domenica 27 novembre 2016

La grande musica a Rubano




Messiah, 1


"Ascoltando un’aria di Bach si è portati a scoprire Dio in se stessi, ascoltandone una di Händel ci si guarda intorno per cercare dove Dio possa essere in questo mondo da Lui creato."





Fonte: Storiaevita.blogspot.it



Si apre con il grande concerto del 3 dicembre, l'insieme delle manifestazioni natalizie del comune di Rubano,  che come ogni anno vede impegnati i volontari della solidarietà sociale, quel bene inestimabile che rende unita una comunità, anzi che dà ad un insieme di persone, altrimenti accomunate solo dalla residenza anagrafica, il volto e l'anima della comunità. 



La nostra associazione ha dato alla manifestazione di quest'anno il contributo che le è più proprio, quello di impronta culturale. Così, grazie alla eccezionale opera di formazione e di insegnamento dei maestri Gubert e Zambello, al lavoro gratuito e alla passione dei musicisti del coro e dell'orchestra della Società Musicale, offriamo alla cittadinanza di Rubano questa produzione musicale, segno impareggiabile del Natale che si avvicina. 
Messiah è l'oratorio  händeliano  più conosciuto ed eseguito nel corso dei secoli. Composto in modo febbrile in soli ventiquattro giorni nell'estate del 1741, fu eseguito a Dublino nell'aprile del 1742 in occasione della Pasqua. Da allora conobbe diversi rimaneggiamenti per mano dello stesso Handel, poi di Mozart e di molti esecutori che devono adattarla alle diverse contingenze e ai diversi luoghi.
Messiah è un oratorio particolare, perchè presenta la "storia" in forma narrativa senza l'impianto drammatico tradizionale di quel genere, con personaggi e dialoghi. 
L'oratorio händeliano è invece un susseguirsi di versetti tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento (Lettere ai Romani, ai Corinzi, agli Ebrei, Apocalisse di Giovanni e, Vangeli di Luca, Giovanni e Matteo).
Il lavoro händeliano è suddiviso in 3 parti di cui la sera del 3 dicembre ascolteremo un'ampia selezione; l'opera completa, infatti, durerebbe più di 3 ore! 
La prima parte tratta della nascita di Cristo e della realizzazione delle antiche profezie che annunciano la venuta del Messia per redimere l’umanità.
La seconda parte medita sul compimento della redenzione dai peccati attraverso la Passione e la Resurrezione di Cristo.
La terza parte, infine, esalta la vittoria finale di Cristo che ha sconfitto la morte. Questa struttura tripartita conferisce a Messiah un carattere in alcuni tratti intimistico e meditativo, in altri solenne e celebrativo. L'oratorio prevede l'impiego di quattro voci soliste  (soprano, alto, tenore e basso) di un'orchestra con oboi, fagotto e trombe accanto ai consueti archi e basso continuo, e di un coro a quattro e cinque parti. 
Ma la storia della genesi di Messiah è molto interessante perchè può illuminare di una  luce nuova un compositore altrimenti conosciuto esclusivamente per il suo lavoro di corte. 

In un pomeriggio d'agosto del 1741, Händel tornato a casa da una camminata lunga e faticosa, e poi vedremo perchè, trovò che un poeta, con il quale aveva già collaborato, Charles Jennens, gli aveva lasciato un manoscritto. Quel libretto citava largamente le Scritture, in particolare le parole di Isaia che predicevano la nascita di Gesù Cristo e ne descrivevano il ministero, la crocifissione e la risurrezione. L’opera doveva essere un oratorio.  Händel lesse con molta apprensione il testo. Nelle prossime pagine vedremo perchè...

domenica 20 novembre 2016

Controcorrente: "Ci vuole talento"


Verso il 4 dicembre: pro o contro Renzi, per convinzione o per paura. La Costituzione in secondo piano.




"Oh! con 3 miliardi di euro in più sulla scuola si è riusciti a far arrabbiare tutti, che secondo me ci vuole un talento straordinario per riuscire con 3 miliardi di euro a far arrabbiare tutti”
Così ha esclamato dalla Gruber il capo del governo, in un raro momento di sincerità. 
Ma non è l'unico campo in cui ha dimostrato il suo talento; lo ha sfoderato al meglio nel dividere in due l'Italia in modo quasi simmetrico sul tema delle riforma costituzionale, che è, o dovrebbe essere, un tema unificante, condiviso dalla più parte.
Si dirà che le divisioni covavano sotto la cenere anche sulla prima parte del testo, che molti dei principi generali, pur condivisi a parole non avevano e non hanno trovato piena applicazione.
Inutile tacere anche che per un ventennio è stata disconosciuta l'origine storica della Costituzione, nata da uno sforzo unitario dopo la Resistenza. Qualcuno esitava a celebrare il 25 aprile e anzi era tentato a spostarlo al 26..., ripiegando poi su una più asettica festa della libertà.
Ma almeno c'era qualcosa di scritto da interpretare e a cui tendere. Ora la revisione attuale, senza sembrare, e questo è il punto più grave, che va ben oltre le modalità di produzione delle leggi, espropria uno dei principi fondamentali della prima parte e cioè la sovranità popolare. (vedi qui) E questo avviene, perché, senza dichiararlo esplicitamente accentra nelle mani del governo sempre maggiori poteri, pur prescindendo dal famigerato e aggravante "combinato disposto" con l'Italicum.
Il "talento" del primo ministro, adesso fa sì che il 4 dicembre si vada a votare pro o contro di lui.
La conoscenza effettiva dei contenuti della riforma nel malandato "corpo" elettorale, mi appare sempre più tendente a zero. Per carità, si tratta di un'analisi del tutto empirica, senza possibilità di riscontri oggettivi, in una parola nasometrica, a fiuto. Ma se si sta a quello che si legge sul web, che si ascolta per strada e talvolta anche nei dibattiti televisivi, i vari pareri sembrano distribuirsi lungo una curva gaussiana, dove gli estremi del SI e del NO (parte bassa della tabella), si distribuiscono simmetricamente sui valori più bassi, mentre le opinioni opposte, salendo verso l'alto, si situano sul picco dei valori. In una parola lo scontro si sta sempre più incancrenendo sul SI o sul NO a Renzi, che proprio non riesce a trattenersi, apparendo più come un giocatore d'azzardo che uno statista.
Lasciare intravvedere scenari apocalittici, del tipo "dopo di me il diluvio" non giova al paese e consolida nella mente dei più avvertiti il sospetto che si tratti semplicemente di un gioco di potere, un desiderio folle di accentrare sul governo tutte le prerogative, scambiando una nazione per un piccolo o medio comune, dove un sindaco federale, eletto  con un sistema ipermaggioritario,  può bastare a far funzionare i servizi essenziali. Ma anche in questi casi,  senza vision prima o poi si combinano danni all'ambiente, al paesaggio, alle finanze pubbliche, al futuro delle comunità, si generano mostri e nei casi limite, ma sempre più frequenti, si genera corruzione.
Pensare che, in scala molto più ampia, tutto questo  possa avvenire sul corpo dello Stato, al di sopra e al di là dei bisogni e delle difficoltà del popolo, porta a immaginare i peggiori scenari.  



domenica 13 novembre 2016

Libri da leggere, 1



Per tirarsi su il morale...
per sapere cose del proprio paese che solo i giornalisti stranieri sanno











Complice un provvidenziale crack del pc, che mi ha sottratto alla quotidiana ora di tempo perso in rete, ho avuto la possibilità di completare la lettura di 3 libretti, che giacevano da qualche settimana.
Il primo, al quale accenno oggi, è stata un'efficace cura contro la negatività che la cronaca, politica e no, ci ha riversato addosso in questi giorni. 

Si sa, talvolta gli italiani all'estero sono guardati con diffidenza e con sottile razzismo molti di noi, quando lavorano, studiano o intraprendono all'estero si sentono dire: "ma non sembri italiano!". Capitava un tempo ai meridionali emigrati al nord (non sembri siciliano!), capita adesso agli immigrati dell'est (non sembri rumeno, parli così bene!), capiterà un giorno anche ai ragazzi del sub Sahara, con qualche difficoltà in quel caso a giustificare la persistente abbronzatura!
Ma i peggiori nemici o denigratori degli italiani sono gli italiani stessi, che spesso disegnano di se stessi e del proprio paese un'immagine ancora peggiore della realtà.
Non così chi viene dall'estero, si stabilizza in Italia, ne conosce la lingua, i vezzi e i malvezzi e vede...quello che noi italiani non riusciamo più a vedere, travolti dal fango mediatico e  retaiolo e, diciamolo pure, dalle reali incertezze per il futuro. Cosa avrebbero dovuto fare i giovani degli anni quaranta e cinquanta: suicidio di massa, emigrazione? Sì,  molti l'hanno fatto, i più coraggiosi in un certo senso; molti altri sono restati e ci hanno consegnato quello che abbiamo adesso, nel bene e nel male (ci voleva coraggio anche per restare,  allora come adesso!) 
Tante cose che per noi passano inosservate non lo sono altrettanto per gli stranieri, che possono fare i confronti con i loro ben più deprimenti anche se organizzatissimi paesi. 
 Maarten van Aaldere, corrispondente di un quotidiano olandese, intervista 25 colleghi da tutto il mondo che vivono e lavorano in Italia. 
Così si scoprono, o si riscoprono, i mille lati positivi del nostro paese: la fantasia, l'immaginazione come arte del tirarsi fuori dai guai, l'ironia e l'autoironia, la convivialità, la solidarietà e il volontariato, il cibo, il vino, il paesaggio minore, l'alta qualità della scuola (sic!), il cinema, l'arte,  Berlinguer, l'on. Flamigni. Persino Renzi qualcuno ci invidia! 

Ma soprattutto ci sorprende l'amore per la lingua italiana, raccontato dal giornalista iraniano Hamid Masoumi Nejad, che la descrive come la lingua della bellezza, una lingua musicale e piacevole da ascoltare (come il farsi, afferma lui) e ci svela il grande interesse dell'oriente per la cultura italiana  non solo per i rapporti commerciali. In Iran è molto studiata: lo sapevate?
In conclusione un libretto da leggere, non una grande opera giornalistica, ma sicuramente una notevole fonte di notizie e curiosità, oltre che un'iniezione di ottimismo. Emblematica la copertina: Icaro che cade, ma cerca di rialzarsi...  

domenica 6 novembre 2016

Referendum 4 dicembre, la storia




Conoscere per decidere
Una cronaca vera con immagini spudoratamente faziose
Da un'idea di Lorenza Vettor




08.12.2013
Matteo Renzi vince le primarie del Partito Democratico
con il 68%. Cuperlo al 18%, Civati al 14%.

18.01.2014
Renzi e Berlusconi danno vita al "patto del Nazareno" per riformare la Costituzione e la legge elettorale
22.02.2014
Otto giorni dopo le dimissioni di Enrico Letta e cinque giorni dopo l'affidamento dell'incarico a Renzi, il nuovo
governo da lui presieduto presta giuramento, ottenendo la fiducia in Parlamento nei due giorni successivi
12.03.2014
La Camera dei deputati approva in prima lettura una prima versione dell'Italicum
08.04.2014
Matteo Renzi e Maria Elena Boschi presentano il DDL

costituzionale al Senato
08.08.2014
Il Senato approva con modifiche il DDL con 183 sì, 0 no e 4 astenuti; Forza Italia vota a favore, le altre opposizioni lasciano l'aula al momento del voto
31.01.2015
Sergio Mattarella è eletto dodicesimo Presidente della
Repubblica succedendo a Giorgio  Napolitano; il "patto del Nazareno" si dissolve nel giro di pochi giorni
10.03.2015
Dopo nuove modifiche, dopo votazioni su emendamenti
anche in notturna per superare l'ostruzionismo delle opposizioni, anche la Camera vota la riforma con 357 voti favorevoli, 125 contrari e 7 astenuti, tra le polemiche di tutte le forze di minoranza, Forza Italia compresa
04.05.2015
La nuova legge elettorale riceve il via libera definitivo
della Camera
13.10.2015
Con ulteriori modifiche, il Senato approva il DDL di riforma costituzionale con 178 sì, 17 no e 7 astenuti; le opposizioni lasciano l'aula al momento del voto
11.01.2016
la Camera approva il testo deliberato del Senato con 367 sì, 194 no e 5 astenuti
20.01.2016
Il Senato della Repubblica approva il testo in seconda deliberazione con 180 sì, 112 no e 1 astenuto
12.04.2016
Anche la Camera dei deputati dà l'approvazione definitiva al DDL di revisione costituzionale con 361 sì, 7 no e 2 astenuti, mentre le opposizioni lasciano nuovamente l'aula in segno di protesta
15.04.2016
II testo di legge costituzionale è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 88
20.04.2016
Gruppi di deputati e senatori di maggioranza e opposizione presentano separatamente in Cassazione richieste per un referendum costituzionale, mentre una procedura di raccolta firme popolare è avviata dal Comitato per il no
10.05.2016
L'Ufficio Centrale per il referendum ammette le quattro richieste di referendum parlamentari dichiarando legittimo il quesito referendario; in seguito è presentata anche una richiesta di referendum popolare, dichiarata legittima l'8 agosto
26.09.2016
Il Consiglio dei ministri fissa la data del referendum
04.12.2016
Data di svolgimento del referendum costituzionale.
Non è previsto alcun quorum per la validità della consultazione 
Titolo
Testo di legge costituzionale approvato in seconda votazione a maggioranza assoluta, ma inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna Camera, recante: «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione». (16A03075)
G.U. N.
GU Serie Generale n.88 del 15-4-2016
Parti soggette a modifiche
titoli I, II, III, V e VI della seconda parte della Costituzione
N. articoli soggetti a modifiche
47 su 139  
Perché andiamo a votare?
Art.138 Cost.  “Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano do-manda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”.

martedì 1 novembre 2016

Riforma costituzionale: Il diavolo si nasconde nei dettagli, 1


Il diavolo si nasconde nel dettaglio: maggioranze oscillanti per eleggere il capo dello Stato. 







Vedi anche: Smuraglia, le ragioni del NO

Nella sarabanda di votazioni, aggregazioni, disaggregazioni, voti di servizio, voti di soccorso, patti del Nazareno, mal di pancia della "minoranza" PD e conseguenti compromessi al ribasso, sono stati inseriti nel testo della modifica costituzionale numerosi loops, pronti a stringersi al cuore della Carta
, col rischio di fare piazza pulita del suo intero  impianto, parte prima inclusa. In questa serie di articoli ne vedremo alcuni da vicino.

Iniziamo dalle modalità di elezione del Presidente della Repubblica. 


"Vogliamo una democrazia che decida" sostiene il fronte del Sì. E su questo mantra rischia di essere immolata la sovranità popolare, cardine della prima parte della Costituzione.  La logica del chi vince prende tutto, sottesa all'ansia della stabilità, è con tutta evidenza la negazione della sovranità. Se si pensa, inoltre, che a decidere non sarà una maggioranza di elettori, ma la segreteria del partito vincente, si vede come il cappio alla rappresentatività inizi a stringersi. Ma qui si torna alla vexata quaestio del famigerato "combinato disposto".  
L'ansia e la fretta decisionista è stata inserita d'ufficio anche nell'art. 83.  Come il vecchio, il nuovo articolo 83 prevede che: "Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri". 
Ma c'è un ma.. In caso di vittoria del SI il Parlamento sarebbe composto dai 630 membri della Camera come ora (un'occasione perduta per procedere al tanto sventolato risparmio riducendo i numeri!), si aggiungano i 95 senatori nominati dai consigli regionali (non si sa ancora come, ma ci torneremo), si sommino infine i "circa" 5 senatori nominati dal Presidente pro tempore e i senatori di diritto e a vita in quanto ex presidenti della Repubblica.
Il totale è dunque attualmente:  630+95+5+2, cioè 732 elettori.

Con l'Italicum il partito vincente avrà con certezza 340 seggi alla Camera, e, diciamo, una maggioranza di 60 senatori (dato stimabile in modo empirico, proiettando a livello locale i risultati nazionali), per un totale di 400 voti.
Per i primi tre scrutini, come adesso, ci vorranno i due terzi, cioè 488 voti. Il partito di maggioranza non ce la fa e deve cercare una convergenza abbastanza ampia, per aggregare altri 88 voti. Dal quarto al sesto scrutinio il quorum scende a 440 (numero caro ai musicisti!), cioè tre quinti degli elettori e vuoi che quaranta verdiniani o scilipotiani non si trovino?
Ma sin qui siamo all'interno di normali giochi o giochini parlamentari. Dal settimo scrutinio bastano, udite udite, i tre quinti. Degli elettori pensate voi, no! i tre quinti dei votanti! Perchè dei votanti e non degli elettori?
Credo che chiunque voglia votare con cognizione di causa, senza lasciarsi irretire dalle opposte sirene pro o contro Renzi debba riflettere su questo punto in apparenza assai secondario, ma fondamentale per comprendere la logica che sottende l'intera manovra riformatrice. Un indizio non fa una prova, ma i molti che presenteremo anche nei successivi articoli, sì! Purtroppo adesso bisogna scendere nel dettaglio numerico.
L'articolo 64 della Costituzione, non modificato impone il numero legale. Nel nostro caso siamo a quota 367 e i tre quinti di 367 fanno 221. Questo significa che se si arriva al settimo scrutinio il partito di maggioranza potrebbe eleggersi da solo il presidente (con lettera minuscola!).
E a questo punto si aprono scenari  bizantini complicatissimi, fatti di giochi incrociati di assenze e presenze: una geometria variabile che consente un margine enorme alla peggiore politica, quella da corridoio parlamentare. Tutto ciò, a detta dei fautori del SI, per evitare stalli nell'elezione del presidente, che potrebbero danneggiare l'immagine del paese.
E voilà, lo spettro dei 101 franchi tiratori, manovrati allora da chissà chi, si ripresenta! Come? Basta che un centinaio o più membri della maggioranza, ufficialmente presenti, e quindi contribuendo al raggiungimento del numero legale, (367) non rispondano alla "chiama" e quindi non partecipino alla votazione...ecco spiegata l'alta ingegneria istituzionale della norma inserita nella riforma. 
Detto per inciso, Sandro Pertini, che non fu certo il peggiore dei presidenti, fu eletto al sedicesimo scrutinio!

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