mercoledì 11 febbraio 2015

Chi è Enrico Vanzini

Enrico Vanzini, testimone  a Mestrino





Enrico Vanzini era solo un numero quando nel 1944 a 22 anni entrò, prigioniero di guerra, nel campo di concentramento nazista di Dachau. A 89 anni racconta la drammatica avventura: catturato in Grecia, fuggito dalla fabbrica di panzer tedeschi, consegnato alla Gestapo, salvato dalla fucilazione nel lager di Buchenwald, internato a Dachau. Il ricordo più forte è dell’inverno a Dachau: la crudeltà delle SS e gli orrori visti e patiti. Esperimenti sui detenuti, camera a gas, forni crematori. Orrori per 60 anni tenuti nascosti ai suoi stessi figli. Finché è venuto il momento di parlare.
“Realizzare il film documentario sulla storia di Enrico Vanzini è stata un’esperienza forte, intensa, viva, coinvolgente, sconvolgente. Dei forni Enrico ricorda l’odore, dei tedeschi ripete con lucida precisione gli ordini dati al campo, delle botte sente ancora il sollievo trovato gettandosi nella neve, dei cento compagni di baracca ricorda la solitudine di non poter parlare con nessuno, al dolore associa sempre l’istinto alla speranza. Situazioni, emozioni, aneddoti, dettagli a volte sconcertanti nella loro precisione.”

"Ho visto come il cuore di un uomo possa diventare pietra, come i totalitarismi annullino il pensiero delle persone, come la vita possa essere considerata un nulla. Non odio assolutamente i tedeschi, non si deve odiare nessuno. Rimango però perplesso perchè mi sembra che a volte l'uomo non abbia imparato nulla dalla storia".


Parole di Enrico Vanzini, nato a Fagnano Olona in Lombardia, da anni residente a Cittadella (Padova), a Santa Croce Bigolina. Camionista e conducente di bus turistici. Ha 90 anni portati bene. Ricorda ogni istante della guerra: la prigionia, la detenzione nel campo di sterminio di Dachau, costretto - con gli altri Sonderkommando delle unità speciali, che poi venivano a loro volta uccisi - a gettare nei forni crematori i cadaveri, ad assistere ad atrocità. Per 60 anni nulla ha rivelato alla moglie, scomparsa tre anni fa, e ai due figli, oltre ai tre nipoti. Ora parla per la prima volta: "Gli studenti, tutti devono sapere, per capire; anche se per me è dolore che riaffiora".

"A 18 anni nell'artiglieria. Un anno in Grecia come autiere. Dopo l'armistizio siamo prigionieri dei tedeschi. Su carri bestiame, 60 persone con due borracce d'acqua, a Monaco in 7 giorni. Per un anno ho lavorato a costruire carri armati. Dopo un bombardamento ho tentato di ritornare in Italia camminando di notte per 15 giorni. Dopo 150 chilometri mi hanno preso e portato nel campo di Buchenvald: volevano fucilarmi perchè sabotatore. Mi ha salvato un tenente tedesco. Da lì a Dachau dove gli ebrei venivano sterminati. Ho visto l'arrivo di due treni. Famiglie divise, chi ucciso nelle camere a gas, chi con le mitragliatrici. Persone uccise perchè non avevano salutato con "heil Hitler". I medici con i loro esperimenti e poi il lavoro nei forni. Pesavo 87 chilogrammi, quando sono arrivati gli americani ne pesavo 29. Sono riuscito a venirne fuori per la voglia di ritornare e perchè non ero ebreo".

Nel documentario "Dachau-baracca 8, numero 123343", prodotto dall'Associazione Marca Trevigiana per la regia di Roberto Brumat, Vanzini lucidamente rivive le fasi più crudeli di quella prigionia iniziata per colpa di una ragazza milanese, spia dei tedeschi. Ricorda il morto con cui dormì abbracciato tutta la notte, le bastonate sulle piaghe inferte dagli stessi infermieri che dovevano curarlo, il congelamento dei piedi, le cavie umane per gli esperimenti, i carri di morti che trasportò, i compagni che uscivano per sempre da quell'inferno lanciandosi contro i fili spinati elettrificati. Ma ripercorre anche passaggi molto più dolorosi e personali.

Enrico nel 2005 ha iniziato a parlare nelle scuole: vuole che i giovani sappiano quanto fragile è la distanza che separa l'umanità dalla ferocia.

Il video è una realizzazione veneta, prodotto ad Asolo col patrocinio della Provincia di Treviso e commento e regia del giornalista Roberto Brumat di Padova. Il progetto voluto dall'Associazione Marca Trevigiana è nato per diffondere nelle scuole questa preziosa testimonianza.

La testimonianza di Vanzini, è stata trasmessa da Rai Storia.

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