domenica 24 settembre 2017

Elogio della ripetizione


Il cammino è ripetizione





Un viandante incontrò in un deserto una donna che stava lì solitaria guardando a terra e le disse: "Chi sei?" Quella  rispose: "Sono la Verità". "E per quale ragione avendo abbandonato la città vivi nel deserto?". Quella disse: "Perché nei tempi antichi la menzogna era di pochi; ora invece è in tutti gli uomini, se vuoi ascoltare e dire qualcosa". La vita è sgradevole e penosa per gli uomini, quando la menzogna è preferita alla verità. (Esopo)

C’è chi si annoia camminando
 Il fatto è che un passo dopo l’altro è ripetizione
 Noiosa ripetizione
 Ossessiva ripetizione
 Non c’è la libertà della danza
 Non c’è l’espressività del teatro
 L’occhio del viandante deve stare attento a dove mette il piede
 È obbligato a farlo se non vuole inciampare
 E allora dov'è lo spaziare sull'orizzonte?
 Bisogna fermarsi per gustare a fondo un panorama
 Bisogna fermarsi per raccogliere un frutto
 Di per sé il cammino è esercizio ripetitivo
 E se non cogliamo il grande valore della ripetizione
 Rischiamo di non comprendere e di allontanarci
 Dall’impratichirci e impossessarci dell’arte del cammino
 Ripetere mi aiuta ad andare alla radice del gesto che compio
 Il camminatore diventa esperto del passo
 Ne conosce tutte le sfumature e i segreti
 Un passo non è mai uguale all’altro
 Dipende dalle condizioni del terreno e del tempo incontrati
 Dipende dallo stato d’animo che abbiamo
 Dipende dall'intento per cui stiamo camminando
 Ognuno di noi ha il suo passo
 Perché il nostro passo dice al mondo che carattere abbiamo
 E poi ripetere non porta noia ma, al contrario, serve a superarla
 Il gesto ripetuto lungamente conduce a una specie di trance
 Ed è in questa trance che scordiamo la fatica
 Il passo ripetitivo mi spensiera dagli assilli quotidiani
 Mi apre al mondo delle sensazioni
 Il dolore stesso mi ricorda che ho un corpo
 In cammino non siamo solo testa razionale
 In cammino usciamo dal mondo virtuale
 Ripetere contrasta l’illusorietà del sempre nuovo
 Mi ricorda i ritmi della natura
 Mi ricorda che ci sono leggi universali
 Che vanno ripetute all’infinito per entrare nelle profondità
 Occorre il rito ripetuto e ripetuto per esplorare il sacro
 Il sacro è l’ignoto e ci terrorizza
 È normale avere paura del percorso sconosciuto che abbiamo davanti
 L’unica certezza è che sappiamo stare sui nostri passi
 Sappiamo che dopo un passo ce ne sarà un altro
 E un passo dopo l’altro ci porterà alla meta
 Ripetere ci educa alla pazienza
 Ripetere è l’antidoto alla fretta perniciosa dei tempi moderni
 Ripetere è la saggezza del vecchio che istruisce il giovane
 Il cammino è ripetizione
 Perché alla vita segue la morte
 E alla morte segue la vita
 Il cammino è ripetizione
 Perché il filosofo ci dice dell’eterno ritorno
 Perché la primavera segue l’inverno
 Perché il Sole segue la Luna e la Luna segue il Sole
 Perché c’è gioia dopo la tristezza, riso dopo il pianto
 Ripetersi è fidarsi del passo successivo
 Ogni passo ripetuto è speranza
 L’attesa è sempre di un mondo migliore
 Il cammino è ripetizione
 Perché mi serve credere che l’esistenza ha senso
 Nella ripetizione combatto l’inutilità apparente del Tutto
 Il cammino è sforzo vitale
 Finché ripeto il cammino sono vivo

Guido Ulula alla luna
Fonte "il Cammino"

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lunedì 11 settembre 2017

Gigi Burruano, palermitano e..attore

Gigi Burruano, ripetente e ribelle ante litteram





Nell'anno scolastico 1966-67 piombò nella classe 3 E del liceo Umberto di Palermo, preceduto da una discreta fama televisiva per la partecipazione  all'effimera trasmissione di Mike Bongiorno "Giochi in famiglia". Portare la famiglia in televisione in pasto ai guitti! non l'avesse mai fatto, il dott. Burruano padre, stimato dentista palermitano. Il giovane Gigi veniva pubblicamente additato al disprezzo dall'arcigno latinista  prof. Gallo, maschera glaciale dagli occhi azzurri, inavvicinabile anche per la sua micidiale alitosi. 

Bisogna sapere che a quell'epoca le studentesse del liceo portavano ancora il grembiule (per distinguerle dai maschietti?), ma soprattutto subivano il divieto di uscire dall'edificio  scolastico durante l'intervallo. Inutile precisare che i maschi, non solo potevano uscire in cortile, ma anche spingersi ai bar e alle rosticcerie vicine per consumare la colazione.

Il mitico Gigi che  come tutti noi vestiva in giacca e cravatta, ma possedeva il fuoco del ribelle, forse per le quotidiane umiliazioni subite per l'avventura televisiva familiare forse non potendone più di guardare la sua bella da lontano alla finestra, ben prima dell'esplosione sessantottina organizzò una clamorosa manifestazione studentesca sotto le finestre dell'incredulo preside Renato Composto. 

Tolta la giacca e roteando la cinta dei pantaloni, come un novello schiavista, indusse noi pacifici e conformisti compagni di scuola a camminare in fila indiana sotto le finestre del preside, mimando la parte dell'ergastolano in ceppi in una colonia penale ottocentesca. 

Quella, che io ricordi, fu l'ultima sua comparsa al liceo Umberto: forse l'infernale macchina della repressione lo inghiottì in un vero penitenziario o più modernamente lo indusse a ritentare l'avventura scolastica nel vicino istituto Mamiani, allora rifugio finale di tutti ripetenti palermitani.
Solo dall'anno successivo anche le ragazze ebbero il permesso di uscire in cortile: inutile dire che nessuno di noi andò più al bar..

Da allora non l'ho più visto se non da lontano, alle sue prime avventure teatrali al teatro Biondo. A causa della mia precoce fuga dall'isola amata da Dio e maledetta dagli uomini, mi sono perso il cabaret, il mitico nudo di Aurora Quattrocchi, la scoperta di Tony Sperandeo e Giovanni Alamia, per poi ritrovarlo invecchiato e imbolsito nei 100 passi, nell'Uomo delle stelle, in Baaria. 
Nessuna traccia fisica dell'esile studentello liceale, già allora carico del sacro fuoco del teatro.   
Ieri se ne andato, cosa dire? estamos pidiendo turno!

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