venerdì 14 marzo 2014

La nave dolce




La nave dolce
venerdì 14 marzo ore 20.45
 Auditorium dell'Assunta, 
via Palù, Rubano


L'otto agosto del 1991 sbarca a Bari il mercantile Vlora, carico di zucchero e di 20.000 cittadini albanesi che l'avevano preso d'assolto nel porto di Durazzo e che senza commiati nè bagagli erano partiti verso la terra promessa, esattamente come un secolo prima i nostri emigrati verso l'America.
Il film di Daniele Vicari, proiettato questa sera a Rubano, ricostruisce, attraverso immagini d'archivio e testimonianze dei protagonisti, quell'episodio di 24 anni fa che segnò la svolta nella politica italiana sull'immigrazione.
Si trattò della prima sperimentazione italiana di una forma di confinamento di massa degli immigrati: diverse migliaia di persone furono rinchiuse nello stadio di Bari per poi essere rimpatriate forzatamente, sembra per intervento diretto dell'allora presidente Cossiga. 
La questione immigrazione fu così trattata da subito non come un'emergenza umanitaria, ma come un problema di sicurezza e di ordine pubblico, atteggiamenti che influenzarono i successivi interventi legislativi, cristallizzandosi nel tempo: il decreto Dini (1995), la legge Turco-Napolitano (1998), la Bossi-Fini (2002) e la follia dell'istituzione del reato di clandestinità, punibile con un'ammenda (da infliggere agli straricchi migranti!!) e del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro in essere (una vera e propria manna per lo sfruttamento del lavoro nero).
Ma così é stato, per volere bipartisan e purtroppo per comune sentire dei cittadini, sopraffatti e obnubilati dalle metafore belliche dell'"invasione" o da quelle idrauliche delle "ondate" e delle "maree umane".
Poco o nulla è cambiato dall'agosto del 91 ad adesso; per la verità molto è peggiorato, se si pensa ai famigerati CPT, poi diventati CIE.
Tutto passa sotto silenzio perchè la gente pensa che l'isolamento sia la migliore difesa per la società, l'espulsione l'esempio da divulgare come monito, ma sotto sotto approfittando della manovalanza a basso costo: chi non ha avuto una badante dell'est, o un giardiniere o un raccoglitore esentasse?
Tranne poi a commuoversi per i drammi del mar d'Africa (20.000 morti dal 1998) o per i trattamenti da lager adottati al CIE di Lampedusa da una cooperativa aderente alla Coop, o per le parole di papa Francesco, forse interiorizzate a fondo solo da pochi.
Resta il fatto che ancora non si riesce a discriminare tra immigrati economici e richiedenti asilo, tra quote di accesso e invasione, tra legalità e illegalità, tra fermezza e arbitrio. E su queste ambiguità e sulle conseguenti paure alcune forze politiche hanno costruito la propria fortuna. 
Resta certo che i cittadini e gli operatori che svolgono la loro funzione al confine dell'Europa, cioè a Lampedusa sono stati e continuano ad essere lasciati soli ad affrontare un problema più grande di loro e delle loro capacità umane ed economiche.
Ne parleremo il 28 marzo, sempre a Rubano con il maresciallo Roberto Rapisarda, ex comandante della stazione dei Carabinieri di Lampedusa.     










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