venerdì 25 agosto 2017

Luoghi comuni e non. Viaggio nelle Toscana minore, 6



Finalmente Siena!








Segue da: Monteriggioni


Da Monteriggioni a Siena è tutta una discesa,  facile e fresca perchè si attraversano i boschi, ma assolutamente priva di punti di ristoro e di acqua. Si procede rapidamente
nell'aria pungente dell'alba, quasi senza sosta sino a pian del Lago, la scoperta più importante della tappa. Da fuori si vede poco, solo la piramide "leopolda" (niente a che fare con l'omonima stazione renziana postmoderna..) simbolo di una imponente bonifica settecentesca. La località si chiama ancora Pian del lago, perchè sino a metà del 1700 le acque stagnanti la sommergevano per lunghi periodi dell'anno. Il Granduca Leopoldo 1^ completò, con la lungimiranza comune allora e svanita dalle progettazioni attuali, l'opera di canalizzazione iniziata dal gentiluomo Francesco Bindi, giudicata una pazzia dai contemporanei e comunque superiore alle sue forze finanziarie.  Qui la storia completa

Ma Porta Camollìa è sempre più vicina e l'ansia di dedicare il poco tempo residuo all'amata Siena mette le ali ai piedi.


Perchè tanta ansia di percorrere le vie di Siena? perchè la città è un luogo dell'anima, perchè è il monumento vivente ad una incredibile utopia che si perpetua da secoli: la vita comunitaria e solidale delle diciassette contrade.
Basta un attimo di attenzione o una domanda giusta e qualsiasi senese, di ogni ceto ed età ti racconta in modo colorito e appassionato una storia affascinante, aggiungendo ogni volta un tassello di informazioni e di vita vissuta  alle conoscenze precedenti. Questa volta la prima storia l'ho ascoltata in francese da una guida che nella basilica di san Domenico stava illustrando la storia di santa Caterina e delle sue reliquie qui conservate. E' bastata una domanda di una turista sul perchè di tutte quelle bandiere coloratissime appese ad ogni colonna e l'anima senese si è rovesciata come una cataratta sul gruppo di ascoltatori; solo dopo una mezz'oretta di spiegazione appassionata si è accorta essere andata un po' fuori dal tema della visita.."Désolé, mais pour un Sienese, il est impossible de ne pas mentionner le palio et nos traditions".

Quello che affascina maggiormente in tempi di chiusura oscurantista è come le contrade applichino  da secoli contemporaneamente lo ius soli, lo ius sanguinis e lo ius culturae. Si può essere contradaioli perchè nati in contrada, perchè figli di contradaioli o per semplice scelta. Una volta entrato in contrada, anche se ormai abiti in periferia o all'estero ci resti per sempre! 
E la contrada ti accoglie, ti protegge, ti assicura gli studi se la famiglia è in difficoltà economica, ti segue da bambino con i centri estivi, ti accompagna da adolescente con le feste, ti trova la casa in contrada da grande, ti rende sicuro il luogo in cui vivi con una sorveglianza discreta, di continuità: a Siena puoi girare tranquillamente di notte in tutti gli angoli e la stessa sensazione di sicurezza si estende ai quartieri fuori le mura.
Certo tutto questo costa, come mi racconta il gestore del B&B di porta Camollìa: tutti i contradaioli devono contribuire alla vita della contrada con una tassa annua, proporzionata al reddito e poi ci sono le raccolte straordinarie, il volontariato per le cene di contrada, l'impegno massacrante per il palio e speriamo che quest'anno non si vinca! conclude.. (il perchè lo scoprirete nell'articolo di approfondimento).
E come se non bastasse le contrade applicano alla lettera la democrazia diretta nominando da una lista unica preparata dal comitato elettorale: la "Sedia Direttiva", il Priore, il Vicario, il Cancelliere, il Bilanciere, l'Economo, l'Archivista e il Capitano (che assume i pieni poteri nel giorno del palio). Ultima curiosità: nella contrada dell'Oca solo da qualche anno possono votare anche le donne, grazie ad una campagna portata avanti da una contradaiola di nome Gianna e di cognome Nannini.. 

Per approfondire: 

Le contrade, unico cliente solvente del Monte dei Paschi . Nell'articolo anche altri dettagli sugli accordi pre gara del Palio; si spiega anche perchè vincere il palio è un enorme esborso di denaro, che si prende in prestito dal Monte...



martedì 22 agosto 2017

Luoghi comuni e non- Viaggio nella Toscana minore, 5





Monteriggioni









Continua da: Una storia partigiana 

E' sicuramente molto arduo arrivare in cima al castello di Monteriggioni, come sperimentarono i fiorentini  quando lo cinsero invano d'assedio. 

L'eccezionale spiegamento di torri colpì Dante che nell'Inferno le ricorda paragonandole ai giganti delle bolge infernali:  "Però che come sulla cerchia tonda / Monteriggion di torri si corona / così la proda che il pozzo circonda / torreggiavan di mezza la persona / li orribili giganti.."



Ma al di là della storia e delle sue testimonianze che trasudano da ogni pietra, a Monteriggioni c'è anche la vita moderna, l'imprenditoria dei ristoratori, degli albergatori e dei giovani e meno giovani che hanno impiantato piccole imprese alternative e dai prodotti raffinatissimi.

Così si fa la conoscenza di Giuditta Viscardi o meglio del suo compagno che ne illustra con infinita passione le costosissime opere in ceramica e i gioielli citati da Vogue,  ma poiché è un gran chiacchierone e forse avendo capito che non ho nulla da comprare, si mette a a parlare di sé, cosa che accade molto di frequente ai viandanti. 
Così si iniziano ad acquisire le prime informazioni sulla "selvaticità" dei senesi, sul loro orgoglio contradaiolo, sul gran rifiuto a Fanfani che voleva far passare l'autostrada da Siena, per poi dirottarla prontamente su Arezzo. Si parla poi dell'altro gran rifiuto alle fabbriche orafe che volevano impiantarsi nel senese, e che poi hanno trovato interessata ospitalità nell'aretino. Il nostro principe consorte, allora impiegato di Banca, era costretto a portare i lingotti d'oro da piazza Salimbeni alla nascente Uno-a-erre. Siena continuava ad essere città di banchieri, con gli esiti che sappiamo, Arezzo sviluppava le industrie. 
Non sono sicuro, però, che il rifiuto della modernizzazione sia stato interamente perdente per i senesi e lo vedremo più avanti quando si inizierà a parlare di contrade.

Poco più avanti la "Spezieria Toscana" di Federico Minghi, "spacciatore" di biscottini toscani "fatti a mano uno per uno con i migliori ingredienti a km zero". Dopo un po', stanco delle chiacchiere, che a quanto pare deliziano i radical chic e i ricchi americani, e fatto un rapido calcolo mentale del costo al Kg (circa 50 euro!), decido di optare per la pizza in piazza del più casereccio gestore napoletano.
Appena in tempo per assistere alla meditazione yoga di un santone indù accovacciato sulla pietra rovente della chiesa che ho davanti agli occhi. Di andare nella lercia stanzetta dell'ostello allestito dal volenteroso parroco non ho proprio voglia e, visto che la tappa è stata in fondo breve, perchè non fare il giro completo dei 560 metri delle mura? Così un'altra scoperta: dalla parte nord le torri sono tutte mozzate, un accorgimento del 1500, quando, comparse le armi da fuoco, si doveva offrire il minore fronte possibile al fuoco degli assedianti.  
Imperdibile il tramonto, romantico e nello stesso tempo austero dalla porta san Giovanni a sud:

Porta San Giovanni



Segue in: E infine Siena      

martedì 15 agosto 2017

Controcorrente: dalla guerra umanitaria alla guerra all'umanitario

Immagine di copertina al solo scopo di attirare i lettori

L'immaginario collettivo è una brutta bestia











Immaginario collettivo o spirito dei tempi, decidete voi. Dalla più innocua e molto più divertente mania del lato B, argomento principe dell'immaginario, che ha dato di recente origine alla moda del belfi, la mente collettiva italiana si è fatta irretire da paure e pensieri meno allegri, da pesanti luoghi comuni gravidi di conseguenze sociali e politiche, da paure ancestrali e irrazionali, da un orribile senso comune fondato sulle apparenze e alieno dai numeri e dalla realtà fattuale. Un po' come per i vaccini, per capirci.

Un senso comune collettivo deviato, che purtroppo va oltre l'intelligenza e i comportamenti personali nella piccola cerchia sociale, che rimangono accettabili, un senso comune che, in ambiti più ampi, diviene ogni giorno di più  preda dell'irrazionale e della paura.

"Prima vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.." Dovrebbe essere letto, parafrasato, riassunto e infine imparato a memoria il sermone di Martin Niemölle, con tutte le sue innumerevoli variazioni sul tema. 

Adesso dopo anni di martellamento leghista anti stato e anti meridionali è arrivata il tempo del martellamento anti immigrati e dell'emergenza sbarchi. Per carità, un problema di evidentissima gravità, ma può definirsi emergenza un evento che si presenta ogni giorno? 
Cosa fa allora la pseudo sinistra immemore delle paure fomentate dal fascismo e dal nazismo e  degli orrori che ne seguirono nel secolo breve? Impone al dibattito la propria etica? la propria visione del mondo, adattandola al necessario pragmatismo di governo? la propria tradizione migliore? abbozza soluzioni e proposte praticabili? propone un uso di risorse più produttivo e meno a rischio di accaparramenti mafiosi  e pseudo cooperativi? No! Rincorre la destra più oltranzista, dimentica che dove agisce con intelligenza, attraverso la linea dell'accoglienza diffusa, come in Toscana, il fenomeno desta meno paure irrazionali, dimentica il ruolo realistico che l'Italia potrebbe esercitare nel panorama internazionale, condizionando di fatto interventi e patteggiamenti ... Rincorre le farneticazioni grilline anti-ong, compie quel passo che neppure il peggior berlusconismo pro gheddafi aveva osato compiere: rimandare i naufraghi o aspiranti tali, nei lager libici.

E queste non sono fantasie buoniste: ho sentito personalmente i racconti di chi quei campi li ha attraversati e se non dovesse bastare a credervi, ecco un filmato assai eloquente, girato nei campi libici ufficiali; in quelli in mano alle bande armate accade anche di peggio.  



In un crescendo di rincorse verso il nichilismo dell'azione e dell'intelligenza, si lascia che prenda piede l'equivoco dell'invasione quando in realtà i numeri e i confronti con altri paesi dicono altro, si lascia che la guerra alle ONG iniziata dallo smemorato di Avellino, si trascini nei talk show e soprattutto che entri definitivamente nell'immaginario collettivo, imponendo un codice di comportamento all'apparenza coerente, serio e legittimo, ma che svela ben presto la nudità del re: il vero obiettivo é lasciare mano libera ai libici, per altro di un governo fantoccio, e rimandare i migranti nei campi da cui sono
fuggiti. Tutto va bene, purchè non si vedano più qui o purchè ne arrivino meno, perchè l'Italia  "sta scoppiando".  Questo è quello che propaganda la vulgata fascio-leghista-grillina, questo è quello che goccia dopo goccia è penetrato nell'immaginario collettivo. Ma sarà vero?
Proviamo a guardare un po' i numeri:



(nella colonna di destra il numero di rifugiati ogni mille abitanti)


Dalle guerre umanitarie a cui l'Italia ha largamente partecipato, si passa insensibilmente alla guerra all'umanitario, alla criminalizzazione delle ONG, alle invettive contro Saviano, alla strumentalizzazione delle parole parole del Cardinale Bassetti presidente della CEI. E si ignorano le dissociazioni e le precisazioni del Priore di Bose, Enzo Bianchi

Se poi pensiamo che siamo appena all'inizio delle danze e che le migrazioni epocali, quelle vere, quelle delle migrazioni climatiche, devono ancora iniziare.. 

Per approfondire:

Non ci sono solo le colpe della colonizzazione del secolo scorso, l'occidente ne ha di ben più recenti:  Da un articolo di Iacopo Fo 



Bibliografia: 

  • Storia delle migrazioni di Homo sapiens: Calzolari- Pievani, Libertà di migrare, Einaudi
  • Come l'immigrazione sta cambiando il volto dell'Europa: Massimo Franco, L'assedio, Mondadori
   






mercoledì 9 agosto 2017

Luoghi comuni e non. Viaggio nella Toscana minore, 4

L'eccidio di Montemaggio, Sergio Staino


Una storia Partigiana.




Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro. 
(L. Sepulveda)

Segue da: Da san Gimignano a Monteriggioni


Martina ha un bell'abito a fiori e sfoggia una elegante collana di perle, come una contadina vestita a festa, l'eloquio è fluente e ovviamente in perfetto italiano. Elogia la vita in questo borgo seminascosto e sconosciuto al mondo intero, la sua attività quotidiana nei campi nonostante l'età, il relativo benessere nonostante i figli partiti per cercare fortuna altrove. Ma tutto sommato qui si vive bene: ogni tanto arriva qualche strano personaggio stravolto dalla fatica, da rifocillare e con cui scambiare qualche parola, la contrada è  tranquilla e sicura, ma non è stato sempre così... 
Pian piano i suoi occhi si velano, divengono malinconici e riaffiorano le immagini crude delle scene terribili a cui dovette assistere da bambina. E sì, da queste parti è passata la storia, non solo quella assai cruenta del medioevo, quando guelfi e ghibellini si scuoiavano a vicenda e quando i fiorentini tentavano, senza mai riuscirvi, la presa del castello di Monteriggioni,  sfogando, possiamo immaginare come,  la loro frustrazione sul contado inerme.

Da qui è passata anche la storia recente, livida e tragica del ventesimo secolo. 


La vita nei campi, nel secolo scorso era durissima: i contadini subivano ogni sorta di soprusi dai padroni,  come ai tempi degli assedi medievali..sono stati sfollati durante la Seconda Guerra mondiale, sin quando molti giovani, ribellandosi alla leva repubblichina, si sono uniti in gruppi di partigiani per opporsi ai nazifascisti mentre le truppe tedesche, ritirandosi, lasciavano dietro di sé stragi di civili. Oltre alla cacciata dei nazifascisti, i giovanissimi partigiani sognavano anche una vita migliore e più giusta, senza padroni nè fattori..

E Martina si trova, bambina, proprio a casa Giubileo, a Montemaggio, quando vi cercano riparo due diversi gruppi di partigiani, che hanno catturato due ostaggi, una camicia nera italiana e un ufficiale tedesco, con l'intento di scambiarli con un loro prigioniero. 

Ma il fascista locale fa la spia e così all'alba del 28 marzo 1944, i militi repubblichini circondano il podere, sin quando i partigiani non esauriscono le munizioni e sono costretti ad arrendersi. Martina, bambina di cinqu'anni è a casa Giubileo ed assiste a tutta la battaglia e alla cattura. Due partigiani sono uccisi nella notte; i sopravvissuti sono in 18, quasi tutti giovanissimi. Le camicie nere li radunano sull'aia per fucilarli sul posto, Martina sente la madre di uno di loro che dalla finestra  invoca: "me lo volete ammazzare sotto i miei occhi?". 
Un sia pur infimo residuo di umanità induce le camicie nere a portarli nella vicina località "la Porcareccia" e a finirli qui con raffiche di mitra. Tutti, meno uno, che nonostante le gravi ferite riesce a scappare nei boschi: è Vittorio Meoni, futuro presidente dell'ANPI di Siena. 
Tra i 17 morti c'è anche lo zio di Martina. 

Lei adesso si rasserena un po' e mi parla della grande festa che ogni anno viene organizzata a Montemaggio, in memoria dei martiri partigiani. Casa Giubileo è adesso un centro didattico gestito dall'Istituto storico della Resistenza di Siena e possiede una foresteria per vacanze studio.
Come resistere alla tentazione di andare a vedere? 
Ed eccoci, dopo una deviazione, sui sentieri CAI della Montagnola, sino a Casa Giubileo e al cippo commemorativo. La presa di Monteriggioni può attendere! Segue in Monteriggioni


Casa Giubileo, a Montemaggio
In memoria dei 19 caduti












La pieve di Montemaggio


lunedì 7 agosto 2017

Luoghi comuni e non. Viaggio nella Toscana minore, 3



Il vecchio borgo di Abbadia Isola

Da san Gimignano a Monteriggioni 








Segue da: Tra Gambassi Terme e san Gimignano


Che la strada da san Gimignano a Monteriggioni (30 km) fosse da dividere in due era scontato, magari cercando di arrivare ad Abbadia all'isola, e preparare la conquista del Castello studiandolo bene dal basso per un'intera giornata..

Ma per strada gli incontri casuali ti portano spesso ad abbandonare i piani di avanzata programmati in stile teutonico..

Che sia la tappa più bella del percorso senese lo dicono tutte le guide e lo posso confermare. Infatti si incontrano in sequenza molti luoghi interessanti. Il primo è il guado del torrente Foci. 











Poi compare la pieve romanica di santa Maria in Conéo, dell'XII secolo, talmente isolata che nessuno, nei secoli successivi, ebbe mai la tentazione di modificarne l'aspetto adattandolo ai propri tempi; quindi se ne può godere l'aspetto originario e immaginare la vita dei monaci di allora nel quasi deserto circostante..


Santa Maria in Conèo


Dopo poco si materializzano, nascoste tra la vegetazione le Caldane, antiche terme dell'anno mille, alimentate da una sorgente di acqua tiepida, che le fa sembrare calde d'inverno e fresche d'estate. Sono ancora frequentate dalla gente del posto che in estate vi trova un po' di refrigerio.


Le caldane
Ancora pochi chilometri, pochi per le guide e non per chi deve camminare..e si arriva an un avamposto di Monteriggioni, Strove. Si evita "ovviamente" di salire sino al paese che si trova un po' più in alto (ma un po' ormai è sempre troppo..) e ci si accontenta di ammirare la pieve romanica dedicata a san Martino di Tours. La dedica a un santo così lontano è la controprova che da qui nel medioevo passava veramente gente da tutta l'Europa.


Pieve di san Martino di Tours


Ancora pochi chilometri che durano un'eternità e si intravvede la sagoma della Basilica di Abbadia a Isola, un complesso fortificato posto su una collina, un tempo circondato da terreni paludosi, che la facevano sembrare appunto un'isola. Nel convento, appena restaurato, un ottimo ostello e per oggi può bastare.. Ma cercando un po' di cibo in questo luogo all'apparenza abbandonato, arriva Martina, una ragazza di 78 anni con tanta voglia di conversare. Segue in Una storia partigiana  
   

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