sabato 19 settembre 2020

Veneto 2020: elezioni regionali, le regole e i candidati


Le  famigerate modifiche all'art. V della Costituzione del 
1999 (Governo D'Alema) e del  2001 (Governo Berlusconi) che hanno permesso alle Regioni  di divenire delle ignobili superfetazioni della burocrazia statale, hanno regalato agli italiani un'altra piccola chicca: stravolta la legge Tatarella, che aveva introdotto il sistema maggioritario e presidenziale per tutte le regioni, adesso ognuno fa per conto suo. C'è chi come la Toscana ha di recente introdotto il ballottaggio, sulla scorta della sentenza nazionale della Consulta, chi ha una soglia di sbarramento e chi un'altra, chi ha le quote rosa e chi no, chi ha un certo premio di maggioranza e chi un altro. Insomma il vero federalismo anarchico, che ha mostrato il suo volto peggiore durante la pandemia. Qualcuno, nell'era della globalizzazione,  mi deve ancora spiegare la differenza tra federalismo e  moltiplicazione della burocrazia, del clientelismo, della corruzione, delle corti e dell'affarismo locale.


Ma fermiamoci al Veneto: 
Nel marzo 2015, durante una caotica e rissosa seduta del consiglio regionale sono state apportate importanti modifiche alla legge elettorale del 2010. 
In sintesi:
Non è previsto un ballottaggio: vince il candidato che prende più voti. Basta un solo voto in più degli avversari per essere eletti governatori del Veneto. 
Premio di maggioranza: se la coalizione raggiunge almeno il 50% dei voti avrà il 60% dei seggi; se raggiunge un numero di voti compreso tra il 50% e il 40% avrà il 57,5% dei seggi; se ottiene meno del 40% dei voti, avrà il 55% dei seggi. Sono previste le preferenze: gli elettori potranno votare sulla scheda elettorale sia per il Presidente sia per i membri del Consiglio Regionale. 
Gli elettori, prendete buona nota, potranno anche esprimere un voto disgiunto, cioè il voto a un candidato presidente e, contemporaneamente, a una lista a lui non collegata

Altre novità, introdotte dalla legge del 2015:
i consiglieri regionali passano da 60 a 49 (oltre al presidente eletto e al candidato presidente miglior perdente);
è introdotto (ma solo per il futuro) il limite di due mandati sia per il presidente che per gli assessori, nonché  per i consiglieri regionali;
le liste dovranno essere composte in misura eguale da candidati di sesso maschile e femminile, alternati tra loro (50% dei candidati di ciascuna lista dovrà essere di genere femminile);
a livello provinciale, le liste di ogni partito saranno composte da un numero di candidati pari ai consiglieri da eleggere in ogni circoscrizione; è stata però introdotto un correttivo per le Province di Belluno e Rovigo che essendo meno popolose si trovano a eleggere un minor numero di consiglieri. In queste Province il numero di candidati per ogni lista potrà arrivare fino a 5 (in modo da rendere possibili eventuali sostituzioni in caso di dimissioni o impedimenti degli eletti);
a differenza che in altre Regioni non è stata innalzata la soglia di sbarramento: sono ammesse al riparto dei seggi sia le coalizioni (insieme di partiti che appoggiano lo stesso presidente) che ottengono il 5 % dei voti di coalizione, sia le coalizioni composte da  almeno un partito (gruppo di liste presentate in più province con lo stesso simbolo) che hanno ottenuto il 3% dei voti di lista.

In queste elezioni regionali saranno ben nove i candidati che correranno alla poltrona di presidente del Veneto.

Tra questi quattro sono rappresentanti di partiti politici presenti su tutto il territorio nazionale, mentre gli altri cinque rappresentano liste civiche presenti solo in Veneto o in poche altre regioni.

In corsa abbiamo il sempre verde e impomatato presidente uscente Luca Zaia, sostenuto daLega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, e dalle due liste civiche Zaia Presidente e Lista Veneto Autonomia. 

Il centrosinistra presenta un candidato atipico come Arturo Lorenzoni, entrato in politica nel 2017 come vicesindaco di Padova e appoggiato da Partito Democratico, Europa Verde, +Veneto in Europa – Volt, Il Veneto che vogliamo (lista che include Articolo Uno, Sinistra Italiana e Possibile) e dagli autonomisti di Sanca Veneta.

Il Movimento 5 Stelle candida l’ex senatore Enrico Cappelletti, mentre la senatrice di Italia Viva Daniela Sbrollini correrà sostenuta dalla lista Daniela Sbrollini Presidente, che comprende al suo interno Italia Viva, Partito Socialista Italiano, Partito Repubblicano Italiano e Civica per il Veneto.

Per chiudere, troviamo gli autonomisti del Partito dei Veneti, che candidano il consigliere regionale uscente Antonio Guadagnini;  l’ex parlamentare Simonetta Rubinato, fuoriuscita dal Pd nel 2019 e candidata a presidente della regione con una lista fai da te:  Veneto – Simonetta Rubinato per le Autonomie.

L’estrema sinistra è rappresentata da Paolo Benvegnù, in corsa con la lista Solidarietà Ambiente Lavoro (SAL!) che comprende al suo interno il Partito Comunista Italiano e il Partito della Rifondazione Comunista.

Patrizia Bartelle è invece candidata con il partito Italia in Comune, che in Veneto si presenta con il nome di Territori in Comune – Veneto Ecologia Solidarietà e dulcis in fundo anche il   Movimento 3V – Libertà di Scelta troviamo con tale dott. Paolo Girotto, medico "veterinario". 

Le complicate regole del voto:

Si può votare solo per il candidato Presidente, tracciando un segno sul nome e/o sul contrassegno a fianco del nome. In tal caso, il voto si intende espresso anche a favore della coalizione collegata (composta da tutte le liste che appoggiano quel candidato Presidente). 

  1. Si può votare per un candidato Presidente, tracciando un segno sul nome e/o sul contrassegno di tale candidato, e per una delle liste provinciali ad esso collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste, con o senza preferenze.
  2. Si può votare a favore solo di una lista provinciale, tracciando un segno sul relativo contrassegno. In tal caso il voto si intende espresso anche a favore del candidato Presidente della Giunta regionale a essa collegato.
  3. Si può votare per un candidato Presidente, tracciando un segno sul nome e/o sul contrassegno di tale candidato, e per una delle liste provinciali a esso non collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste, con o senza preferenze (cosiddetto «voto disgiunto»). 
  4. Si può votare anche solo una preferenza, senza indicare la lista o il candidato Presidente. In tal caso il voto è assegnato al candidato, alla lista cui appartiene il candidato e al candidato Presidente collegato a tale lista.
  5. In caso di espressione di una sola preferenza in uno spazio diverso da quello della lista di appartenenza, il voto è comunque valido (es. Bianchi candidato della lista n. 1 ma erroneamente inserito negli spazi della lista n. 2). In tal caso il voto è assegnato al candidato, alla lista cui appartiene il candidato e al candidato Presidente collegato a tale lista.
  6. Si possono votare due preferenze che riguardano candidati della stessa lista ma di sesso diverso. In tal caso il voto è assegnato ad entrambi i candidati, alla lista di appartenenza ed al relativo candidato Presidente collegato a tale lista. Se si esprimono due preferenze che riguardano candidati della stessa lista ma dello stesso sesso, la seconda preferenza è annullata.

venerdì 19 giugno 2020

Didattica a distanza: dalla DAD al PIA e al PAI

Tutto diverso, tutto uguale






Agli infiniti acronimi usati quotidianamente ** nella scuola da tre mesi si è aggiunta una nuova nata, la DAD, che come l'originale DADA ha rischiato di divenire il corrispondente nonsense moderno, se non fosse stato per la caparbietà, la professionalità e il senso del dovere di molti insegnanti. 

Non so se siano la maggioranza, sicuramente molti, ma pochi hanno saputo reinterpretare al massimo le potenzialità di quello che sembrava essere un ulteriore evanescente e dimenticabilissimo acronimo e invece è divenuto l'incombente tormentone e la tragica quotidiana realtà di tutte le famiglie italiane (quelle degli insegnanti e quelle degli alunni). 

Ma niente di nuovo sotto il sole: chi ha reinterpretato in modo positivo e costruttivo la nuova necessaria realtà è stato chi lo faceva già da prima in classe, chi nella situazione normale sapeva già cogliere debolezze, stati d'animo, passioni, chi sapeva già suscitare interessi e impegno.

Quindi tutto, apparentemente, diverso ma di fatto tutto uguale a prima, solo con molta più fatica. E di questi eroi del quotidiano, oggi ve ne voglio presentare uno molto particolare. In realtà lo conoscete già se siete tra quelle migliaia di visitatori che hanno letto  questa intervista . 


E nonostante la famigerata DAD Ermanno Signorelli non si è fermato e, tutti da casa, è riuscito a rimettere insieme l'orchestra della scuola media di Mestrino che aveva dovuto fermarsi dopo solo un paio di incontri. 

Nel video che segue il risultato, che non solo è commovente per l'impegno degli "orchestrali" (impagabile le percussioni sostituite dalle pentole di casa!) ma molto dignitoso sul piano musicale, per la geniale orchestrazione e per la pulizia del suono di alcuni musicisti. 


Per chi se lo fosse perso, la settimana scorsa se ne è parlato  anche  al TGR della RAI


** Gli acronimi della scuola:
AD, ADAS, ASL, ATA, BES, CBT, CCNL , CdV, CFP, CIA, CIC, CIG, CIN, CIR, CLIL, CFU, CNP, COE, COI, CS, CTP, DB, DDAI, DOP, DOS, DS, DSA,DSGA, DURC, DUVRI, DVR, E.L.I.S.A., ESABAC, FAD, FIS, FIT, FS, GAE, GAV, GLH, GLI, GMRE, INDIRE, INVALSI, IOL, IRRE, LIM, MAD, MEPA, MOF, NAV, NAV, NIV, OSA, PAS, PDF, PDM, PDP, PNSD, PON, PDP o PEP, PEI, POR, PPST, RAV, RID, RSU, SIDI, SMIM, SPID, TAR, TFA, TFR, TFS, TU, UDA, UDP, USR, UST

domenica 23 febbraio 2020

Una scuola elementare a Bamako




Conoscere Boubacar servirebbe a molti per cancellare ogni tipo di  pregiudizio. Io ho avuto la fortuna di incontrarlo quando, ormai sei anni fa, aiutavo un gruppo di uomini e di ragazzi appena arrivati da Pozzallo ad imparare i primi elementi dell'italiano. 
Boubacar era uno di questi, partito dal Mali quando la Libia aveva appena smesso di essere un miraggio di benessere e di lavoro per le popolazioni sub sahariane. Nel 2014 ancora le condizioni dei migranti in Libia provenienti dai paesi al sud dell'equatore non erano pesanti come adesso: qualcuno arrivava già con il denaro per ottenere l'imbarco, qualcun altro se lo procurava lavorando. Boubacar non racconta esperienze particolarmente drammatiche legate all'attraversamento del deserto, alla permanenza in Libia e al passaggio del Mediterraneo, ma sicuramente anche allora non si trattava di una passeggiata né di una gita turistica. 

Fatto sta che Boubacar, lasciato un lavoro di trasportatore in giro per l'Africa, non più possibile a causa delle sempre più frequenti incursioni degli estremisti islamici, decide di tentare la fortuna emigrando. 
Arrivato a Pozzallo ha la fortuna di essere smistato a Padova e di venire a contatto con la comunità di sant'Egidio, con cui lui, profugo, si prodiga per aiutare i senza tetto di Padova con coperte e bevande calde per l'inverno.
Boubacar è musulmano, un musulmano caritatevole, aperto alle altre religioni, come è uso nel suo paese dove cristiani e musulmani spesso festeggiano insieme le rispettive feste;  un bravo ragazzo, insomma, come quelli di una volta, che si affianca alle migliaia di volontari padovani.
Presto si integra, diventa a sua volta operatore di un centro di accoglienza, talvolta andando anche oltre ai suoi compiti e spingendosi a socializzare ed aiutare gli anziani del quartiere. Posso testimoniare che alla commemorazione per la morte di sua madre parteciparono diverse signore del quartiere in cui lavorava.  
Un bravo ragazzo, ma molto attento alla realtà che lo circonda, capace di comprenderne i risvolti positivi e negativi e capace di coglierne le opportunità di ogni tipo: a Padova, tra l'altro si sposa con una ragazza italiana e si circonda di molti amici da cui riceve ed a cui dà molto.
Raggiunta una certa tranquillità lavorativa ed economica non smette di pensare alla sua terra d'origine e matura il desiderio di agire, di costruire: cosa meglio di un luogo per accogliere i bambini che altrimenti resterebbero per strada o  nelle scuole coraniche diventando talibè?
Acquista quindi un terreno in un piccolo comune agricolo vicino a Bamako e avvia la costruzione di un piccolo edificio.
Ma la storia è appena iniziata. Tra i tanti amici di Boubacar c'è Massimo Sommacampagna, un funzionario di banca padovano. Con lui Boubacar parla del suo sogno di ingrandire il progetto iniziale, già avviato e di farlo diventare una vera e propria scuola elementare.
Massimo ad un certo punto si ammala gravemente e dopo pochi mesi, assistito da Boubacar lascia questa terra.
Le conversazioni tra i due però non erano restate lettera morta; subito dopo la scomparsa di Massimo, Boubacar apprende che era ferma volontà del defunto collaborare al suo sogno. E da lì parte la ricerca di ulteriori fondi e di appoggi bancari, nonché l'elaborazione del progetto edilizio per una scuola vera e propria, capace di accogliere 800 alunni.
Tralascio le mille incombenze burocratiche in Italia e nel Mali e vi racconto solo una piccola curiosità, che aiuta a comprendere quali siano le reali condizioni dell'istruzione in Africa e il retrostante livello economico. Un primo progetto, elaborato in Italia prevedeva classi per 40 bambini; una supervisione fatta da un ingegnere maliano suggeriva di portare il numero sino a 70/80 per classe! questi i numeri ordinari per una classe elementare a 20 chilometri da Bamako, con qualche possibilità di essere poi fornita di insegnanti regolari!

In conclusione faccio un appello a tutti gli amici e non che hanno figli in classi "pollaio" con 25 alunni, a quelli per i quali il principio di "aiutarli a casa loro" è uno stile di vita e non uno slogan, a chi ha qualcosa che gli avanza, anche poco (10-50 euro in Mali sono una fortuna!), a chi ha molto che gli avanza..a chi crede nell'istruzione come elemento di liberazione dell'umanità dalla schiavitù e dalla povertà, agli  uomini e alle donne di scuola, ai genitori, ai dirigenti scolastici, ai volontari, agli operatori del sociale, ai semplici cittadini che vogliono resistere all'imbarbarimento della società: appena sarà aperta la piattaforma ad hoc, di cui vi daremo presto notizia, donate quanto potete senza paura, mai un euro sarà stato così ben speso! (Segue)

Per saperne di più sul Mali:
Profughi, clandestini o? esseri umani..

La vita quotidiana nel Mali, filmato

Informazioni

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Parte delle immagini, loghi, contributi audio o video e testi usati in questo blog viene dalla Rete e i diritti d'autore appartengono ai rispettivi proprietari. Il blog non è responsabile dei commenti inseriti dagli utenti e lettori occasionali.