mazzetto, non rimpianta sottosegretario alla pubblica istruzione, leghista della prima ora, tutti eletti nella lista Padova Provincia di tutti.

martedì 14 ottobre 2014

Il movimento paralimpico


Chi vince gli altri è forte; chi vince se stesso è potente. 




Il 7 e il 21 novembre, l'Associazione Storia e Vita sarà nuovamente presente a Mestrino, per raccontare attraverso la viva voce dei protagonisti, tantissime storie di coraggio e di superamento di ogni inimmaginabile ostacolo fisico e psicologico.


 Il 7 novembre ascolteremo le storie degli atleti che al di là delle vittorie ai più alti livelli nazionali e internazionali, hanno ottenuto la vittoria più grande e più ambita: quella su se stessi e sulle proprie difficoltà.
Saranno con noi atleti paralimpici del calibro di Alex Zanardi, Bebe Vio,  Alvise De Vidi e tanti altri minori ma non meno coraggiosi.

Il 21 novembre, invece, toccherà agli eroi anonimi degli sport che rimangono lontani dalle luci dei riflettori, i cosiddetti "sport minori";  così incontreremo Ryszard Zub (ct Nazionale italiana di scherma), Eloisa Passaro (Nazionale scherma Italiana), Andrea Moretti (allenatore del Petrarca rugby) e l'olimpionico di casa nostra, Maurizio Milanetto.

Per chi volesse approfondire la genesi e gli sviluppi attuali del movimento sportivo disabili, segue una preziosa cronistoria scritta da Remo Breda, ex vicepresidente del Comitato Paralimpico Italiano. 





Il movimento sportivo disabili

Il movimento sportivo disabili nasce in Inghilterra alla fine della Prima Guerra Mondiale, come metodo di riabilitazione fisica e psicofisica per i reduci che avevano subito delle menomazioni.
Tuttavia il vero, grande sviluppo dello sport disabili si ha negli Stati Uniti alla fine della guerra del Vietnam.

Le origini del movimento paralimpico (*) risalgono, invece, al 28 luglio 1948, quando Sir Ludwig Guttmann, neurologo britannico e fondatore nel 1944, a Stoke Mandeville, di un ospedale per la cura delle lesioni al midollo spinale, decide di organizzare, in concomitanza con i Giochi Olimpici di Londra, i primi Giochi di Stoke Mandeville, una competizione per Veterani disabili della Seconda Guerra Mondiale.

Quattro anni più tardi, nel 1952 si tengono a Stoke Mandeville i Giochi Internazionali su sedia a rotelle e nel 1960, a Roma, terminati i Giochi Olimpici, hanno luogo i primi Giochi Paralimpici, cui partecipano 400 atleti provenienti da 23 nazioni con gare previste per soli atleti in carrozzina.
Nelle successive edizioni i Giochi si allargano ai disabili motori e ai disabili visivi.
Nel 1989 a Düsseldorf in Germania, si costituisce l’attuale IPC (International Paralympic Committee) omologo del CIO.

(*) Il termine Para olimpiadi deriva dal greco para, che indica somiglianza o affinità, e dalla parola Olimpiadi, a significare Olimpiadi parallele o complementari.


Storia del movimento paralimpico in Italia

Se il movimento paralimpico internazionale deve la sua nascita al neurochirurgo inglese Sir Ludwig Guttmann, il “Padre” dello Sport Terapia e del paralimpismo in Italia è stato invece il dottor Antonio Maglio.
Senza il suo lavoro, e la sua totale dedizione, che durò dal 1935 anno di conseguimento della laurea in medicina e chirurgia all’Università di Bari fino al giorno della sua scomparsa avvenuta a Roma il 7 gennaio del 1988, Roma e l’Italia non avrebbero avuto il privilegio di aver dato i natali ai Giochi Paralimpici estivi, senza contare che migliaia di persone disabili in Italia devono alle sue intuizioni il prolungamento delle loro aspettative di vita e il reinserimento nella società civile.
Egli è stato realmente l’ideatore ed il propugnatore della prima Olimpiade per atleti paraplegici. In Italia erano i primi Anni ’50 e, purtroppo, imperava una scarsa Cultura in materia di handicap che attanagliava le persone comuni in opprimenti pregiudizi spesso conseguenza di confinamento e di rifiuto della persona disabile. Ma Antonio Maglio impresse una nuova concezione della disabilità attuando, seguendo le esperienze di paesi più evoluti quali la Germania e l’Inghilterra, nuove metodologie terapeutiche per i pazienti neurolesi.
Le risultanze dei suoi nuovi metodi furono immediatamente positive: riduzione del tasso di mortalità e attenuazione degli stati depressivi dei soggetti che ebbero la fortuna di essere compresi tra gli ospiti del Centro Paraplegici di Ostia “Villa Marina” che aprì i battenti nel giugno del 1957 per volere dell’Inail di cui Antonio Maglio fu vicedirettore nonché primario del Centro che, presto, divenne famoso in tutto il Paese e all’estero. Egli fece esattamente quello che Ludwig Guttmann praticava a Stoke Mandeville ma ampliò notevolmente i programmi moltiplicando le attività fisiche attraverso numerose discipline sportive e utilizzando lo spirito agonistico quale sprone a reagire e ritrovare se stessi e le proprie abilità: nuoto, pallacanestro, tennistavolo, getto del peso, lancio del giavellotto, tiro con l’arco, scherma e corsa in carrozzina.
L’Inail finanziò da subito la pratica sportiva dei paraplegici, tanto che nel 1964 l’Italia partecipò con due rappresentative di atleti di cui una sotto la sigla dello stesso Inail (l’altra sotto quella dell’Onig, Opera nazionale invalidi di guerra) sebbene uniti dal tricolore. Dal confronto con le altre Nazioni ai Giochi Paralimpici di Tokyo 1964 (ancora però si chiamavano Giochi internazionali di Stoke Mandeville) emerse l’arretratezza del nostro movimento rispetto a Paesi come Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Spagna, Olanda e Germania rappresentate da una Federazione o Comitato nazionale paralimpico riconosciuto dal relativo Comitato Olimpico e, in altri casi, con finanziamento e sostegno diretto da parte dello Stato. Fino al  1972 era ancora il Centro Inail di Ostia a finanziare e potenziare lo sport dei paraplegici e quando la gestione dello stesso passò all’Ente Ospedaliero regionale si rischiò addirittura di non partecipare ai Giochi di Heidelberg ’72 per mancanza di fondi.
Solo nel 1974 si arrivò alla costituzione dell’Associazione Nazionale per lo sport dei paraplegici (Anspi) per promuovere, sviluppare e disciplinare lo sport di questi atleti quale strumento di recupero e quale mezzo di salute cominciando così ad affacciarsi un’accezione di sport quale diritto per tutti i cittadini disabili. Si partecipò così, per la prima volta, ai Campionati Europei di atletica leggera (Vienna 1977) e a quelli di basket in carrozzina (Olanda 1977).
Fu un primo passo, ma le esigenze divennero molteplici, gli impegni nazionali e internazionali si moltiplicarono in fretta come pure la domanda di sport da parte delle persone con altre tipologie di handicap. Per tutti gli anni ’70, poi, la Fisha (Federazione italiana sport handicappati), che fino al 1978 agì come Anspi, operò nel tentativo di stabilire un rapporto solido e chiaro con il Comitato Olimpico Nazionale.
Il 1981 vide poi a Roma una grande manifestazione di atletica leggera, scherma, nuoto e pallacanestro e, allo Stadio dei Marmi, divenne storica l’impresa del canadese Arnie Boldt che, nel salto in alto, saltò con una sola gamba la misura eccezionale di 2 metri e 4 centimetri. Fu lo stesso Boldt a rappresentare tutti i disabili al Giubileo degli Sportivi celebrato da Papa Giovanni Paolo II allo Stadio Olimpico in Roma.
Nello stesso anno la Fisha ottenne l’adesione al Coni, compiendo il primo significativo passo verso il riconoscimento dell’attività sportiva svolta dalle persone con disabilità. Sei anni dopo, nel 1987, il Comitato Olimpico decretò il riconoscimento giuridico della Fisha ed il suo ingresso nell’olimpo delle Federazioni Sportive Nazionali. Il Presidente della Fisha (che estendeva la sua competenza anche in materia di disabilità mentale) entrò, così, di diritto nel governo dello sport nazionale rappresentando anche la Fics (Federazione Italiana Ciechi Sportivi) e la Fssi (Federazione Sportiva Silenziosi Italiana).

La costituzione della FISD (Federazione Italiana Sport Disabili) avvenne il 18 novembre del 1990, risultante dall’unificazione volontaria delle tre federazioni sportive competenti in materia di handicap: Fisha, Fics e Fssi. E’ in questo contesto che gli atleti con disabilità intellettiva e relazionale ricevono pari dignità e considerazione alla stregua dei loro “colleghi” con disabilità fisica e sensoriale.
Nel 1996 però il movimento sportivo dei Silenziosi si scorporò dalla Fisd, in quanto il Ciss (Comitato Internazionale Sport Silenziosi) non aderisce ai principi ed ai programmi Olimpici e Paralimpici.

E' con Legge dello Stato che la FISD diventa CIP (Comitato Italiano Paralimpico), assumendo compiti e prerogative, nonché veste organizzativa, analoghi al CONI.
La legge istitutiva del Comitato Italiano Paralimpico (Legge n°  189 del 15 luglio 2003) ed il successivo decreto di attuazione (Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’8 aprile 2004) hanno attribuito al Cip compiti di preparazione delle squadre agonistiche impegnate a partecipare ai Campionati e alle manifestazioni del calendario internazionale predisposto dall’International Paralympic Committee. Hanno riconosciuto, inoltre, la valenza sociale dell’organismo che mira a garantire il diritto allo sport in tutte le sue espressioni “promuovendo la massima diffusione della pratica sportiva per disabili in ogni fascia di età e di popolazione” affinché ciascun disabile abbia l’opportunità di migliorare il proprio benessere e di trovare una giusta dimensione  nel vivere civile proprio attraverso lo sport quale strumento di recupero, di crescita culturale e fisica nonché di educazione dell’individuo, disabile o meno.

Attualmente il CIP è strutturato in sette Federazioni Paralimpiche (che si occupano delle discipline prettamente specifiche per disabili), mentre molte altri sport, praticati anche dai normodotati, sono stati dati in gestione alle Federazioni Olimpiche.
Il CIP ha stipulato anche numerosi protocolli d’intesa con Enti di promozione sportiva, con Gruppi Sportivi delle Forze Armate e col Ministero dell’Istruzione per iniziative mirate alla promozione dell’attività motoria nella scuola a favore degli alunni disabili.

Remo Breda, membro della Giunta nazionale del CIP

Informazioni

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Parte delle immagini, loghi, contributi audio o video e testi usati in questo blog viene dalla Rete e i diritti d'autore appartengono ai rispettivi proprietari. Il blog non è responsabile dei commenti inseriti dagli utenti e lettori occasionali.