giovedì 6 giugno 2013

Scuola e genitori




Il bambino artigiano
di Marco Carsetti











All’improvviso la invase quel senso di stupore che ciascuno di noi dovrebbe provare almeno una volta nella vita: i bambini sono uomini nel pieno delle forze e nella breve stagione dell’infanzia hanno più resistenza di quanta Dio non gliene conceda in futuro. I bambini sanno sopportare.
(Davis Grubb, La morte corre sul fiume, Adelphi)


Non far bere l’acqua di cui non si ha voglia

Leggendo Le nuove tecniche didattiche di Bruno Ciari (Edizioni dell’asino) si ristudia Freinet di cui Ciari fu sperimentatore e poi divulgatore. E rileggendo Freinet ci si imbatte in una determinazione, una forza, una motivazione così incisive che rimandano a un uomo mosso e sostenuto nel suo cammino da una profonda fede.
“Ci sarebbe bisogno di una fede, quella stessa fede che riesce a smuovere le montagne. Ma dove la possiamo ancora trovare?”, si domandava.
Questa spinta, se ha ancora qualcosa da insegnarci, non è solo dal punto di vista operativo contro ogni didatticismo, ma dal punto di vista morale perché la motivazione della sua fede era riposta direttamente nei bambini, nei ragazzi i cui vizi e difetti, diceva, non sono i loro ma causati da altro, tra cui la scuola: la pedagogia del cavallo che non ha sete.
“Spesso la scuola pretende di far bere l’acqua di cui il ragazzo non ha voglia; soprattutto pretende l’astrattismo, il verbalismo, la passività; esigendo silenzio impersonalità dei compiti e delle lezioni, essa riesce a togliere al bambino il gusto dello studio, ne soffoca il desiderio di conoscere, distrugge la sua sana curiosità”.

Felici i pochi, invece, che per strani e diversi motivi hanno potuto almeno una volta toccare con mano la fiducia che viene dal vedere agire l’energia dei ragazzi, controllata da loro stessi, all’interno di una comunità vivente orientata “in un certo modo” e “da un certo modo di essere”. Freinet, a guardare la sua motivazione inesauribile, era uno di questi.

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