giovedì 18 gennaio 2018

Io non mi sento italiano



Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono..






E' difficile stabilire in questo periodo  se sia più controcorrente parlare bene dell'Italia o parlarne male.
Certo, parlarne male è da sempre un po' un nostro vezzo, in funzione apotropaica forse,  per prendere le distanze da una realtà a cui non si vorrebbe somigliare, ma dentro la quale siamo pienamente immersi e di cui siamo complici anche se con gradazioni molto diverse tra gli uni  e gli altri.
Nel dubbio seguo la mia personale e tutta italica incazzatura, che in questi tempi cupi tende ad un profonfo sconforto, purtroppo molto ampiamente condiviso.
Forse però le mie ragioni non sono esattamente uguali a quelle della maggioranza; quindi narcisisticamente mi consolo: sono ancora un po' controcorrente. 

Se fossimo un paese moderatamente acculturato, intendo con ciò moderatamente in grado di riconoscere le competenze altrui e di considerare criticamente le proprie, tante cose inverosimili non avverrebbero.

Non si assisterebbe, per esempio, alla pittoresca scalata al parlamento di personaggi che al più potrebbero fare gli amministratori di un condominio, i bravi tecnici del pc, i disk jockey o l'opposizione in un piccolo comune. I giornalacci di regime

narrano che 10.000 persone  normali, a immagine e somiglianza del popolo normale,  abbiano partecipato alla lotteria e poi dicono che in Italia le imprese private non trovano personale..  Comunque le competenze si acquisiscono, sarà la pronta replica e sul retro del 45 giri d'antan: ma gli altri, i sapientoni che hanno fatto sinora? Verissimo: al peggio non c'è mai fine. Temo comunque egoisticamente e con pulsioni piccolo borghesi per gli interessi del mio mutuo.  Purtroppo la tragica realtà è che chi si candida in un partito che raccatterà una vagonata di voti (non li qualifico perché i voti sono sempre democratici, nella forma..) ha diverse chance di riuscirvi veramente: narrano le malelingue che il leader megagalattico alle pseudo primarie del 2013 abbia raccattato qualcosa come 200 clic scarsi.  

Certo se fossimo un paese serio, intendo con ciò moderatamente consapevole e con le basilari conoscenze
non dico di storia ma almeno di cronaca, il tizio della vignetta d'apertura sarebbe ai giardinetti, non a Milano ma nelle isole Cayman, piuttosto che autodefinirsi presidente e dissertare sugli immigrati sfaccendati pronti a delinquere.

Se fossimo un paese con un minimo di dignità virile,  non resteremmo femminilmente sedotti,  mi perdonino le signore, dalle belle faccette, dalla parlantina o  dall'ostentazione della ricchezza e della furbizia.


Per esempio l'aspirante presidente megagalattico sarebbe ancora a fare il cameriere o il rappresentante, nobili mestieri che gli riuscirebbero sicuramente  bene, stante le indubbie capacità affabulatorie  e l'abilità nel cogliere, seppur superficialmente, i saperi e i modi dei clienti più colti. 

Se fossimo un paese con un minimo di letture in più, non saremmo già al secondo comico e alla seconda azienda che prendono o tentano di prendere il potere.


Se fossimo un paese dalla minima coerenza, quando a Palermo si presenta il nordista in felpa nazionale, non si applicherebbe l'antico motto della città "nutrit alienos, se ipsum devorat". No! cari concittadini, non tutti i forestieri sono uguali, un po' di dignità! se avete proprio nostalgia del fascismo, guardatevi attorno, c'è solo l'imbarazzo della scelta.

Se fossimo un paese in cui chi si vanta di possedere una solida cultura politica e altrettanto nobili, anche se datate, tradizioni, le avesse veramente usate con coraggio e senza pensare solo al posto, il fiorentino sarebbe ancora a fare il sindaco della sua città, magari con qualche ideuzza simpatica e innovativa.
   
Se fossimo, infine, un paese con una moderata memoria storica e qualche conoscenza minimale del recente passato, non esisterebbero i peripatetici delle ronde della sicurezza, fascisti a volte dichiarati, a volte sotto mentite spoglie.
Ma, si sa, "la storia insegna che la storia non insegna nulla". (A. Manzoni.) 


Nota: la monnezza romana del video è quella di Alemanno, ma non è cambiato molto...

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