mercoledì 10 giugno 2015

Controcorrente: quando i musi neri eravamo noi



"Venite qua a rubarci i posti di lavoro", quando l'insegnante o il carabiniere qua non lo voleva fare nessuno. "Da voi le lauree le regalano", quando ancora non si potevano comprare in Albania. "Siori o poareti, ti te parli co tuti" o il più raffinato e infinitamente più subdolo: "Ma tu non sembri proprio un siciliano".
Quando i negri (o più amabilmente i musi neri) eravamo noi, avrebbe potuto titolare Gianantonio Stella. Noi siciliani, o genericamente meridionali, questo ci sentivamo dire, a mezza voce, quarant'anni fa, appena approdati nella Serenissima. Erano atteggiamenti totalmente minoritari, nascosti tra le pieghe di una generale disponibilità sorridente e cortese, ma intransigente nel parlarti in lingua veneta, siciliano o tedesco che tu fossi. Chi ne era portatore un po' se ne vergognava perchè comunque sapeva di esprimere sentimenti indicibili e di far parte di una minoranza. 
Piuttosto la vera, forte discriminazione era quella politica e ideologica: inammissibile nella Gran Pretagna di allora leggere o portare sottobraccio giornali eversivi, come l'Unità; il Manifesto non arrivava neanche. 
A questo vena sottilissima di razzismo in nuce, faceva da contraltare una grande generosità, gentilezza, cortesia, educazione, ordine e pulizia che, abituati al caos e ad una significativa dose di prevaricazioni e mafiosità da cui eravamo fuggiti, ci compensavano ampiamente delle ingiurie a mezza voce. Se poi anche tu avevi una grande capacità di lavorare, come capita spesso anche ai meridionali, soprattutto all'estero, l'integrazione diveniva automatica e le mezze voci si facevano sempre più flebili.
Poi venne qualcuno che quelle mezze voci le rivitalizzò per calcolo politico, per ricerca di consenso, facilitato dalla nuova ondata, questa volta di albanesi, rumeni, marocchini. Anche questi ultimi arrivati facevano i lavori che nessun italiano, del nord o del sud che sia, non voleva più fare: badante, manovale nell'edilizia, magazziniere, camionista, operaio in fonderia o in conceria. Adesso che anche gli albanesi e i rumeni non sono più il pericolo numero uno e magari parlano un colorito dialetto veneto, il pericolo dell'invasione é dato da duemila poveracci, questa volta finalmente neri a tutti gli effetti, sopravvissuti al proprio dittatore, ai libici e poi al mare. 
Siamo finalmente una grande nazione: abbiamo anche noi i musi neri, a quando il primo processo sommario e la prima impiccagione? 
Intanto alleniamoci bruciando e spianando qualche campo rom.

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