giovedì 25 giugno 2015

Controcorrente, il bonus scuola



Autorottamazione?







Lo ammetto sono partigiano, prevenuto, disgustosamente prevenuto nei confronti di una riforma, nata male, proseguita peggio e che si avvia ad una dolorosissima conclusione. Dolorosa, innanzitutto per la scuola, che subirà un'involuzione antidemocratica, attraverso l'ennesima rivisitazione dei programmi, la concentrazione dei poteri, lo svuotamento ulteriore degli organi collegiali, l'introduzione di malsane forme di competitività, che contrastano per definizione con l'essenza del procedere didattico, che esige accordo e unità d'intenti. Ma il processo innescato è doloroso anche politicamente, perchè mette a nudo una maniera di procedere antidemocratica, che se può essere in qualche modo giustificata in condizioni di emergenza e quando si deve assolutamente rompere con un passatismo fuori tempo massimo, diviene patologica quando applicata ad ogni piega del vivere civile, dove l'unica condizione di funzionalità sarebbe la condivisione. E' già successo con l'Italicum, che però adesso, non essendo più conveniente e blindato, si vorrebbe cambiare, è successo con la riforma del Senato, la cui abolizione de facto va in scena questa mattina con il voto di fiducia.
Doloroso, infine, per una certa sinistra, che al di là delle parole esibisce un tentennamento indecente. 
Oggi si vota al senato la fiducia su un maxi-emendamento, di cui sotto viene riportata una versione che ancora non si sa se sarà quella definitiva. 

Per chi non dovesse sapere cosa vuol dire maxi-emendamento, si tratta di un trucco parlamentare, per cui tutta la legge viene raccolta in un unico articolo, con lo scopo di ottenerne l'approvazione in un'unica votazione. Di norma, infatti,  le leggi vengono votate articolo per articolo e poi nella versione definitiva: un'inutile perdita di tempo e infiniti rischi per la tenuta di una maggioranza risicata. In passato numerose leggi di bilancio sono state approvate con questo metodo, per la gioia di chi poi doveva applicarle e non trovava il riferimento agli articoli... 



martedì 23 giugno 2015

Controcorrente, italietta fascista




Il fascismo del XXI secolo








Che l'Italia  non abbiano veramente superato il retaggio fascista, nella sua accezione più viscerale, è un dubbio che può cogliere del tutto legittimamente.
Certo non ci sono più i fasti delle mitiche battaglie africane come quella dell'altopiano di Amba Aradam, la cui gloria rimane solo nella corrispondente espressione colloquiale (ambaradan), nè ci sono più i preti di una volta come il cappellano Reginaldo Giuliani, che a quelle stragi partecipò in prima persona e al quale ancora oggi sono dedicate le vie (Firenze, Padova, Milano, Monza ecc.).
Non ci sono più le camicie nere, bensì quelle
verdi, non più i fasci littori, ma le ruspe, non più gli ebrei, mai i Rom, non più le adunate oceaniche, ma le cliccate oceaniche che fanno girare gli euro sui blog.



Non c'è più un duce, ma pallide controfigure che si succedono nel tempo. 
Il primo, a cui bisogna rendere il merito del copyright, é il cavaliere, che arringa il popolo contro il pericolo comunista (tipo D'Alema che gli lascia intatto il patrimonio televisivo), sale sui predellini, muta look a seconda delle occasioni, non più trebbiatore 
come l'originale ma operaio, ferroviere, militare in missione, minatore. Come il detentore del marchio di fabbrica, però, grande seduttore di masse femminilizzate e grande manipolatore, conosce i lati deboli del suo popolo: successo facile, scorciatoie pseudo legali, evasione ed elusione ("moralmente giustificato evadere"), amicizie pericolose (Putin, Gaddafi) di cui andare fiero. Tante amanti, a pagamento; l'originale, invece, una sola e disinteressata al punto da seguirlo sino al famigerato piazzale. 
Braccio teso ma dita aperte!
Poi é la volta del Grande Nuotatore, che sbarca in Sicilia, stravince e i siciliani si ritrovano Crocetta, senza alcun condizionamento. Il seguito isolano è noto: la conquista di Bagheria, evocando il democratico Luttwag come assessore, la conquista di Augusta e Gela (ma qui staremo a vedere). 
Sul palcoscenico nazionale, dopo il nuotatore, arriva il Rottamatore: grande successo di massa, ricchi premi e cotillon. Il partito, al quale ancora molti si immolavano ai tempi preistorici del romagnolo, diventa liquido, restano solide solo le clientele e i ras locali, i circoli più chiacchierati e dediti solo alla ricerca dei voti. Rispetto all'originale la metamorfosi è completa: dice cose di sinistra, alcune sembrano proprio "vere", ha un linguaggio terra terra, ma torrenziale, altrettanto immaginifico, ma senza pause sospensive. Ha un problema: non sarà troppo democristiano? 

Si comporta infatti da perfetto pugnalatore;
 di lui, oltre al successo ai quiz  e alle europee, rimarrà il mito del Partito della Nazione,
insultantemente ridefinito Partito del Nazareno. D'altra parte, anche l'originale, ateo e mangiapreti, non corre a fare il Concordato, come prima cosa? Si sa: l'Italia, oltre che in odore di fascismo era ed è anche in odore di incenso, anche se il francescano-gesuita rischia di mischiare le carte in tavola.


Dell'originale si ricorda ancora, perchè per molti aspetti ancora in vigore, la riforma Gentile, da dopodomani nessuno potrebbe più ricordare la "buona scuola", che rischia di travolgere nel ridicolo un intero governo o di imprimergli una sterzata pericolosamente autoritaria e ricattatoria, se si arriverà al voto di fiducia. 
E poi arriva sulla scena il ruspista: dalla camicia nera a quella verde. Un dritto che vuole fare dimenticare ai meridionali di averli  detestati per anni e adesso solletica il loro fascismo piccolo borghese, tipico di chi il fascismo ai tempi l'ha visto solo da lontano e sentito alla radio, senza neanche il riscatto parziale della resistenza. Non più  lotta alle "demoplutocrazie", ma lotta all'euro: portata sino in fondo la seconda non avrebbe effetti meno devastanti della prima. 
Tutti questi demagoghi e aspiranti tirannelli hanno potuto e possono contare su una unica e sola cosa: un fascismo strisciante, mai riscattato e condannato, che attraversa, sotto mentite spoglie la spina dorsale dell'Italia, l'aspettativa perenne dell'unto dal signore, piuttosto che dell'impegno e del rispetto delle regole. 
Eppure c'è tanta gente che lavora dalla mattina alla sera, che non ruberebbe un euro e se dovesse trovarlo per strada lo porterebbe all'ufficio oggetti smarriti, che aiuta i vicini, che accoglie i fratelli profughi, anche se sono neri, poverini, che dona il sangue senza farsi fotografare, che va in chiesa con partecipazione e non per immagine, che porta avanti con fatica una famiglia, regolare o "irregolare" e mai si affiancherebbe ai devastatori di Piazzale san Giovanni e soprattutto agli ambigui organizzatori (leggasi Adinolfi, Lupi e compagnia).  Ma che siano tutti tra il 50 per cento che non va più a votare? 
     

domenica 21 giugno 2015

Controcorrente: GVAL, E. Zegna, Dolce&Gabbana


Un mondo di cartapesta, gestito da squali, finti benefattori



Riposte le bandiere, archiviate le proteste e le assemblee, le lavoratrici della ormai ex In.Co. di Sarmeola hanno affrontato nei giorni scorsi il colloquio preliminare con gli emissari della Dolce&Gabbana, che dovranno selezionare 40 nominativi da inserire nella nuova fabbrica, che prenderà il posto di quella dell'azienda novarese. E' una storia già vissuta, vent'anni fa, quando l'E.Zegna, attraverso la In.Co. rilevò i resti della GVAL, storica azienda dell'alta moda padovana, decimando il numero dei dipendenti. Adesso ci riprova Dolce&Gabbana, che pare stia acquisendo anche i locali adiacenti di un supermercato chiuso di recente.
Tutto bene, quindi? sì, ma solo sino a un certo punto. Si tratterà, infatti, di un avvio un po' in sordina, sperimentale; a Sarmeola, prima di avviare la produzione a regime, verranno prodotti solo prototipi e si farà ricerca. Comprensibile un inizio prudente, che metta a frutto le opportunità di risparmio del Job'Act, senza rischiare più di tanto. Tutto plausibile anche se, tra le 229 dipendenti superspecializzate, si fossero cercate le migliori. Purtroppo le domande fondamentali fatte ai colloqui non sono andate in questa direzione, bensì in quella della ricerca  della massima acquiescenza e della massima disponibilità. Infatti, premesso che lo stipendio sarà quello base e senza incentivi, é stato chiesto nell'ordine:

  • sei disposta a lavorare il sabato e la domenica?
  • sei disposta a spostarti periodicamente a Milano per l'assistenza alle sfilate?
In precedenza la In.Co. aveva fatto firmare a tutte le ormai ex dipendenti una sorta di dichiarazione di non avere nulla a pretendere da una nuova eventuale ditta subentrante. 
Tutto perfetto: sono queste le condizioni del lavoro oggi in Italia. 

Queste sono invece le condizioni dei due mitici imprenditori: 
  • Nel maggio 2009, Dolce&Gabbana sono stati accusati di evasione fiscale ai danni dello Stato per circa 249 milioni di euro imponibili, deviati invece in Lussemburgo, in un arco di tempo dal 2004 al 2006. La successiva multa ammonterebbe a circa 800 milioni di euro.
  • Nel marzo del 2013 la sentenza di appello condanna Dolce e Gabbana al pagamento di 343 milioni di euro a testa per evasione fiscale.
  • Il 19 giugno del 2013 sono stati condannati a un anno e otto mesi di carcere per evasione fiscale e al pagamento di una multa previsionale di 500.000 euro. 
  • Il 24 ottobre 2014 invece sono stati prosciolti in cassazione "per non aver commesso il fatto" .



sabato 20 giugno 2015

La carta di Palermo





Convegno internazionale sui diritti dei migranti








Per un palermitano la "carta di palermo" non può che evocare in prima battuta la visione dei nugoli di fogli di giornale, di cartacce e di "munnizza" in generale, sollevati periodicamente dal vento di scirocco o di tramontana, per la delizia alternata dei quartieri sud o nord. Nel mese di marzo, invece, la carta si è fissata sui tavoli  dei cantieri culturali della Zisa, con impresse una serie di buone intenzioni, di volontà di base, che ridanno dignità a una città per altri versi dilaniata, ma che ha dimostrato, nell'emergenza, di  poter dire la sua con dignità. Buonisti del...diranno i più raffinati esegeti del nord più retrivo, ma, tant'è, qualcuno deve dirle certe cose e metterle nero su bianco, in un'Europa che rincorre voti e consensi sfruttando paure ed incertezze del vivere quotidiano, come negli anni più bui della prima metà del secolo scorso. 

Post correlato: Nessuno lascia la casa

I partecipanti:

CONSULTA DELLE CULTURE DI PALERMO - ANCI SICILIA - ALTO COMMISSARIATO NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI-  AMNESTY INTERNATIONAL - EMERGENCY - SAVE THE CHILDREN - LEGA ITALIANA DEI DIRITTI DELL'UOMO-  COMUNITÁ SANT'EGIDIO  -SOCIETÀ ITALIANA DI MEDICINA DELLE MIGRAZIONI-  AGESCI  -CROCE ROSSA - ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRENDIAMO LA PAROLA

Il documento finale: 

MOBILITA’ UMANA INTERNAZIONALE – CARTA DI PALERMO 2015
Dalla migrazione come sofferenza alla mobilità come diritto umano inalienabile

Il diritto alla mobilità come diritto della persona umana. Verso la cittadinanza di residenza. Per l’abolizione del permesso di soggiorno.
I problemi legati alle ormai quotidiane migrazioni devono e possono trovare soluzione solo se si inseriscono nella cornice della mobilità come diritto. Bisogna cambiare approccio: dalla migrazione, appunto, come sofferenza alla mobilità come diritto. Nessun essere umano ha scelto, o sceglie, il luogo dove nascere; tutti devono vedersi riconosciuti il diritto di scegliere il luogo dove vivere, vivere meglio e non morire. Il processo migratorio è spesso un’emergenza, una drammatica emergenza. Ma è soltanto la punta dell'iceberg dell'inevitabile ordinario spostamento di milioni di esseri umani; tale fenomeno è connesso alla globalizzazione, alle crisi economiche e politiche di lungo periodo.

Uscire dall'emergenza, dalle tante emergenze, è necessario. Io sono persona.
È necessario evitare la cronicizzazione delle emergenze, tutte riconducibili ad un dato strutturale: l’impossibilità di bloccare lo spostamento di milioni e milioni di esseri umani. La soluzione alle emergenze, presenti in tutto il mondo e non soltanto nel Mediterraneo, non può prescindere, dunque, da una visione progettuale che abbia come elemento centrale il riconoscimento del migrante come persona. Io sono persona. 
Occorre dunque riconoscere la mobilità di tutti e di ciascuno come un diritto umano inalienabile. Ogni altro aspetto, ivi compreso il concetto di “sicurezza”, troppe volte e impropriamente invocata, deve essere coerente con tale impostazione. Allo stesso modo ogni soluzione legislativa, amministrativa, organizzativa, comportamentale non può non partire dal presupposto che bisogna riconoscere il diritto umano alla mobilità di tutte le persone. Questo impianto ha ispirato il convegno di Palermo intitolato IO SONO PERSONA.
Accanto al titolo del Convegno di Palermo è inserita un’impronta digitale: per ricordare che ogni esigenza, a partire da quella della sicurezza, deve essere rispettosa del migrante persona umana e della mobilità come diritto. Abolizione del permesso di soggiorno non è una provocazione, non è uno slogan velleitario. È la conferma di una scelta progettuale e valoriale, che impone l’eliminazione di apparati normativi emergenziali e disumani. 
La storia è piena di apparati normativi emergenziali che pervertono il valore della sicurezza e il valore del rispetto della persona umana. La storia è piena di una legalità disumana.
 Basti citare la pena di morte, che tuttavia persiste in numerosi Stati che pretendono di definirsi civili e democratici, e la schiavitù, prevista da leggi che consentivano – è soltanto un esempio - al grande Voltaire di arricchirsi comprando e vendendo esseri umani. Un ruolo importante deve e può essere svolto dall'Unione Europea che può attuare il compito di una visione che si fa concretezza e vita quotidiana. L'Unione Europea - troppo spesso ne sottovalutiamo o ne stravolgiamo il significato a causa di logiche contabili, speculative, finanziarie - è un esempio straordinario di volontà di convivenza e coesione a partire dal suo essere una “unione di minoranze". In Europa nessuno è maggioranza per ragioni identitarie: non i tedeschi né i musulmani, non gli ebrei o i francesi. Nessuna identità è maggioranza. In Europa si sono, coerentemente, rifiutate schiavitù e pena di morte.
È tempo che l'Unione Europea promuova l’abolizione del permesso di soggiorno per tutti coloro che migrano, riaffermando la libertà di circolazione delle persone, oltre che dei capitali e delle merci, nel mondo globalizzato. Deve partire proprio dall'Europa una forte sollecitazione alla comunità mondiale per il riconoscimento della mobilità di tutti gli esseri umani come un diritto, su scala globale e non soltanto all’interno dello spazio Schengen. 

È evidente che tutto ciò comporti adeguatezza di modalità e di tempi. È parimenti evidente, però, che è necessario agire sin da subito "come se " la mobilità fosse un diritto umano inalienabile. Ciò comporta, nel concreto e nel quotidiano, l’attuazione di norme e di modelli organizzativi radicalmente diversi dagli attuali; evitando di considerare (come oggi si fa con logiche emergenziali) il migrante un pericolo in sé, rassegnandosi alla migrazione come sofferenza, con l'alibi della sicurezza che copre razzismi, egoismi, torture e colonialismi del terzo millennio. La migrazione non può dunque essere considerata come un problema di frontiere, di identità culturale e religiosa, di politica sociale e di accesso al mercato del lavoro. Si deve uscire dalla logica e dalle politiche dell’emergenza che durano ormai da decenni. La mobilità umana costituisce un fattore strutturale della nostra società e non una questione di sicurezza. Occorre liberalizzare questa mobilità umana e valorizzarla come una risorsa e non come un onere aggiuntivo per i paesi di destinazione. Nel nostro paese si tratta di dare concreta attuazione agli articoli 2 e 3 della Costituzione, rendendo effettivi i diritti fondamentali della persona e rimuovendo gli ostacoli che ne impediscono la piena realizzazione. Si deve anche prendere atto dell’arrivo di un numero crescente di richiedenti protezione internazionale o umanitaria e di una notevole mobilità di quanti, già soggiornanti nei diversi paesi dell’area Schengen, ed in particolare in Italia, desiderano spostarsi verso quegli stati nei quali si possono ancora individuare migliori possibilità di occupazione e livelli soddisfacenti di welfare. 
Nel tempo della crisi si diffonde il pregiudizio che gli “stranieri” sarebbero responsabili dell’aggravamento dei problemi che affliggono gli strati meno abbienti della popolazione. Eppure gli immigrati non hanno certo scelto il luogo dove nascere e sempre più spesso non sono partiti per migliorare la propria posizione, ma solo per difendere il loro diritto alla vita. Anche in questo caso va data piena attuazione al dettato costituzionale che all’art. 10 riconosce il diritto di asilo a tutti coloro che sono costretti a fuggire da paesi nei quali non sono garantiti i diritti fondamentali.
 Di fronte alle reazioni difensive che caratterizzano sempre di più la nostra società occorre reagire con politiche e con prassi applicate dagli organi istituzionali che favoriscano la conoscenza reciproca, la parità di trattamento, la partecipazione democratica. Sono questi i veri fattori che possono garantire maggiore sicurezza. L’accesso effettivo dei migranti ai diritti fondamentali della persona, a partire dai diritti alla residenza ed alla circolazione, appare un obiettivo ineludibile che va perseguito con interventi multilivello, non solo a livello europeo e nazionale, ma anche con il concorso degli enti locali e delle organizzazioni non governative per garantire una coesistenza pacifica ed una valorizzazione delle differenze culturali, come una risorsa. La punta dell’orizzonte è pertanto il passaggio dalla migrazione come sofferenza alla mobilità come diritto umano. Le attuali previsioni internazionali garantiscono ipocritamente il diritto di emigrare ma non garantiscono un corrispondente diritto all'ingresso con uno specifico dovere di accoglienza da parte degli stati. Occorre costruire una nuova convivenza civile sui comportamenti quotidiani e non sui proclami ideologici o su processi di semplice assimilazione. Va superata la logica escludente del permesso di soggiorno che riduce l’esistenza delle persone ad una mera sopravvivenza condizionata dal rilascio periodico e discrezionale di un documento. Questo meccanismo spesso è imprigionato dentro un iter burocratico di durata imprevedibile, nel corso del quale i migranti, anche se presenti da anni nel territorio dello Stato, sono esposti al rischio di ricadere in condizioni di precarietà e di emarginazione. Superare il permesso di soggiorno significa considerare i migranti come persone, come esseri umani, a prescindere dal documento che ne sancisce lo status, significa anche vedere in loro non dei “carichi sociali” o “consumatori di risorse”: siano esse posti di lavoro, aiuti sociali o case popolari, ma dei cittadini attivi in grado di dare valore alla comunità e al luogo in cui risiedono. Abolire il permesso di soggiorno, in prospettiva, è fondamentale per costruire una nuova cittadinanza basata sulla condivisione e sul rispetto reciproco, attuando politiche di empowerment, di autonomia, canali di ingresso che non facciano arrivare persone piegate e offese dalle violenze subite alle frontiere e nel lungo viaggio da parte delle organizzazioni criminali che ne consentono il superamento.

 Le frontiere. Il diritto alla vita. Il diritto all'asilo.

venerdì 19 giugno 2015

Giornata internazionale del rifugiato, manifestazione a Roma




Associazioni in piazza a Roma. Con la parola d'ordine "Fermiamo la strage subito!", numerose associazioni italiane si sono date appuntamento sabato nella capitale. Tra le più note a livello nazionale: Acli, Act - Agire, Anolf, Anpi, Ansi, Antigone, Arci, Asgi, Attac italia, Auser, Casa dei diritti sociali, Centro Astalli, Cgil, Ciac, Cild, Cipsi, Cir, Cisda onlus, Cisl, Cittadinanzattiva, Cnca, Cospe, Emergency, Gruppo Abele, Lasciatecientrare, Legambiente, Libera, Lunaria, Medu, Msf, Naga, Nigrizia,  SEL, Prime Italia, Sbilanciamoci, Sos razzismo, Uil, ecc...
Assieme ai sindacati, artisti, intellettuali e singoli cittadini si troveranno in piazza del Colosseo, alle ore 15. Dal palco si alterneranno le voci degli aderenti, la lettura di storie di rifugiati, performance artistiche e musicali, sotto la conduzione di Massimo Cirri e Sara Zambotti, di Caterpillar Radio 2.
"Al primo posto va messa la salvaguardia della vita delle persone, la loro sopravvivenza in condizioni dignitose", affermano gli organizzatori. Che nell'appello indicano anche 10 priorità per superare l'emergenza.

Le adesioni complete

L'appello in 10 punti degli organizzatori

L'appello di Amnesty International

Fermiamo la strage subito, home page del sito

Vacanze scolastiche 2015-2016, Veneto




Promemoria per gli insegnanti che devono piazzare strategicamente il giorno libero, per i genitori che dovranno impazzire per sistemare i figli,  per i dirigenti che così sapranno quando poter lavorare in pace, senza nessuno tra i piedi, per gli assessori che dovranno programmare i lavori di manutenzione e di puntello alle scuole giusto in tempo per l'inizio delle lezioni, non prima...


La Giunta regionale del Veneto ha approvato il nuovo calendario scolastico per l’anno 2015/2016.


Il calendario prevede:
Scuole del primo e del secondo ciclo d’istruzione
chi si rivede!


Inizio delle lezioni: 
mercoledì 16 settembre 2015
Fine fine delle lezioni: 
mercoledì 8 giugno 2016




Festività obbligatorie:

Tutte le domeniche
il 1° novembre, festa di tutti i Santi
l’8 dicembre, Immacolata Concezione
il 25 dicembre, Natale
il 26 dicembre, Santo Stefano
il 1° gennaio, Capodanno
il 6 gennaio, Epifania
il lunedì dopo Pasqua
il 25 aprile, anniversario della Liberazione
il 1° maggio, festa del Lavoro
il 2 giugno, festa nazionale della Repubblica
La festa del Santo Patrono.


Vacanze: 


  • il 7 dicembre 2015 (lunedì, ponte dell'Immacolata)
  • dal 24 dicembre 2015 al 5 gennaio 2016 (vacanze natalizie)
  • dall'8 febbraio al 10 febbraio 2016 (carnevale e mercoledì delle Ceneri)
  • dal 24 marzo al 29 marzo 2016 (vacanze pasquali)

Scuole dell’Infanzia

Inizio attività didattica: 16 settembre 2015
Fine attività didattica: 30 giugno 2016
Festività obbligatorie: come per le Scuole del primo e del secondo ciclo
Vacanze scolastiche: come per le Scuole del primo e del secondo ciclo


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I compiti per le vacanze 

giovedì 18 giugno 2015

Legioni di imbecilli





Per i critici di Eco, ecco una mini raccolta delle più strepitose fregnacce uscite in questi giorni su Twitter e alcuni esempi di commenti illuminati sui blog e sui siti, raccolti in sette minuti. Post correlato:   gli imbecilli del web



Le star dell'imbecillità: 

La marcia su Roma:
sto andando al Campidoglio. Arriverò alle 19.00. Chiedo ai romani di raggiungerci. Siamo in tanti. Roma va liberata!



Mancano solo froci e zingari:


Seconda versione, della serie: xe pezo el tacon del buso

prima che Roma venga sommersa dai topi, dalla spazzatura e dai campi dei clandestini gestiti dalla mafia



A una settimana dal trionfo elettorale:

 ha ritwittato
Un grazie speciale a e a tutti coloro che stamattina hanno riempito di entusiasmo il Teatro di Vicenza!

A poche ore dall'inizio dell'ostruzionismo parlamentare della maggioranza:
La prevede centomila prof in più, organico funzionale e più soldi per scuola. Noi ci siamo. Spero anche gli altri

Don Peppone:
: "Chiediamo perdono per persone e istituzioni che chiudono porta ai rifugiati". Curiosità: il Vaticano quanti ne ospita?

E' una bufala? vabbè intanto la sparo:
: non civile piazzare in hotel i CLANDESTINI quando 4 mln di ITALIANI sono disoccupati! Profughi? Un par de palle!

I commentatori dilettanti:
Questo si che la sa lunga!
respingendo anche chi volesse invocare il Signore acciocché perdoni la nostra indifferenza.
——–
CHARITAS & COMUNISTI oppure COMUNISTI & CHARITAS
Loro incassano MILIARDI sugli arrivi sfruttando il volontariato.
A giudicare dalle facce dei neo arrivati non mi sembrano tanto sofferenti.
Sono grassi come maiali, come i capibastone delle cooperative e i preti pedofili o donnaioli.

Che finezza!
Bergoglio quanti ne accoglie? O fa il gay col kulo degli altri?

E per finire, i sociologi esperti sui Rom:
Opera nomadi??? Buonisti del cazzoooo? Difensori degli zingariiii? Servono ancora prove su questa gentaglia? Conti bancari da nababbi, impunità e arroganza. Ma bastaaaa
Like · Reply · 15 · 18 aprile 2015 20.20

Come se non avessero i soldi x pagarselo. Ma la finiamo di fare la carità a gente che ha in banca più soldi di noi? Vi siete mai fatti un giro in cimitero? La metà delle tombe di lusso é con nomi e foto di rom. Chissà xk

martedì 16 giugno 2015

Controcorrente, buonisti del c@@@@




Ormai non se ne può più. Da una parte la martellante campagna pubblicitaria della nuova destra fascista, xenofoba e antieuro, che spara a palla notizie gonfiate sull' "invasione", sugli "zingari" e che declama ad ogni angolo, ad ogni post, in ogni talk-show, in ogni bar sport, in ogni coda alla posta: "se ne muoiono 1000 in mare, 1000 problemi in meno" o come il loro lider maximo, "per me sugli scogli ci possono stare anche due anni" o, tra quelli che si sentono più illuminati, "aiutiamoli a casa loro". 

Non mancano gli anticlericali, che vorrebbero veder bivaccare i profughi in Vaticano. 

Dall'altra parte, si risponde con la necessaria fermezza sui principi, ma con scarse e poco incisive azioni concrete, inerzia che in questa situazione di stallo rischia di igigantire i problemi in futuro e nell'immediato avvantaggia i professionisti della paura, per intenderci, quelli che di giorno facevano i cortei anti rom e la sera passavano all'incasso dei proventi per la loro gestione.
Il popolo italiano, o almeno una parte di esso, sembra sia colto da una pericolosissima sindrome psichiatrica: la "sindrome da accerchiamento indotta", che colpisce insensibilmente anche persone una volta ritenute immuni, ma evidentemente con scarsi anticorpi culturali, sociali e personali o con scarsa informazione. 
Non c'è da stupirsi. Sino a qualche anno fa il popolo italiano era stato colpito in massa da una altrettanto pericolosa sindrome psichiatrica, quella dell'anticomunismo viscerale, che di fatto si risolse in un generale, diseducativo, edonista, illusorio, contagioso e socialmente perdente modo di vivere.
 "Futti, futti, ca Dio perdona a tutti" era il motto preferito dei preberlusconiani siculi e sicani. Mai saggezza e sentire locale ebbero più ampia diffusione come nel ventennio, al punto da contagiare quei provincialotti che si dicevano immacolati, sbraitavano contro Roma ladrona, ma portavano in sè l'ideologia nulla dell'arrampicatore sociale, attaccato agli "schei", piuttosto che ai valori.
Una buona fetta di italiani sta ancora in mezzo a guardare, dividendosi tra chi mette in campo la residua parte sana del proprio sentire sociale, portando aiuti spontanei e chi si crogiola nelle ricette semplificatrici del M5S, di apparente buonsenso, ma senza alcuna parvenza di realismo (espulsioni dei clandestini, apertura di centri in Libia, affondamento barconi ecc.) 
Sui buonisti del c@@@@, forbita e colta definizione dei saggi (cattivisti? leghisti? fascisti?) del c@@@@, si scatena una valanga di insulti nei blog e nei siti che diffondono queste azioni spontanee di civiltà: leggere i commenti è molto istruttivo del clima italico, anche perchè non è più un fenomeno da imbecilli o prezzolati del web, ma é un "sentire" comune, della gente cosiddetta comune, quella che va a votare e conferma in questa devianza (i guasti del suffragio universale!) intere città e regioni. 

domenica 14 giugno 2015

Gli imbecilli del web



L'affermazione di Umberto Eco sugli imbecilli del web ha dato l'avvio ad una catena di risentite reazioni sia da parte di suoi estimatori, che però non condividono, sia di molti detrattori, che, grazie alla scarsa raffinatezza delle proprie argomentazioni, implicitamente gli hanno dato ragione. 
Ma cosa ha detto veramente Eco? Pochi lo hanno ascoltato veramente se affermano di non condividere, ovvero pochi frequentano, per lavoro, divertimento o informazione la suburra del Web. Altrimenti saprebbero di cosa si sta parlando. 
Si dirà che è il prezzo da pagare per accedere alle informazioni, per esprimere dissenso, per cogliere affinità e sinergie, che altrimenti al bar sarebbe difficile perseguire. Sarà, ma ciò non toglie che spesso si abbia l'impressione che la spazzatura ricopra col suo fetido olezzo le perle che la democrazia digitale offre a tutti. E' un inestetismo che non tutti sono disposti a tollerare. E' come per l'accesso alle spiagge libere: deve implicare necessariamente l'attraversamento di cumuli di immondizie?  

''Il fenomeno twitter da un lato è positivo, pensiamo alla Cina o a Erdogan. Qualcuno arriva a sostenere che Auschwitz non sarebbe stato possibile con Internet, perché la notizia si sarebbe diffusa viralmente. Ma d'altro canto dà diritto di parola a legioni di imbecilli''. La critica di Umberto Eco al mondo dei social, Twitter in particolare, nel suo intervento all'Università di Torino dove ha ricevuto la laurea honoris causa in Comunicazione e cultura dei media



L'affermazione che ha offeso le vestali del Web



Il pensiero completo di Eco sulla comunicazione






sabato 13 giugno 2015

Perle di follia (scolastica)






Si sa, nel mese di giugno si sommano tutte le stanchezze, le delusioni, gli stress di un intero anno scolastico. La classe docente, notoriamente abituata a lavorare poco, debole e cagionevole di salute al punto di costituire quasi il 50% dei casi mondiali di burnout, in questo periodo soffre al massimo grado. 
Anni di lassismo e di cattive abitudini oltre che l'adolescenziale voglia di vacanze  di adulti che non sono mai usciti dalla scuola, fanno il resto.
Ma un dirigente? chi é destinato ad assumere ruoli di sempre maggiore responsabilità, al punto di dover decidere del futuro della "sua" scuola e dei "suoi" docenti, non dovrebbe poterselo permettere. Ma non è così per tutti, se si dà conto di due fatterelli appena successi nelle scuole del circondario. Non penso, però, che altre più civilizzate contrade ne siano totalmente immuni.
1. Un interminabile collegio di fine anno, all'ordine del giorno il piano di aggiornamento: la proposta della dirigenza è quella di invitare uno degli attualmente più popolari tromboni della pedagogia, per illuminare la plebe sulle problematiche dei DSA. Il corso è abbastanza oneroso per le ristrette finanze della scuola e suscita qualche larvata perplessità nel pubblico stanco e sudaticcio. La delibera, ciò nonostante, complici numerosissime astensioni (boh!) viene approvata con una decina di voti contrari. Apriti cielo, il futuro lider maximo pretende che chi ha votato contro si alzi in piedi, dichiari il proprio nome (poteva chiedere il numero di matricola che era lo stesso) e dichiari di essere contrario. Un sussulto di residua dignità docente lo mette indecorosamente a tacere. 
2. Circolare Giannini: nelle more dell'approvazione della buona scuola, si chiede ai dirigenti di approntare il piano didattico triennale con la richiesta dell'organico "potenziato". Come si sa, la cosa prevede il parere del Collegio docenti: che la legge sia ancora al senato, che soffra di qualche disturbino nella speditezza del cammino e che comunque debba tornare alla Camera non ha nessuna importanza per la ministra e neanche per qualche dirigente più realista del re, proprio come ai tempi della follia del portfolio!
Detto fatto: si porta in collegio una delibera che prevede una delega in bianco per il dirigente. Tantissime perplessità vengono espresse, ma tutte, tranne 3 si placano alla minaccia del dirigente, guida e condottiero di eroici combattenti della cultura, di riconvocare il collegio nel mese di luglio. Miracolosamente gli indomiti combattenti alzano quasi tutti la mano, ma non se ne fa niente perchè il dirigente avrebbe avuto bisogno dell'unanimità! ma dove l'ha scovata questa norma? Per inciso la circolare Giannini era già stata ritirata.
La vicenda mi ha ricordato un pò quel dirigente, conosciuto da presidente di commissione: arrivava a scuola ogni mattina con un trolley di dimensioni transatlantiche, colmo di circolari, che religiosamente portava avanti e indietro con reverente sottomissione alla dea burocrazia. Caro presidente, con questa gente, docenti, dirigenti e ministra, la scuola non va da nessuna parte! 

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