giovedì 20 giugno 2013

il bene ostinato






Il bene ostinato,

viaggio da via san Francesco a via san Francesco, passando per l'Africa






"Che Italia é questa che opera in silenzio e si ostina a non voler apparire, in un mondo sempre più orientato verso la visibilità? Come mai il cuore del volontariato italiano -la provincia veneta- corrisponde territorialmente al nucleo forte della protesta leghista e, al primo sguardo, anche all'Italia più chiusa nella psicosi da invasione extracomunitaria? Quando é cambiata, vista da quell'angolatura, la temperatura solidale del mio paese? Come si coniugano o si confrontano altruismo e sospetto? Da quali oscure radici proviene , in un paese da sempre campanilista, aggrappato all'opportunismo e alla gestione del "particulare", questa voglia di darsi a genti di terre lontane? ........................ Che rapporto aveva questa cultura del fare, ma del fare e restare, col mondo effimero del mordi e fuggi? E come mai l'Italia, che all'estero gode di così scarsa considerazione dal punto di vista politico, si riscatta proprio in questo campo? A Padova si sa poco o nulla di loro; a Londra o a Ginevra, invece, -ah, il Cuamm- dicono con rispetto".

E già, che Italia é questa dove una povera donna, la Velandro, viene additata al pubblico disprezzo per aver dato voce all'inespresso di tanta gente, quando chi la caccia adesso, ha costruito le sue fortune politiche proprio su parole d'ordine dello stesso tenore? 
Che Italia è questa dove sentimenti così contrastanti, come quelli descritti da Rumiz, convivono nella stessa contrada, nella stessa parrocchia e talvolta, nei casi di più evidente schizofrenia culturale, addirittura nella stessa persona?
Che Italia é questa dove miglia di persone "per bene" ogni giorno visitano un profilo FB dal titolo "tutti i crimini degli immigrati" e lo condividono quotidianamente facendo una certosina opera di apostolato razzista, senza nemmeno preoccuparsi di controllare la provenienza delle notizie che diffondono?


Alle domande che si pone e ad una parte di quelle che mi sono posto io, risponde Paolo Rumiz nel suo libro "Il bene ostinato". 
Rumiz é un viaggiatore ostinato, uno scrittore di viaggi, che non si ferma ai luoghi, ma entra dentro l'anima dei luoghi percorsi, dentro al cuore delle persone incontrate, dentro la storia e la cultura.
In questo libro il viaggio parte da via san Francesco, da Padova, si dipana attraverso l'Africa e le storie dei medici e delle loro famiglie, alle radici del loro impegno per poi ritornare nei corridoi dove echeggia ancora la voce di don Luigi Mazzucato.

Di Rumiz si leggono con altrettanto piacere:

-L'Italia in seconda classe, per gli amanti del treno, per i ferrovieri, i figli e i nipoti dei ferrovieri.

- Maschere per un massacro, un viaggio nel cuore della ex Jugoslavia, dove si vede come è facile passare dalle parole d'ordine xenofobe e razziste, all'odio etnico e al massacro del vicino della porta accanto..

-La secessione leggera, dove nasce la rabbia del profondo nord, un viaggio attraverso i luoghi lasciati in mano a chi ne ha fatto la propria fortuna, da chi non ha capito le ragioni del territorio e ha considerato il malessere profondo un effimero folklore.

-Vento di terra, Istria e Fiume, un viaggio poetico, per mantenere vivo il 10 febbraio di ogni anno.

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