lunedì 30 dicembre 2013

Viandante, il sentiero si apre camminando

Parafrasando il celebre aforisma di san Giovanni della Croce, "viandante il sentiero si apre camminando", si potrebbe dire ai viandanti di questa terra che la "vita si vive vivendo", cioè percorrendola con il metodo, la costanza, la resistenza alla fatica, la gioia, la capacità di dosare le forze e la consapevolezza dei propri limiti, tutte caratteristiche  di un buon camminatore.  Ma meglio di me lo esprime un amico del "Cammino". 



Il fuoco ha il compito, fiammeggiando, di produrre energia e scaldare, fino al suo spegnersi. Un compito va eseguito, incoraggiato, rispettato.

Così un figlio non è proprietà dei genitori, ed ha il compito di immaginare e realizzare nuovi progetti per far progredire l’umanità, spendendo il proprio talento.
E l’amore ha il compito di farci accedere ai misteri della creazione, con il fondersi di due anime gemelle, oltre che di lenire la nostra solitudine esistenziale.
Anche la morte ha un compito. In essa ci ricongiungiamo a quella Madre Terra che ci generò, per riaprirci ad imprevedibili alchimie del vivente.

Il cammino ha il compito di trovare la via.
Non sempre, anzi quasi mai, il nostro percorso nel mondo ci è chiaro.
E se anche lo fosse, non è certo facile portarlo a termine.
Occorre un metodo, un’educazione al come, un saper affrontare la strada.
Conoscere l’arte di andare non è garanzia d’arrivare, ma ne è l’indispensabile premessa, altrimenti il perderci è altamente probabile.

Nel cammino il viandante sperimenta, si fortifica, apprende dagli errori, dosa gli slanci, con pazienza giunge a una meta, che quasi mai è quella desiderata in partenza.
È il passo che insegna alla parola, spesso velleitaria, il linguaggio del reale e del come attraversarlo.
Ogni pedagogia dovrebbe adottare il camminare come strumento per forgiare il carattere.
Siamo il cammino che intendiamo intraprendere.
È il cammino stesso lo scopo, e il segreto, della vita. Fiammeggiante al pari di un fuoco.


Fonte : il cammino

domenica 29 dicembre 2013

Una moneta ben spesa..

Flash mob a Milano




Tra l'amore e la musica c'è questa differenza: l'amore non

può dare l'idea della musica, la musica può dare l'idea 

dell'amore.






Il Flash mob presentato dal  filmato si svolge a Sabadell, città spagnola della Catalogna, ma la tecnica del flash mob é stata usata anche in contesti insospettabili..

sabato 28 dicembre 2013

Questionario per insegnanti, genitori e studenti




Qualche giorno fa il Ministro dell'istruzione ha lanciato una campagna contro i compiti per le vacanze, incitando gli studenti a chiedere ai propri professori di assegnare come compiti per le vacanze la lettura di libri piuttosto che la compilazione di estenuanti esercizi ripetitivi.
La cosa di per sé sarebbe interessante, a parte il cattivo gusto di rivolgersi agli studenti, quasi a volerli indurre a una ribellione,   la lettura, infatti,  è per gli studenti italiani e per gli italiani in generale, un punto assai debole. 
Ma il lavoro scolastico, duro, di memorizzazione, di ricerca di relazioni, di cause ed effetti, di concatenazioni di pensiero, di vie nuove per affrontare e risolvere problemi, sicuramente non può essere abbandonato.

Sono stato da sempre contro i compiti per le vacanze, che tolgono energie e tempo per il riposo e ho considerato sempre gli studenti come dei lavoratori con un orario troppo pesante e dispersivo. Quello che va abbandonato non è lo studio, né tanto meno la ricerca individuale: vanno abbandonati la ripetitività non necessaria, l'addestramento a ripercorrere in maniera pedissequa le procedure e i procedimenti, la ripetizione pedissequa del testo, magari dettato dall'insegnante; in una parola va abbandonato il conformismo per dare spazio al pensiero divergente e creativo.

Ma purtroppo la nostra scuola in questi ambiti mostra le sue falle più vistose, che non sono certo la mancanza di tablet e di lavagne interattive: questi strumenti, se non c'è la sostanza, cioè l'innovazione vera della mentalità e degli approcci, non aggiungono nulla, non sono di per sé motori di innovazione. E le statistiche internazionali che ci collocano agli ultimi posti tutto questo lo mettono bene in evidenza.
Sarebbe bene che gli insegnanti, i genitori, gli studenti stessi e in primo luogo i decisori politici si ponessero queste fondamentali domande, sulle quali apro il dibattito anche tra i lettori:

A chi serve la scuola? 
A cosa  serve la scuola? 
- A cosa servono le nuove tecnologie?
- Un sistema di istruzione quali obiettivi deve porsi? Conservazione  o innovazione
-Insegnamento e apprendimento possono restare separati e senza relazione consequenziale tra loro?
La valutazione può essere occasione di apprendimento reale o solo occasione di premio e/o sanzione?
- Quali cambiamenti sono necessari nelle didattiche, viste le scoperte e le ricerche relative all'apprendimento e, più in generale, al funzionamento del cervello?

venerdì 27 dicembre 2013

Il metodo Stamina: l'Italia zimbello della comunità scientifica


L'irrazionalità può giustificarsi nelle persone che soffrono e nei loro familiari che, impotenti e disposti a tutto,  li vedono soffrire. Ma quando una impostura viene amplificata dai media tradizionali, dal tam-tam di internet e persino da un tribunale amministrativo, sopraggiunge una profonda sfiducia nelle capacità razionali del genere umano versione italica, la sfiducia genera poi una sorta di depressione che ti lascia annichilito, incerto se valga o no la pena di aggiungere un piccolo segno di razionalità a tutto questo vociare indistinto. Ma proviamoci ancora... E allora, di seguito, una sintesi della questione stamina dal punto di vista scientifico, che a mio parere è l'ultima ancora di salvezza in questo mondo di pazzi dove può essere vero tutto e il contrario di tutto. E soprattutto l'appello per riuscire a mettere la parola fine a questa imbarazzante follia collettiva dove uno psicologo si fa oncologo, un tribunale amministrativo si fa commissione medica, le suffragette del web si fanno scienziati. 
Ma il fenomeno purtroppo é diffuso: nel caso che stiamo trattando purtroppo si accanisce sulle debolezze fisiche ed esistenziali dei malati e delle loro famiglie. 
Altri casi di sospensione della ragione che colpisce grandi gruppi di persone sono ancora più pericolosi e sappiamo dove portano:  esperti di marketing si fanno analisti politici, comici si fanno leader e trascinatori di folle, truffatori sessuomani si fanno statisti, igieniste dentali si fanno parlamentari; in questi casi non è in gioco soltanto la speranza di singoli o di gruppi limitati, ma la dignità di un popolo e il futuro di chi ancora deve affacciarsi alla vita.  
  





Il metodo Stamina

Appello per l'immediata pubblicazione del metodo stamina

giovedì 26 dicembre 2013

Destra e sinistra


Delle differenze "costituzionali", nel senso che fanno parte della costituzione fisica e mentale di una persona, tra destra e sinistra mi sono già occupato in passato. Se ci fosse ancora bisogno di qualche ulteriore esemplificazione basta avere la pazienza di leggere le due posizioni riportate sotto sulla medesima questione: l'immigrazione e l'"accoglienza". La differenza non è tra buoni e cattivi, ma tra due modi di "essere" antitetici.
Poi c'è chi si colloca in mezzo e cerca di cogliere o di raccogliere per fini che appaiono ancora indefiniti o indefinibili, chi "non sa da che parte é girato". Mi riferisco alla vicenda significativa dei parlamentari pentastellati che sull'immigrazione hanno cercato di andare in una direzione per essere prontamente stoppati dai loro capi, col sottile ragionamento politico che se fossero andati in quella direzione, "senza consultare" la rete, il movimento avrebbe avuto percentuali da prefisso telefonico. Qualcuno, evidentemente nell'attesa messianica di un nuovo salvatore della patria, ha parlato di resistenza 2.0: tutti assieme per cacciare i nazifascisti, poi, una volta liberi, potranno tornare le differenze. Adesso sono arrivati i forconi che vogliono mandare a casa tutti, ma proprio tutti, grillini compresi. Non ci resta che aspettare che arrivi qualcuno pronto a trasformare quell'aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli.


Se siamo cattivi gli immigrati stiano a casa loro

La provocazione: gli immigrati non vengano in Italia. Sarebbe meglio per loro e per noi



Siamo maestri di autodenigrazione, salvo lamentarci se la stampa straniera, prendendo spunto da quella nazionale, ci piglia sul serio e ci reputa straccioni, corrotti e corruttori.















Qualche tempo fa una delle famigerate carrette del mare colò a picco e noi - in particolare vari politici - ci flagellammo: dovevamo essere più pronti nei soccorsi, siamo colpevoli, che Dio ci perdoni. Si trascurò di considerare un fatto che dimostrava la nostra innocenza: il barcone, quando cominciò a essere in balia delle onde, si trovava nelle acque territoriali di Malta. Le autorità della Valletta si guardarono bene dall'intervenire. Nonostante questo, ci siamo addossati responsabilità che non avevamo. Recentemente - alcuni giorni fa - nuove polemiche a causa degli immigrati. A Lampedusa, un gruppo di poveracci arrivati nella nostra patria, spinti dall'illusione di abbandonare l'inferno e di conquistare il paradiso, sono stati denudati, condotti in un cortile delle strutture cosiddette di prima accoglienza e irrorati con un potente disinfettante. Sadismo degli inservienti? Disprezzo per i diseredati? Figuriamoci. Questa gente aveva la scabbia, malattia parassitaria caratterizzata da eritemi, che provoca un prurito irresistibile alle mani e ai polsi ed è assai contagiosa, basta un contatto superficiale per beccarsela. L'unico modo per debellarla è quello adottato dai «torturatori» dell'isola a sud della Sicilia. Via ogni indumento e avanti con gli spruzzi di sostanze idonee a neutralizzare il maledetto acaro. Non si poteva agire diversamente. L'episodio però ha suscitato scandalo e indignazione, incomprensibilmente. Nell'immediato dopoguerra dilagava la scabbia anche in Italia. Eravamo in miseria, malnutriti e forse sporchi: nel 60 per cento delle case non c'erano neppure i servizi igienici. Chi era stato infestato dal parassita veniva sottoposto allo stesso trattamento subito dagli extracomunitari in questione. Obbligato a sbiottarsi, offriva il suo corpo piagato all'infermiere affinché questi provvedesse a cospargerlo di un liquido acconcio. I malati non erano contenti di simile terapia, ma ben felici di poter guarire.
Perché allora tanto chiasso attorno agli immigrati curati a Lampedusa con i sistemi descritti? Siamo in inverno, fa freddo, come si fa a trascinare all'esterno tanta gente e annaffiarla? Ciò effettivamente fa impressione, ma solo se non si tiene conto che nell'isola c'erano 18-19 gradi. Tant'è che non risultano casi di polmonite, bronchite o roba simile. D'altronde la scelta era fra tenersi la scabbia - con quel che comportava, compresa una diffusione incontrollabile della malattia - e l'accettazione di qualche spruzzo provvidenziale sull'epidermide. Chiunque sa che conviene patire un brivido per alcuni minuti che il tormento persistente cagionato dall'acaro.
Non fosse stata sufficiente questa gratuita polemica, subito dopo ne è scoppiata una seconda altrettanto gratuita. L'accoglienza riservata ai migranti, secondo alcuni di essi e non pochi commentatori nostrani, merita di essere censurata e giustifica proteste clamorose. Anche qui abbiamo da obiettare. Non è facile ospitare a Lampedusa centinaia di persone che quotidianamente vi sbarcano in condizioni pietose. Si fa quel che si può. Ci si arrangia. Se una quantità sterminata di persone lascia il Terzo mondo per venire qui, ci sarà pure una ragione. Probabilmente, più che una ragione è una speranza. Quando tale speranza si rivela poi un abbaglio, c'è un solo rimedio: non la ribellione, ma la rinuncia a raggiungere la nostra terra. Se meno disperati optassero per l'Italia, meglio sarebbe per loro e per noi. Siamo brutti e cattivi? Stateci alla larga.



                                                 Il pensiero di destra non ammette il forse...

il Manifesto

Quindici anni. Tanto ci ha messo l’esperienza con­cen­tra­zio­na­ria più disumana del nostro paese a scuotere le coscienze di qual­che poli­tico ed a gua­da­gnarsi il diso­nore delle prime pagine dei gior­nali. Tanto che i Cen­tri di Iden­ti­fi­ca­zione ed Espul­sione (Cie) potreb­bero anche essere giunti al capo­li­nea, per un tar­divo sus­sulto anti­raz­zi­sta e soprat­tutto per­ché sono finiti anche i soldi per gestire que­ste pri­gioni per stra­nieri che non hanno com­messo alcun reato. Del resto il fal­li­mento totale dell’esperimento è sotto gli occhi di qua­lun­que osser­va­tore anche impar­ziale: solo il 40% delle per­sone espulse lascia effet­ti­va­mente il paese. Nel 2012 (ultimo rile­va­mento effet­tuato) sono state “trat­te­nute” 7.700 per­sone nei Cie di tutta Ita­lia e ne sono state rim­pa­triate meno della metà, un numero insi­gni­fi­cante anche se con­fron­tato con il dato degli immi­grati senza docu­menti pre­senti sul ter­ri­to­rio nazio­nale: 326mila secondo l’Ismu, un numero comun­que limi­tato che dice anche quanto sia assurdo segre­garne poco più del 2% per com­bat­tere la cosid­detta “clandestinità”.Sic­come sono sem­pre del pre­si­dente Gior­gio Napo­li­tano gli appelli più acco­rati con­tro la disu­ma­nità del sistema car­ce­ra­rio ita­liano, è bene fare un po’ di sto­ria anche sulle pri­gioni più disu­mane e dimen­ti­cate, tranne che dalle asso­cia­zioni uma­ni­ta­rie e dagli orga­ni­smi inter­na­zio­nali (Amne­sty Inter­na­tio­nal) che da subito denun­cia­rono l’anomalia giu­ri­dica di que­sto tipo di trat­te­ni­mento e le gravi vio­la­zioni dei diritti umani. I Cie furono isti­tuiti nel 1998 con il decreto legge 268/98 più tri­ste­mente noto come legge Turco-Napolitano (l’attuale pre­si­dente della Repub­blica era mini­stro dell’Interno di un governo di cen­tro­si­ni­stra). 
Sono strut­ture dove attual­mente ven­gono “trat­te­nuti” fino a sei mesi gli stra­nieri desti­na­tari di un prov­ve­di­mento di allon­ta­na­mento dallo stato; ini­zial­mente pote­vano essere rin­chiusi nei cen­tri per un mas­simo di due mesi (60 giorni), ma in seguito, nella prima metà del 2009, il governo Ber­lu­sconi — con mini­stro degli Interni Roberto Maroni — pro­lungò il trat­te­ni­mento fino a un mas­simo di sei mesi. Da quel momento, pur non con­fi­gu­ran­dosi come misura deten­tiva fina­liz­zata all’espiazione di una pena, si è reso evi­dente che quel tipo trat­te­ni­mento incide sulla libertà per­so­nale (tute­lata dall’articolo 13 della Costituzione). Nel corso negli anni, come docu­men­tato da diverse inchie­ste, tra cui quella di Medici Senza Fron­tiere, nei Cie sono state impri­gio­nate diverse cate­go­rie di per­sone, impos­si­bili da incon­trare per­ché di fatto seque­strate dallo stato (sono le uni­che pri­gioni dove non sono ammessi gior­na­li­sti): cit­ta­dini anche comu­ni­tari, richie­denti asilo, stra­nieri con mogli e figli che hanno vis­suto in Ita­lia molti anni (50% dei reclusi), stra­nieri nati in Ita­lia, stra­nieri con il per­messo di sog­giorno sca­duto e stra­nieri pro­ve­nienti dal car­cere (45% dei reclusi secondo i dati for­niti dalle prefetture).I sin­goli cen­tri, uti­liz­zati secondo una logica emer­gen­ziale, sono diversi uno dall’altro e gestiti in maniera diso­mo­ge­nea — per usare un eufe­mi­smo. Attual­mente sulla carta ce ne sono tre­dici per un totale di 1.901 posti dispo­ni­bili (Bari, Bolo­gna, Brin­disi, Cal­ta­ni­setta, Lame­zia Terme, Cro­tone, Gori­zia, Milano, Modena, Roma, Torino e Tra­pani Milo e Tra­pani Vul­pitta). Alcuni però in que­sto momento sono chiusi per ristrut­tu­ra­zione (Tra­pani Vul­pitta, Cro­tone, Bolo­gna, Brin­disi e Gori­zia), o per­ché sono stati dan­neg­giati in seguito alle pro­te­ste oppure per­ché rite­nuti del tutto ina­de­guati ad ospi­tare decen­te­mente degli esseri umani. Quelli ancora fun­zio­nanti, invece, lavo­rano a capienza ridotta, sem­pre per inter­venti di manu­ten­zione non più rin­via­bili. La mag­gior parte dei Cie sono gestiti dalla Croce Rossa, altri dalla Con­fra­ter­nita delle Mise­ri­cor­die, altri ancora da coo­pe­ra­tive che si sono aggiu­di­cate l’appalto con offerte sem­pre più al ribasso. Le rivolte, le denunce di abusi di matrice raz­zi­sta e i casi di auto­le­sio­ni­smo sono da sem­pre all’ordine del giorno, tanto che ormai anche un sin­da­cato di poli­zia ha osato defi­nirli “ambi­gui e peri­co­losi lager per immi­grati e poliziotti”.

Il pensiero di sinistra sottolinea l'umanità come unica appartenenza

mercoledì 25 dicembre 2013

Gesù rimane la mia gioia




Jesus bleibet meine Freude (Gesù rimane la mia gioia)  sono le prime parole del corale conclusivo della cantata 147 di J.S. Bach. Corale usato e abusato, ne presento stamattina per i frettolosi una originale versione Jazz, 

Per i volenterosi disposti a pazientare per circa mezz'ora  presento una interpretazione completa dell'intera cantata  BWV 147, (“Herz und Mund und Tat und Leben”) che nasconde ben altri tesori. 

La Cantata n. 147, per la Visitazione di Maria, nonostante sia nota per il famosissimo corale  è una delle cantate di più ampie proporzioni composte da Bach.
Eseguita a Lipsia nel 1723, la cantata esalta la potenza divina e trasmette un messaggio di solennità e di dolcezza.
In apertura la tromba sottolinea il momento solenne, giungono poi momenti di pace ineffabile con l’intervento degli oboi; solisti e coro invocano la magnanimità di Dio. La seconda parte è una specie di movimento ascensionale che trova l’apice nel coro conclusivo “Gesù rimani la mia Gioia”; è un vero e proprio canto di gioia, il popolo ha finalmente conosciuto Gesù e la sua natura, e da lui non si vuole più allontanare. 
L' Amsterdam Baroque Orchestra & choir sono diretti  da Ton Koopman.




Il corale






La cantata per intero



domenica 22 dicembre 2013

Arabesque n. 1


Clair de lune




La musica non s'ode quasi, si respira






La musica di Debussy giunge alle nostre orecchie in maniera delicata, senza rumore, e lievemente ci lascia il silenzio. Jarocinski parla della sua musica come una musica transdiscorsiva: "La musica non comincia e non finisce. Emerge dal silenzio, si impone senza preliminari, all'improvviso, poi, interrompendo il suo corso, continua a tessere la sua trama nel nostro sogno". L'uso del silenzio è una delle grandi innovazioni della musica debussiana.
"Sappiate con certezza, che una veridica impressione di bellezza non dovrebbe provocare altro effetto che il silenzio!...insomma, siate sincero, vi è mai venuto in mente di applaudire assistendo al quotidiano, magico spettacolo del tramonto del sole?" 

In Arabesque le difficoltà tecniche ci sono, ma sono affrontabili; qui conta il suono, il tocco. Aldo Ciccolini ne dà un'interpretazione austera e perfetta, ma il meglio di Debussy si sentirà da Benedetti Michelangeli che in  quest'autore dà il meglio del suo pianismo, inventando un suono che mai si era sentito prima.












i

sabato 21 dicembre 2013

Seduta del 12 dicembre, audio






Seduta consiliare 

del 12 dicembre









Il consiglio comunale del 12 dicembre ha discusso come unico punto la  mozione congiunta di ViviMestrino e del M5S 

Ascolta l'audio

mercoledì 18 dicembre 2013

Impara a essere italiano












gridava l'autista dell'ACAP, sceso infuriato dal suo bus, intento a colpire con rabbia il retrovisore del camion APS, fermo in corso Garibaldi per scaricare in pieno giorno i cassonetti e guidato da un altro autista di probabili origini straniere.
Impeccabile nella sua divisa d'ordinanza, l'autista ACAP, occhiali all'ultima moda con stanghette da fighetto, un lavoratore modello, ma sicuramente stressato dai turni.
Accompagnando il suo tentativo di distruzione del mezzo APS, per inciso un altro mezzo pubblico (il suo l'aveva già danneggiato con un'incauta manovra di sorpasso dell'altro veicolo fermo) giù un'altrettanto sonora bestemmia, in puro idioma locale, forse per sottolineare oltre alla propria italianità, anche la propria veneticità.  
I turni stressanti causano stanchezza,  la stanchezza causa distrazione e questa a sua causa volta incidenti, poi viene la rabbia e la rabbia, si sa, è una brutta bestia, fa venire fuori il peggio da ciascuno.

Ma a Lampedusa non ci sono problemi, gli ospiti del centro di accoglienza hanno imparato subito cosa vuol dire essere italiani: eroi generosi  in mare e cialtroni razzisti a terra.
Il sindaco di Lampedusa si danna l'anima poi arrivano i cialtroni, i pressappochisti, i razzisti inconsapevoli o consapevoli e ributtano a mare in un colpo solo la dignità dell'Italia.


Ma cosa vuol dire essere italiani, talvolta lo imparano a proprie spese anche gli italiani stessi.
Efficiente ospedale padovano, un paradiso in confronto ad altre realtà fatiscenti e in abbandono: al pronto soccorso  si presenta un padre con una ragazza quasi quindicenne in preda ad una violentissima colica addominale, che viene messa subito in codice giallo. Ma la sorpresa arriva al momento di venire al dunque: non è possibile curarla in quella struttura, perchè ancora non ha 15 anni, bisogna fare dietrofront e correre al pediatrico, che per inciso dista un paio di chilometri. Il padre, consapevole che la mancata assistenza configura un reato vero e proprio, bada al contingente e corre al pediatrico, rinuncia non solo all'azione legale, ma anche a farsi giustizia da sè per ottimizzare i costi.. 
    

martedì 17 dicembre 2013

Al Ministro Carrozza





Lettera aperta al Ministro Carrozza; nel nostro piccolo la giriamo all'amministrazione comunale di Mestrino, caratterizzata ogni giorno di più dall'imprescrutabilità delle intenzioni in questo e in ogni altro campo.







Cara ministra Carrozza, sono un'insegnante di lettere del liceo classico «Dettori» di Cagliari, la scuola dove questa mattina è venuto giù un bel pezzo di soffitto di un'aula piena di studentesse e di studenti, impegnati a far lezione.
Come lei sa, per fortuna non sembra ci siano conseguenze gravi, è stato un attimo e il soffitto è venuto giù ma tutte le alunne e gli alunni sono usciti dall'aula in tempo, solo l'insegnante della classe è rimasta ferita, alcuni punti di sutura in testa, ma si spera non sia niente di più.
Un bruttissimo spavento. Ma poteva essere molto di più. Poteva essere un disastro. Poteva essere un omicidio. Tirato un bel sospiro di sollievo a veder tutte le persone sane, illese e salve, quelle macerie sui banchi assumono un significato simbolico fortissimo: questo è lo stato della nostra scuola. Cade a pezzi, letteralmente. Cade a pezzi perché sono almeno 20 anni che alla scuola pubblica, quella dello Stato, vengono tolte risorse. Sono almeno 20 anni che non si ha cura né della sua sicurezza, né della qualità della sua azione, né della formazione delle cittadine e dei cittadini che noi ci impegniamo ad accompagnare e a indirizzare nel loro percorso di crescita. Sono 20 anni che i governi hanno spogliato la scuola italiana, che non è mai stata ricca ma che ha dato tanto.
Perché è stato fatto? Perché queste ferite così dolorose? Quelle macerie parlano di noi. Di noi come comunità il cui declino viviamo con sofferenza ogni giorno: l'individualismo sfrenato che bada solo al proprio interesse si è fatto Stato, costruisce le case e le scuole sui letti di torrenti che una pioggia eccezionale inonda e uccide, brucia i boschi, violenta le coste, avvelena i mari. Non conosce empatia, non ama il prossimo, non pratica solidarietà. Non costruisce futuro, lascia macerie.
Lei è ministra della nostra scuola, a lei è affidato il governo della formazione delle giovani e dei giovani del nostro paese, a lei è affidato il compito di governare la costruzione del futuro della nostra comunità. E' a scuola che si costruisce questo futuro. E' a scuola che si impara a conoscere e a rispettare l'altro, ad apprezzare come valore la differenza, a praticare la solidarietà. E' a scuola che si diventa cittadine e cittadini della nostra Repubblica.
L'altro pomeriggio si è riunito il nostro Consiglio d'Istituto, eravamo tutti scossi ma determinati a riprendere presto il nostro lavoro, in qualunque condizione. Ma la tragedia che ci ha sfiorato, impone di alzare un po' la voce e di chiedere molte più risorse, molto più impegno da parte del governo. Non solo per noi. Per tutta la scuola italiana. Non ci deluda.

Silvia MartelliIl Manifesto, 5 dicembre 2013

lunedì 16 dicembre 2013

Grazie Sindaco






GRAZIE SINDACO !!!!!


Ø     PER L’AUMENTO DELL’ADDIZIONALE COMUNALE E DELLE TARIFFE RIFIUTI PER LE FAMIGLIE E IL CONTEMPORANEO PICCOLO SGRAVIO PER LE ATTIVITA’ IMPRENDITORIALI  ANCORA  MOLTO IN SOFFERENZA
Ø     PER L’AUMENTO DELLE TARIFFE PER IL NIDO E LA SCUOLA DELL’INFANZIA  E LA RIDUZIONE DELLE DETRAZIONI PER CHI HA PIU FIGLI; PER L’ASSENZA DI IDEE E PROPOSTE PER I GIOVANI E PER LE FAMIGLIE
Ø     PER LA SCARSA ATTENZIONE ALLA SICUREZZA STRADALE; PER L’ASSENZA DI UNA VERA POLITICA SOCIALE A MEDIO E A LUNGO RESPIRO E LA CONTINUA RINCORSA DELLA EMERGENZA  CON COSTI CRESCENTI PER LA COLLETTIVITA’
Ø     PER LE  INESISTENTI SENSIBILITA’  E ATTENZIONE RIVOLTE ALLA CONOSCENZA DELLE REALTA’ PRODUTTIVE ED ECONOMICHE DEL TERRITORIO E DEL FENOMENO DELLA DISOCCUPAZIONE

Ø     PER L’ASSENZA DI PROGETTI  CHE METTANO A NORMA  LE STRUTTURE SCOLASTICHE E CHE AVVIINO I NECESSARI AMPLIAMENTI, PER LA MANCATA ATTUAZIONE DELLA MESSA IN SICUREZZA  DELL’USCITA DELLE SCUOLE DI LISSARO
Ø     PER L’ASSENZA DI QUALUNQUE RISORSA PER UNA POLITICA  CHE MIRI ALLO SVILUPPO ED ALLA DIFFUSIONE DELLA CULTURA  COME STRUMENTO PER LA SALUTE  E CONTRO LA POVERTA’ E L'  EMARIGINAZIONE
Ø     PER L'ISTITUZIONE MERAMENTE FORMALE  DELLA CARICA DI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE, CHE, OLTRE AD ASSICURARLE DI POTERSI ESTRANIARE IN CONSIGLIO,  LE HA PERMESSO DI RISOLVERE IL PROBLEMA DELL'ASSEGNAZIONE DELLE CARICHE,  SENZA MIGLIORARE I RAPPORTI CON LE OPPOSIZIONI  NE' AUMENTARE LA TRASPARENZA DELLE SCELTE E IL CONFRONTO SU DI ESSE.


CITTADINI , LE PROMESSE DI PEDRON RESTANO CHIACCHIERE, GUARDATE I   FATTI !!!!!


 
GRUPPO CONSIGLIARE VIVI MESTRINO 

domenica 15 dicembre 2013

Beethoven, sonata op.3, n.2



Una musica che mi risuona nella mente da un'intera settimana:  il virtuosismo sobrio di Arturo Benedetti Michelangeli, i passaggi di quartine di semicrome in ottave, il contrappunto sincopato dell'allegro iniziale, in ottave che sembrano volare, gli accordi in sesta che salgono.. e salgono, nell'esposizione del tema dell'allegro assai finale... e dire che si tratta di un ingenuo do maggiore, di un'opera giovanile nel primo stile beethoveniano....







sabato 14 dicembre 2013

Consiglio del 12 dicembre, sintesi dei lavori



Scommettiamo che...






Così si concludeva un post precedente. Scommettiamo che...non sarà possibile nessun compromesso onorevole e che prevarrà la logica dei numeri? E così è stato nella seduta del Consiglio del 12 dicembre. Una pacata schermaglia tra il presidente e il sottoscritto, un breve intervento del consigliere Stefani, due interventi del consigliere Pinton, il primo pacato, il secondo a effetto, che passerà alla storia per aver sdoganato la parola "cazzo" in consiglio, che anche se ammantata di citazioni filmografiche. Il resto dei consiglieri di maggioranza intenti a compulsare telefonini e tablet, in attesa della fine liberatoria e del dopo consiglio.
Si è consumato così un ennesimo strappo pseudo autoritario che in un futuro, prossimo o lontano, non potrà che ritorcersi contro gli stessi autori.
In breve la mozione congiunta ViviMestrino-M5S non è passata, lo strappo al regolamento, spacciato per tutela della minoranza si è realizzato, Pinton sarà finalmente un pò sedato, ma non attraverso le buone ragioni e il confronto, ma con uno stratagemma. A questo punto é inevitabile  che si esprima un soggetto terzo.
Per la cronaca al termine della riunione ho fatto notare che all'odg non era stato posto il verbale della seduta precedente come previsto espressamente dal regolamento; la risposta del segretario comunale mi ha rassicurato: è già successo altre volte (lo sappiamo!) e questo non toglie validità né alla seduta né alle decisioni assunte. Bene, ma uno degli argomenti della risposta all'interrogazione di Pinton non era stato che disattendere il regolamento, in quel caso un'interpretazione del regolamento, avrebbe potuto inficiare la validità dell'eventuale voto a favore delle sue mozioni?  

Di seguito la traccia del mio intervento, che pubblico per sottolineare la differenza di obiettivi e di idee tra i due gruppi, ma nello stesso tempo la necessità e la positività di una convergenza sul tema dei diritti e della democrazia, nonché sulle concrete questioni che riguardano i cittadini, rappresentati e no.

  
Osservazioni preliminari 

L  A)  La presentazione della mozione congiunta ViviMestrino-M5S avviene nonostante la divergenza di opinioni tra i due gruppi sulle tematiche politiche generali.

Il M5S rappresenta un movimento presente largamente in parlamento, il gruppo di Mestrino persegue, legittimamente ma con modalità e opinioni che non ci vedono assolutamente d’accordo, le finalità politiche proprie del movimento.
Vivi Mestrino è invece una lista civica che, pur richiamandosi a opzioni politiche di centro sinistra, non è affiliato ad alcun gruppo politico, anzi da questi ultimi si ritiene ed é assolutamente autonomo.

Ma all'interno del consiglio comunale e della scena politica locale,  la nostra condivisione e il nostro appoggio sono naturali per ogni argomento e per ogni iniziativa di chiunque tenda a tutelare quelli che anche secondo noi sono gli interessi della cittadinanza, sia quella rappresentata in questo consiglio sia quella non rappresentata.   Infatti, più di una volta abbiamo votato insieme al collega di M5S e ugualmente è avvenuto il contrario.

A maggior ragione questo doveva avvenire con la mozione all’odg stasera, dato che l’argomento in questione attiene a una problematica trasversale, attiene a questioni di principio e di diritti, che riguardano tutti i membri di questo consiglio sia di opposizione che di maggioranza, sia quelli che a quest’ultima resteranno fedeli, sia quelli che eventualmente, come già successo in passato, dovessero entrare in dissenso con essa.

    B). Ci è sembrato necessario intervenire con una mozione di modifica a proposito di una divergenza di interpretazione su un argomento del regolamento, perché questo ultimo spiacevole “incidente” non è che la punta di un iceberg, costituito da chiusure, mancanza di comunicazione, assenza di qualsivoglia volontà di informazione e di condivisione, non tanto con i gruppi politici avversi, quanto piuttosto con la popolazione intera.
A solo titolo di esempio, ricordo: la mancata attivazione di commissioni cardine della vita partecipativa, come quella urbanistica e di bilancio, la trasmissione della documentazione ai consiglieri nei ristretti tempi regolamentari, la riduzione della conferenza dei capigruppo a mera attività di informazione, per di più anch'essa in tempi ristretti rispetto alla seduta, il fastidio ostentato verso ogni forma di dissenso, che viene vissuto come una noiosa perdita di tempo, l’assenza totale di coinvolgimento della popolazione al di là dei ristretti ambiti istituzionali.
E’ appena il caso di ricordare che in altri comuni vicini, con amministrazioni di qualsiasi orientamento politico, la popolazione, le frazioni, le associazioni sono ripetutamente coinvolte, quanto meno sotto il profilo dell’informazione e della spiegazione, su temi rilevanti della vita cittadina: come a Selvazzano, Rubano, Villafranca padovana. Seguono esempi. 

NEL MERITO. 

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