domenica 13 novembre 2016

Libri da leggere, 1



Per tirarsi su il morale...
per sapere cose del proprio paese che solo i giornalisti stranieri sanno











Complice un provvidenziale crack del pc, che mi ha sottratto alla quotidiana ora di tempo perso in rete, ho avuto la possibilità di completare la lettura di 3 libretti, che giacevano da qualche settimana.
Il primo, al quale accenno oggi, è stata un'efficace cura contro la negatività che la cronaca, politica e no, ci ha riversato addosso in questi giorni. 

Si sa, talvolta gli italiani all'estero sono guardati con diffidenza e con sottile razzismo molti di noi, quando lavorano, studiano o intraprendono all'estero si sentono dire: "ma non sembri italiano!". Capitava un tempo ai meridionali emigrati al nord (non sembri siciliano!), capita adesso agli immigrati dell'est (non sembri rumeno, parli così bene!), capiterà un giorno anche ai ragazzi del sub Sahara, con qualche difficoltà in quel caso a giustificare la persistente abbronzatura!
Ma i peggiori nemici o denigratori degli italiani sono gli italiani stessi, che spesso disegnano di se stessi e del proprio paese un'immagine ancora peggiore della realtà.
Non così chi viene dall'estero, si stabilizza in Italia, ne conosce la lingua, i vezzi e i malvezzi e vede...quello che noi italiani non riusciamo più a vedere, travolti dal fango mediatico e  retaiolo e, diciamolo pure, dalle reali incertezze per il futuro. Cosa avrebbero dovuto fare i giovani degli anni quaranta e cinquanta: suicidio di massa, emigrazione? Sì,  molti l'hanno fatto, i più coraggiosi in un certo senso; molti altri sono restati e ci hanno consegnato quello che abbiamo adesso, nel bene e nel male (ci voleva coraggio anche per restare,  allora come adesso!) 
Tante cose che per noi passano inosservate non lo sono altrettanto per gli stranieri, che possono fare i confronti con i loro ben più deprimenti anche se organizzatissimi paesi. 
 Maarten van Aaldere, corrispondente di un quotidiano olandese, intervista 25 colleghi da tutto il mondo che vivono e lavorano in Italia. 
Così si scoprono, o si riscoprono, i mille lati positivi del nostro paese: la fantasia, l'immaginazione come arte del tirarsi fuori dai guai, l'ironia e l'autoironia, la convivialità, la solidarietà e il volontariato, il cibo, il vino, il paesaggio minore, l'alta qualità della scuola (sic!), il cinema, l'arte,  Berlinguer, l'on. Flamigni. Persino Renzi qualcuno ci invidia! 

Ma soprattutto ci sorprende l'amore per la lingua italiana, raccontato dal giornalista iraniano Hamid Masoumi Nejad, che la descrive come la lingua della bellezza, una lingua musicale e piacevole da ascoltare (come il farsi, afferma lui) e ci svela il grande interesse dell'oriente per la cultura italiana  non solo per i rapporti commerciali. In Iran è molto studiata: lo sapevate?
In conclusione un libretto da leggere, non una grande opera giornalistica, ma sicuramente una notevole fonte di notizie e curiosità, oltre che un'iniezione di ottimismo. Emblematica la copertina: Icaro che cade, ma cerca di rialzarsi...  

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