venerdì 28 febbraio 2014

Consiglio comunale del 4 marzo, l'odg 1



I punti all'odg del 4 marzo,
prima parte







Comunicazioni: prelevamento dal fondo di riserva 2013 con delibera di Giunta 122 (4.200 euro per l'espletamento dell'esame ad assistente sociale, di cui 1500 per commissione d'esame e 2.700 per affitto sedie con ripiano) e con delibera di Giunta 140 (48.282, di cui 782 per commissione elettorale mandamentale, 3100 per assistenza domiciliare e ricoveri e la parte restante per contributi ad associazioni, attività sportive, sicurezza stradale, € 10.000,  segnaletica stradale, € 20.000, e € 6.000 per maggiori costi illuminazione stradale)

Prosecuzione convenzione con il Centro servizi territoriali della Provincia, che eroga servizi informatici in rete; in particolare il comune di Mestrino attualmente usufruisce dei seguenti servizi: sistema informativo bibliotecario (€400), posta elettronica certificata e firma digitale (€23), dominio posta elettronica (€100), antivirus (€ 825), a cui va aggiunto il canone d'ingresso (€1.500), per un totale di € 2.848.
Delega alla Giunta per individuare ulteriori servizi.

Misure di attuazione del Dlgs 39/2013. Si tratta di un atto dovuto, che deve prevedere la surroga dell'organo comunale che abbia eventualmente conferito incarichi presso la pubblica amministrazione dichiarati nulli. La surroga diviene necessaria poichè l'organo che ha proceduto alla nomina nulla viene interdetto per 3 mesi dalla potestà di attribuire ulteriori incarichi pur se di sua competenza.
nella proposta della Giunta gli organi surroganti sono vari a secondo dell'organo che ha conferito la nomina nulla; ad esempio, se la nomina nulla è del sindaco, subentra il vice, se è della Giunta subentra il Consiglio comunale e cosi via.

Nella prossima puntata:  il piano di riqualificazione del centro storico di Arlesega, proposte e interrogazioni delle minoranze.

giovedì 27 febbraio 2014

Consiglio del 4 marzo, convocazione e odg






Consiglio comunale 
del 4 marzo 2014








Martedì 4 marzo, alle ore 19, é convocato in seduta straordinaria di prima convocazione, il Consiglio comunale, per discutere i seguenti argomenti all'o.d.g.:

  1. Comunicazioni.
  2. Approvazioni verbali sedute precedenti.
  3. Provincia di Padova- Centro servizi territoriali- prosecuzione convenzione servizi ex art. 30 Dlgs 267/2000 e successive modifiche - Approvazione.
  4. Approvazione progetto preliminare di sistemazione strade e marciapiedi con abbattimento delle barriere architettoniche del centro storico di Arlesega e contestuale adozione variante parziale al Piano degli Interventi vigente, ai sensi dell'art. 18 L.R. 11/2004  e successive modifiche.
  5. Approvazione misure di attuazione del Dlgs 39/2013 con particolare riguardo alla disciplina di surrogazione dell'organo che abbia conferito un incarico dichiarato nullo (art.18).
  6. Istituzione commissione temporanea "bilancio".
  7. Mozione n. 06 del consigliere comunale F. Pinton del M5S "Amministrazione trasparente nel sito istituzionale"
A domani l'illustrazione dei punti in discussione

mercoledì 26 febbraio 2014

I Rom e la religione






ANCHE I NOMADI 
DIVENTANO SANTI 





Continuo a stupirmi del fatto che quotidianamente almeno 20-30 visitatori siano indirizzati da Google su questo blog alla ricerca di nomi di Rom e Sinti famosi. Chissà perché la fama delle persone di origine rom o sinta interessa tanto il pubblico! 
Il mio post, in origine, aveva l'obiettivo di far riflettere, attraverso i nomi di personaggi famosi, sulle profonde discriminazioni che questo popolo soffre ancora nelle nostre contrade civili e in buona parte di quelle europee, dove si continua a scambiare, in modo assai primitivo, la povertà, anzi la miseria, con la tendenza delinquenziale, capovolgendo il nesso causa-effetto.

Eppure sembrerebbe assai evidente il nesso tra emarginazione e devianza sociale e, di conseguenza, assai semplice scindere tale feed-back negativo, ma evidentemente questo non renderebbe in termini elettorali;  meglio urlare, come secoli fa: "dagli all'untore".

Ma io non mi stanco di sottolineare l'irrazionale e oggi rilancio con due storie esemplari che, questa volta, riguardano la religione alla quale tanti ottusi "negazionisti" della dignità delle persone sembrano essere fortemente legati.  

Rom a Saintes Maries de la mer (Camargue)
Forse pochi lo sanno ma anche i nomadi, i Kalós, hanno il "loro" santo: si tratta di Ceferino Giménez Malla,  detto "el Pelé", morto nel 1936 durante la guerra civile spagnola e beatificato da Giovanni Paolo II il 4 maggio 1997. Nato da genitori nomadi nell’agosto 1861 a Benavent de Lérida (Catalogna), luogo di sosta  per molti gitani dell’epoca, il bimbo venne subito battezzato nella parrocchia locale. 
Di famiglia povera, praticò per qualche anno l’accattonaggio (chissà come mai!) diventando poi commerciante di animali. Si sposò a soli 18 anni con una ragazza gitana, Teresa, dalla quale non ebbe figli. Venne fucilato in odio alla fede presso il cimitero di Barbastro, in Aragona, nell’estate del 1936 per aver difeso un sacerdote. Al momento dell’esecuzione stringeva tra le mani una corona del rosario, motivo per cui è stato definito "martire del rosario". Sono attualmente in corso altri due processi di beatificazione di persone rom: un uomo, Juan Ramon, e una donna, Emilia. 



La seconda storia riguarda, invece il primo parroco Rom d'Italia, don Osvaldo Morelli, parroco, appunto, di Nocelleto di Carinola, un paese in provincia di Caserta.
Trattato da bambino con una diffidenza che sconfinava nella discriminazione, don Osvaldo, invece, ha studiato e poi con l'aiuto della comunità ne è diventato egli stesso guida. 




martedì 25 febbraio 2014

lunedì 24 febbraio 2014

Alberto Trevisan a Mestrino



Il filo rosso
Dall'obiezione di coscienza al servizio civile.




Terza iniziativa promossa dall'Associazione Storia e Vita, questa volta in collaborazione con la Parrocchia di Mestrino.



Alberto Trevisan è nato a Padova il 21 settembre 1947. Obiettore di coscienza nonviolento al Servizio militare, tra il 1970 e il 1972 è stato condannato tre volte dai tribunali militari, dovendo scontare una pena complessiva di 18 mesi di carcere militare e venendo scarcerato definitivamente solo in seguito all'approvazione della legge sul riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza (Legge n.772 del 15/12/1972). Per Trevisan, il contenzioso giudiziario si chiuse solo nel 1995.
Laureato in Servizio Sociale all'Università di Trieste, ha lavorato come Assistente Sociale nei Servizi Psichiatrici della ULSS 16 di Padova per più di vent'anni e, in seguito, nei Servizi Sociali del Comune di Padova per altri sei. Dal 1999 al 2004 è stato Consigliere Comunale e Assessore del Comune di Rubano (PD), dove tuttora risiede. Ha prestato, inoltre, servizio come docente dei corsi di formazione rivolti ai giovani in Servizio Civile nazionale presso le Università di Padova, Venezia e Trieste, l'ANCI del Veneto e altre associazioni non-profit. È membro del Coordinamento Nazionale del Movimento Nonviolento ed è stato tra i fondatori, nel 1988, della Associazione Italiana per la Pace. Giornalista pubblicista collabora con la rivista "Azione Nonviolenta", organo del Movimento Nonviolento Italiano, e con il settimanale padovano "La Difesa del Popolo".
Il Consiglio comunale di Padova, nella seduta dell'11 dicembre 2012, ha deciso di conferire la cittadinanza onoraria ad Alberto Trevisan, con la seguente motivazione: "Padova, Città di Pace, riconoscente per il contributo di eccellenza dato alla diffusione della cultura della pace, dei diritti umani, della solidarietà e della democrazia, attraverso il suo impegno nel Movimento Nonviolento".

Ho spezzato il mio fucile

Successivo incontro, venerdì 28 marzo alle 20.45 presso l'Auditorium dell'Assunta di Rubano: Roberto Rapisardamaresciallo dei Carabinieri a Lampedusa, autore del libro "Vite anNegate"

domenica 23 febbraio 2014

Perchè non stiamo sereni







Dieci domande 
che tutti dovrebbero porsi













  • Perchè l'improvviso voltafaccia di Renzi?
  • Perchè in nessun giornale c'è un'analisi di questo salto della quaglia?
  • Perchè alcuni industriali vogliono la patrimoniale?
  • Perchè Renzi ha resuscitato Berlusconi?
  • Perchè Napolitano non ha voluto Gratteri?
  • Perchè questa squadra di ministri?
  • Perchè Grillo sta disperdendo il patrimonio di entusiasmo dei suoi fans?
  • Perchè la sinistra PD continua a subire?
  • Perchè gli italiani sono visceralmente populisti?
  • Perchè la sinistra (non intendo quella nostalgica, ma quella moderna) non riesce a coagulare posizioni e forze?
Le prime risposte:

La ricetta della domenica, 3



    Arancine di riso








Ingredienti per 15 pezzi:
  • 1 Kg di  riso da risotto
  • gr. 400 carne di vitello tritata
  • gr. 100 di  parmigiano grattugiato
  • zafferano
  • gr. 200 di "caciocavallo" di Ragusa o di pecorino
  • 4 uova
  • 1 cipolla
  • gr 100 di piselli surgelati
  • farina
  • pane grattugiato
  • brodo di manzo
  • olio di semi di girasole e di oliva per la frittura
  • sale.
Procedimento: 
Preparate il giorno prima un risotto alla milanese classico ben colorato di zafferano e lasciate riposare per l'intera notte. 
Il giorno successivo,  preparate il ragù di carne alla palermitana: soffritto di cipolla, concentrato di pomodoro, carne tritata e piselli.. 

Raccogliete nel palmo della mano una cucchiaiata di riso, fate una piccola conca al centro e mettete un poco di sugo di carne, aggiungendo due cubetti di caciocavallo. Coprite con un'altra cucchiaiata di riso e premendo tra i palmi, date al composto la forma di una piccola arancia. Continuate l'operazione sino ad esaurimento degli ingredienti, passate gli arancini nella farina, nell'uovo battuto salato, nel pane grattato e friggeteli in abbondante olio di semi integrato con un pò di olio extravergine per insaporire. Scolateli su carta assorbente in modo che perdano il grasso e disponeteli a piramide su un piatto di servizio, servendoli  caldissimi.


Variazioni sul tema






Due variazioni ammesse dalla tradizione sono: gli arancini di pollo (riso bianco, con ripieno di carne di pollo e formaggio) e gli arancini al burro (riso bianco con ripieno di burro e mozzarella).
Altre barbare varianti moderniste (al pesto, alle verdure ecc.) non sono ammesse dalla tradizione e di fatto risultano deludenti: diffidate quindi quando ve le propongono come specialità da nouvelle cuisine 





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sabato 22 febbraio 2014

venerdì 21 febbraio 2014

La filosofia di Grillo, intervista



Fenomenologia di Beppe Grillo

Mercoledì, 9 maggio 2012
Intervista a Edoardo Greblo
di Virginia Perini

Fonte: Affari Italiani




Se lo si guarda senza pregiudizi, è difficile negare che il "movimento 5 stelle" promosso da Beppe Grillo rappresenti la principale novità emersa sulla scena politica italiana degli ultimi anni. Ed è forse per questo che politici e commentari stentano a prenderne le misure e tendono a giudicarlo con un misto di fastidio e sufficienza nel tentativo di ricondurlo a esperienze già esaurite o di declassarlo a semplice espressione risentita dell'anti-politica.
Ma la "filosofia" che sta dietro al movimento è tutt'altro che banale. Riflette quelli che sono i bisogni di una società "in crisi" non solo all'interno dei portafogli, ma anche al confronto con temi delicati e attuali come la "ricerca d'identità" e la "rivalutazione dell'individuo".

Così, molte risposte sul perché di tanto clamore emergono dall'analisi approfondita che Edoardo Greblo, autore de La filosofia di Beppe Grillo - Il movimento 5 stelle (Mimesis), ha offerto ad Affaritaliani.it. 
In primo luogo si capisce come il successo di M5S sia dovuto all'idea che alla degenerazione "partitocratica" occorra contrapporre prassi e metodologie gestionali di tipo partecipativo e che lo stesso MoVimento rappresenta il cantiere, o il laboratorio, in cui si comincia a sperimentare, meglio e più che altrove, la reinvenzione delle forme dell'attivismo politico, legato all'utilizzo delle nuove tecnologie dell'informazione. Così, nel panorama italiano (secondo molti filosofi caratterizzato da un processo di "deresponsabilizzazione politica"), quello creato dai Grillini risulta essere un luogo nuovo e costruttivo per ripensare il ruolo del singolo nella società e nella politica. Filosoficamente è un luogo dove gli individui che soffrono la spersonalizzazione della società possono provare a ricostruirsi un'identità.




L'INTERVISTA AL FILOSOFO EDOARDO GREBLO

Grillo è oggi al centro di un ampio dibattito politico. Si parla del suo carattere anti-politico. Secondo lei lo è davvero? In che modo?
"Credo, per cominciare, che bisognerebbe sgombrare il campo da due equivoci. Il primo è quello che porta a rubricare il fenomeno Grillo sotto l'etichetta di antipolitica. La cosiddetta "antipolitica" può infatti significare molte cose. Può essere espressione di una sfiducia verso le istituzioni democratiche e il sistema della rappresentanza. Ma può anche essere una reazione salutare e benefica alle liturgie officiate dalle nomenclature politiche e al centralismo delle oligarchie partitiche. Per questo parlerei di "antipartitocrazia" piuttosto che di "antipolitica". Il secondo equivoco è che quanto sta accadendo sia tutto riconducibile a Grillo. Che certo conta, e non poco. Ma ridurre il MoVimento 5 stelle a semplice braccio politico di un leader carismatico capace di intrattenere un rapporto di comunicazione diretta tra sé e il suo popolo significherebbe commettere un fatale errore di prospettiva".

Qual è la filosofia di Grillo?

mercoledì 19 febbraio 2014

Renzi, Grillo


"non sono venuto qui per parlare di programmi", quindi? 
uno spot gratuito, in perfetto stile talk show...



 diretta streaming della consultazione a palazzo Chigi

Se la donna è un'ossessione




 “Se la donna è un’ossessione”

Perché si prende di mira il corpo femminile

di Massimo Recalcati, la Repubblica, 6 febbraio 2014




Perchè tirare fuori un commento del genere a 15 giorni dai fatti? Perchè gli animi sono placati e le persone intelligenti, ora, forse solo ora, sono libere di riflettere.
Anch'io ho fatto un pò di autoanalisi. Ma se è vero che pensando alle deputate grilline, mi viene in mente "maestrine", "saccenti" e forse un temerario "stronzette", e se è vero che di Vendola, se fossi un suo avversario preconcetto, non direi mai finocchio, ma al massimo "parolaio fumoso e inconcludente", quando penso alla Santanchè, invece,  un "troiona" mi scappa sempre. E' grave dott. Recalcati?
A mia parziale discolpa, in quest'ultimo caso, la solidità dell'ipotesi di nesso causale tra prestazioni sessuali e carriera politica. 


Quando irrompe l’insulto ogni forma di dialogo diviene impossibile perché la condizione del dialogo – sulla quale si sostiene ogni democrazia – è il riconoscimento di eguale dignità dell’interlocutore. L’insulto è l’irruzione di uno stop, di una violenza che rende la parola stessa una sorta di oggetto contundente. Nei recenti episodi che hanno coinvolto il leader del M5S e i sui adepti esso si è però colorato di un riferimento forte alla sessualità che sarebbe opportuno non sottovalutare. Perché? L’insulto sessista scavalca il dibattito politico pretendendo di toccare direttamente l’essere dell’avversario. L’odio più puro non è infatti per le idee, ma per l’essere: negro, comunista, ebreo, gay, donna? Il politico regredisce qui alla dimensione ciecamente pulsionale del pre-politico. Il nemico non è qualcuno che ha idee diverse dalle mie, ma è un impuro, un essere profondamente corrotto, indegno, privo di etica, per definizione reietto. Una donna è per il leader del M5S questo? Perché altrimenti suggerire la fantasia di cosa si potrebbe fare alla Boldrini avendocela in auto? A chi verrebbe mai in mente di proporre un quesito del genere? Gli psicoanalisti sanno bene che le fantasie non sono mai innocenti perché traducono moti pulsionali inconsci. Che razza di rappresentazione inconscia il leader del M5S ha del femminile? Lo scatenamento delle fantasie sessuali sul web ha fornito un ritratto inquietante della pancia del movimento che egli rappresenta. Di questo ritratto vorrei mettere in luce due aspetti particolari.
Il primo è la prossimità perturbante con quella cultura berlusconiana che ha fatto della degradazione del corpo femminile una sua tristissima insegna illuminando così la matrice inconscia di quel movimento che si propone come alternativa al berlusconismo. “Sei una puttana!” “Sai fare solo pompini!” non sono affatto insulti post-ideologici, da bar sport, ma riflettono una ideologia totalitaria in piena regola che riduce la donna a roba, oggetto, strumento di godimento, pezzo di carne da dare in pasto agli appetiti di maschi in calore.
Il secondo è un arcaismo di fondo: quello del padre totemico che gioca coi figli al gioco della rivoluzione senza rendersi conto di quale potenziale ad alto rischio maneggia. Ha allora ragione la Presidente Boldrini a ricordarci che in chi esercita questa violenza verbale si cela uno stupratore potenziale. Con l’aggravante che l’appartenenza ad un collettivo, ad un gruppo in assunto di base rigido direbbe Wilfred Bion, guidato cioè da un forte ideale di purezza autorizza a ingiuriare le donne rendendo il pericolo dello stupro ancora più reale: i commenti osceni, lo scatenamento di fantasie sadico-aggressive, la regressione dell’umano all’animale disinibito è, come mostra bene Freud ne La psicologia delle masse, un effetto del fare e del sentirsi “massa”. Non c’è limite al Male per coloro che pretende di fare le veci assolute del Bene.
Gramsci sosteneva che il valore etico di una Civiltà dovesse avere come sua misura di fondo la condizione e il rispetto per le donne. Potremmo tradurre questo concetto affermando che la democrazia ha sempre un’essenza femminile. Essa si fonda sulla cura delle relazioni, sulla legge della parola, sull'unione delle differenze, sulla dimensione fatalmente precaria che sempre comporta la vita insieme. L’ingiuria e il disprezzo verso le donne e le istituzioni democratiche non sono l’opposizione legittima all’ingiustizia, ma sono solo l’altra faccia dell’uso perverso e corrotto delle donne e delle istituzioni democratiche che ha fatto nel nostro paese scempio della politica.

domenica 16 febbraio 2014

La ricetta della domenica, 2




   La caponata





La caponata è il piatto principe della cucina povera siciliana;  esiste una ricetta base e molte varianti familiari e locali. Di seguito, la ricetta della "nonna". 

Ingredienti
Melanzane, 2 kg
Sedano, gambi 600 gr
Una cipolla grossa
Olive verdi, in salamoia snocciolate 400 gr
Capperi dissalati 100 gr
Concentrato di pomodoro (meglio "l'estratto" di pomodoro, acquistato direttamente a Palermo)
Pinoli, 120 gr
Uvetta di Corinto, 100 gr
Zucchero, Aceto rosso
Olio extravergine d'oliva e olio di semi mais q.b.
Sale fino q.b.

Preparazione
Lavate e tagliate a cubetti di circa 1,5 cm di lato le melanzane (del tipo grosso) e riponetele in un'ampia terrina per almeno un'ora, con acqua e sale affinché perdano l’amaro. Poi scolate e asciugate con un panno da cucina.

Intanto, tagliate i gambi di sedano a in pezzi piccoli (max 1 cm) e sbollentateli dentro ad una pentola con dell’acqua salata; dopo qualche minuto, quando i gambi saranno ammorbiditi, aggiungete le olive e i capperi. Qualche minuto ancora di bollitura e poi scolate il tutto, asciugando con della carta da cucina.

Avviate, intanto, una salsa densa con il soffritto di cipolla, tagliata in pezzi grossi e il concentrato (o estratto) di pomodoro.  

Durante la cottura della salsa, friggete in abbondante olio (di semi di mais, mescolato con una buona quantità di olio di oliva)  le melanzane già tagliate a cubetti e, dopo averle ben rosolate (devono risultare croccanti, ma non bruciacchiate) riponetele fuori dalla padella in una terrina rivestita da carta da cucina per assorbire l'olio in eccesso.

Adesso tutto è pronto per essere mescolato: melanzane, salsa di pomodoro, verdure sbollentate; aggiungete i pinoli, l'uvetta, e infine l'aceto e lo zucchero, per dare il gusto agrodolce. Qui nessuno può aiutarvi: dovete assaggiare e dosare secondo il vostro gusto.
La caponata va gustata fredda da sola o come contorno di piatti di carne. 

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Sarde a beccafico

L'anagramma





 

sabato 15 febbraio 2014

Il nuovo che avanza




Se il governo del paese lo decidono le primarie del PD
Di Alberto Asor Rosa

fonte: il Manifesto.it







Ho pas­sato buona parte della mia vita (poli­tica e civile, s’intende) a com­bat­tere le scle­rosi con­ser­va­trici dell’assetto politico-istituzionale ita­liano, la sua gene­tica pro­pen­sione a per­cor­rere e riper­cor­rere senza fine le vec­chie abi­tu­dini e i vec­chi vizi. Dopo il mio ultimo arti­colo (“Nuovi, ma diversi”, il manifesto, 16 gen­naio) sono stato attac­cato da destra e da sini­stra (si fa per dire) come difen­sore intran­si­gente dello sta­tus quo, sordo alle esi­genze del nuovo che avanza. Ancora una volta era tutto il con­tra­rio: mi sono sfor­zato, come sem­pre, di mostrare di quale vec­chiume gron­dasse, die­tro le super­fi­ciali appa­renze, il nuovo che avanza.Non mi sarei aspet­tato però, — lo dico con grande sin­ce­rità, — che nel giro di pochi giorni il nuovo che avanza sve­lasse così chia­ra­mente il grumo di ottusa bru­ta­lità e di ata­vica ripe­ti­ti­vità, che esso nasconde. Mi rife­ri­sco ovvia­mente a quanto è acca­duto in seno alla (sedi­cente) Dire­zione del Pd, e nei suoi din­torni. Sem­pre più provo l’impressione che inter­preti e com­men­ta­tori della vicenda poli­tica ita­liana, ottusi (in que­sto caso uso il ter­mine in senso stret­ta­mente tec­nico) dal loro lungo mestiere, abbiano perso il senso delle cose che accadono.Dun­que:
La Dire­zione di un Par­tito rove­scia a lar­ghis­sima mag­gio­ranza un Pre­si­dente del Con­si­glio che fa parte di quella Dire­zione ed è espo­nente auto­re­vole e rispet­tato di quel Partito;

venerdì 14 febbraio 2014

Istriani famosi





Da Tartini a Uto Ughi 
e tanti altri







Forse non tutti sanno che l'Istria ha dato i natali a molti personaggi famosi del passato lontano e recente. Molti altri sono figli e nipoti di quei trecentomila costretti all'esodo negli anni tra il 1945 e il 1954. Una terra viva, resa tale anche dall'incrocio e dal contatto di culture diverse. 

Eccone alcuni:

Laura Antonelli, Giovanni Arpino, Nino Benvenuti, Francesco Bonifacio, Willer Bordon, Luigi Dallapiccola, Sergio Endrigo, Fabio Filzi, Giorgio Forattini, Beatrice Lorenzin, Anna Maria Mori, Loris Premuda, storico della medicina,  Rossana Rossanda, fondatrice del Manifesto, Nazario Sauro, Giuseppe Tartini, Fulvio Tomizza, Uto Ughi, Alida Valli, Pietro Paolo Vergerio, Vittorio Vidali, combattente antifascista in Spagna.



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giovedì 13 febbraio 2014

Tsipras 3






Alcuni punti per costruire 
un'altra Europa possibile





Chi è Tsipras

Le condizioni di Tsipras

L'impossibile si può fare



Il partito della Sinistra Europea mi ha eletto come candidato per la presidenza della Commissione dell’Unione Europea nel suo quarto congresso il 13-15 Dicembre a Madrid.
È un onore e un onere. L’onore non è solo personale: la candidatura del leader del partito di opposizione in Grecia simboleggia il riconoscimento dei sacrifici del popolo greco. Simboleggia anche la solidarietà per tutti i popoli del Sud dell’Europa che hanno subito le catastrofiche conseguenze sociali delle politiche di austerità e recessione.
Ma, più che una candidatura, è un mandato di speranza e cambiamento in Europa. È un appello per la Democrazia a cui ogni generazione merita di partecipare, e in cui ogni generazione ha il diritto di vivere. È una lotta per il potere di cambiare la vita quotidiana della gente ordinaria. Per citare Aneurin Bevan, un vero social-democratico e il padre del Servizio Sanitario Nazionale Britannico, il potere per noi significa “l’uso di un’azione collettiva con lo scopo di trasformare la società e innalzare tutti noi, insieme”.
Io non sono un candidato del Sud dell’Europa. Sono un candidato di tutti cittadini che vogliono un’Europa senza austerità, recessione e clientele, indipendentemente dal fatto che la loro residenza sia a Nord o a Sud.
La mia candidatura aspira a raggiungere tutti voi, senza distinzioni di ideologie politiche e indipendentemente dai voti che avete espresso nelle elezioni nazionali. Unisce gli stessi popoli che sono divisi dalla gestione neolìberista della crisi economica. Integra l’indispensabile alleanza anti- Memoranda del Sud in un ampio movimento Europeo contro l’austerità: un movimento per la costruzione democratica di una unione che adesso è solo monetaria.
La mia candidatura si rivolge soprattutto ai giovani: per la prima volta nell’Europa del dopoguerra una nuova generazione ha aspettative peggiori rispetto a propri genitori. I giovano vedono le proprie aspirazioni bloccate dall’elevata disoccupazione e la prospettiva di diventare grandi senza lavoro o sottopagati. Dobbiamo agire - non per loro ma con loro - e dobbiamo agire ora!
Dobbiamo urgentemente superare la divisione tra Nord e Sud dell’Europa e demolire il “muro monetario” che separa gli standard e le possibilità di vita nel continente.
L’Eurozona è sull’orlo di un collasso. Questo non è dovuto all’Euro in sè, ma alle politiche di austerità che, anziché supportare la moneta unica, l’hanno indebolita. E che insieme alla moneta unica hanno indebolito anche la fiducia dei cittadini nell’Unione Europea e il percorso di integrazione dell’Europa. È la disuguaglianza che stimola l’euro-scetticismo; dovremo abbandonare austerità e recuperare democrazia.
L’establishment ha colto l’opportunità di riscrivere la politica economica del dopoguerra. La gestione politica della crisi del debito è parte del processo di trasformazione del sud Europa sul modello del capitalismo neo-liberista anglo-sassone. La diversità nelle istituzioni nazionali non è tollerata, e l’imposizione delle regole è la pietra fondante delle leggi approvate dalla Commissione Europea per incrementare il controllo economico sull’Eurozona.
La cancelliera Merkel in Germania, insieme all’élite burocratica neo-liberista di Bruxelles, tratta la solidarietà sociale e la dignità umana come ostacoli economici, e la sovranità nazionale come un fastidio. L’Europa è costretta a indossare la camicia di forza dell’austerità, delle disciplina e della deregolamentazione, peggio ancora, rischia una “generazione perduta” della sua popolazione più giovane e talentuosa.
Questa non è la nostra Europa. È solo l’Europa che vogliamo cambiare: vogliamo un’Europa al servizio dei bisogni umani invece di un’Europa piena di paura della disoccupazione, della disabilità, della vecchiaia e della povertà, che distribuisce guadagni ai ricchi e paura ai poveri, che serve le necessità dei banchieri.
Il cambiamento è possibile e avverrà. Coloro che dicono che l’Europa in cui viviamo non può cambiare non vogliono che l’Europa cambi perché hanno interesse a non voler cambiare.
Noi dobbiamo riunire l’Europa e ricostruirla su basi democratiche e progressive. Dobbiamo riconnettere l’Europa con le sue origini Illuministiche e dare priorità alla democrazia. Perché l’Unione Europea sarà democratica o cesserà di esistere. E per noi, la Democrazia non è negoziabile.

La sinistra Europea si sta battendo per una Europa democratica, sociale ed economica. Questo obbiettivi strategici definiscono le nostre tre priorità politiche:
1. Porre fine all’austerità e alla crisi. Un’eurozona senza austerità è possibile. Perché l’austerità è la crisi, non è una soluzione per la crisi. Costringe l’Europa ad oscillare tra recessione e un incremento anemico del prodotto interno lordo; ha gonfiato la disoccupazione; è la causa dell’incremento del debito pubblico dell’Eurozona dal 70,2% nel 2008 al 90,6% nel 2012. Noi lavoreremo per una soluzione concordata e definita alla questione del debito nell’Eurozona: abbiamo riassunto il nostro piano politico contro la crisi in dieci punti, e la presenteremo nella prossima sezione.
2. Mettere in moto la trasformazione ecologica della produzione. La crisi non è solo economica. È anche ecologica, nel senso che riflette un paradigma economico insostenibile in Europa. Di conseguenza, abbiamo bisogno di una simultanea trasformazione economica ed ecologica della società per emergere dalla crisi e creare una solida base per uno sviluppo che porti giustizia sociale, lavoro stabile e dignitoso e una migliore qualità di vita per tutti.
Abbiamo bisogno di questa trasformazione adesso! La gestione della crisi nell’Eurozona sud della “troika” ha sommato la crisi ambientale a quella fiscale, aumentando la divisione tra nord e sud. Inoltre, col pretesto della crisi e la ricerca di una soluzione rapida alla situazione economica, l’Unione Europea e gli stati membri hanno abbandonato le proprie politiche ecologiche e limitato la sostenibilità, nel migliore dei casi, a misure di efficienza energetica e di materie prime. Un caso tra tutti, anche se l’Europa abbonda di casi simili, e il supporto dato dal governo greco alla multinazionale mineraria Eldorado Gold, che ha iniziato operazioni minerarie su larga scala nella foresta primordiale di Skouries in Halkidiki.
L’Europa ha bisogno di un cambio di paradigma a favore della sostenibilità. A questo scopo, abbiamo bisogno di una politica pubblica ecologica che dia priorità alla sostenibilità e alla qualità della vita, alla cooperazione e alla solidarietà. Per esempio, una politica pubblica ecologica pianificherebbe, incoraggerebbe e finanzierebbe un’istruzione a favore della sostenibilità e favorirebbe le carriere in settori sostenibili. La trasformazione ecologica della produzione ha molti aspetti che derivano da scelte politiche: la riforma delle tasse, che cambierebbe la logica della tassazione spostando il suo peso sul consumo di risorse piuttosto che sull’impiego; l’eliminazione di sovvenzioni a imprese nocive per l’ambiente; la preservazione della biodiversità; la sostituzione dell’energia convenzionale con risorse rinnovabili; l’investimento nella ricerca ambientale e lo sviluppo di coltivazione organica e trasporto sostenibile; il rifiuto di qualsiasi accordo commerciale trans-atlantica che non garantisca alti standard sociali ed ambientali.
3. Riformare le politiche dell’immigrazione in Europa. La ricerca umana di una vita migliore è inarrestabile, e i confini chiusi bloccano i diritti umani, prima ancora che le persone. Finché persiste differenza tra i guadagni e le prospettive dei paesi d’origine e quelli dell’Unione Europea continuerà ad aumentare l’immigrazione in Europa.
L’Unione Europea dovrebbe dimostrare doppia solidarietà: esterna, verso i paesi d’emigrazione, e interna, con un giusto collocamento geografico degli immigrati. In particolare, l’Unione Europea dovrebbe prendere iniziativa politica per una nuova relazione con questi paesi, migliorando l’assistenza allo sviluppo portando pace, democrazia e giustizia sociale. Contestualmente è necessario cambiare l’architettura istituzionale per l’asilo e l’immigrazione. Dobbiamo assicurare la protezione dei diritti umani nel territorio europeo e pianificare misure per salvare i migranti in mare aperto, per organizzare centri di accoglienza e adottare nuove leggi che regolino l’accesso dei migranti ai Paesi europei in modo giusto e proporzionato, prendendo in considerazione, per quanto possibile, i desideri individuali.
I fondi dell’Unione dovrebbero essere distribuiti in modo più sensato; le recenti tragedie di Lampedusa e Farmakonisi dimostrano che sia il Patto Europeo per l’Immigrazione e l’Asilo che la Convenzione Dublino II devono essere corretti immediatamente. I migranti dovrebbero avere la possibilità di chiedere asilo direttamente allo stato membro a loro scelta e non al Paese attraverso il quale entrano nell’Unione Europea. Il paese d’ingresso dovrebbe fornirgli documenti di viaggio che permettano di raggiungere la loro destinazione. Rifiutiamo la “Fortezza Europa” che non fa altro che promuovere xenofobia, razzismo e fascismo. Lavoriamo per un’europa che sia immune all’estrema destra e al neo-nazismo.
Ma l’Europa non sarà mai né sociale né ecologica se non è democratica. E se non è democratica, sarà sempre più distante dai suoi cittadini e i suoi cittadini la sentiranno distante proprio come succede oggi. Perché, in questo momento cruciale, l’Unione Europea è diventata un’oligarchia anti-democratica al servizio delle banche, delle multinazionali e dei ricchi.
La democrazia, in Europa, è in ritirata. E non c’è dubbio che dobbiamo porre fine all’austerità per recuperare democrazia: l’austerità è stata imposta con misure legislative che indeboliscono i parlamenti nazionali; ha rimosso diritti sociali ed economici dei cittadini con misure proprie degli stati di polizia. Allo stesso tempo, la struttura e l’operatività delle istituzioni europee alle quali sono state trasferite competenze e diritti nazionali, sono prive di legittimità democratica e trasparenza. Burocrati anonimi e al di sopra della legge non possono sostituire i politici eletti.
Ma, perché la discussione sulla democrazia in Europa sia significativa, l’unione Europea necessita di un budget significativo e di un Parlamento Europeo che ne decida l’allocazione, e che insieme ai Parlamenti nazionali decida le spese e controlli la loro efficienza. La riorganizzazione democratica dell’Unione Europea è l’obbiettivo politico per eccellenza. A questo scopo, dovremmo estendere la partecipazione del pubblico e l’interesse dei cittadini nello sviluppo delle politiche e dei servizi europei. In parallelo, dovremmo potenziare la istituzioni che hanno una legittima base democratica, come il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali. Questo implica iniziative politiche concrete, come primo passo nel restituire ai parlamenti nazionali il ruolo centrale nella legislazione e nelle decisioni sul bilancio nazionale. Questo significa la sospensione degli articoli 6 e 7 del regolamento europeo sul monitoraggio e la valutazione dei piani economici nazionali, che danno alla Commissione Europea il diritto di controllare e modificare i bilanci nazionali prima ancora dei loro parlamenti. Il parlamento europeo dev’essere uno strumento di controllo democratico sul Consiglio Europeo e la Commissione Europea.
Ma un’Europa democratica non può essere democratica e consensuale entro i propri confini e arrogante, militaristica e guerrafondaia all’estero. Per questa ragione, abbiamo bisogno di un sistema di sicurezza europeo fondato sul negoziato e sul disarmo. Nessun soldato europeo dovrebbe operare al di fuori dell’Europa.

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