giovedì 27 marzo 2014

Indipendentismo siciliano


Il primo invasore della Sicilia? Ulisse,parola di Raffaele Lombardo







Non ci manca niente, in Sicilia: oltre al più grande bene d'esportazione, riconosciuto a livello mondiale, e non parlo delle arance, ci sono importanti giacimenti di vittimismo, di autoindulgenza, di rimpianto del passato dorato e sacche ancora inesplorate di..indipendentismo: non Serenissimi, ma neoborbonici o Briganti. A ciascuno la sua croce! 

Così si riscrive la storia e l'economia, ad usum delphini: il regno delle due Sicilie, avanguardia in Europa per suo sistema industriale, con un'economia florida depredata dalla massoneria unitaria, le riserve auree di Napoli e del banco di Sicilia trasferite nottetempo alla banca d'Italia ecc.
Certo ci sono anche pagine di storia buie che attraversano il mito del Risorgimento e Bronte ne è solo un esempio, ma a distanza di 150 anni questi fatti sono solo un paravento per coprire inettitudine, sprechi, ruberie unitarie e autonomistiche.

Allo stesso modo, cambiando latitudine, i fasti della Serenissima sono un paravento per coprire un certo vittimismo nordista (il presunto sfruttamento del nord ha fatto le fortune di molti!), una endemica e geograficamente trasversale propensione a evadere il fisco e una ormai diffusa accondiscendenza da colletti bianchi al malaffare mafioso e ndranghetista, al di là della linea della palma. 

Ma tornando alla Sicilia, nessuno cita Giorgio Napolitano, quando afferma:
"Se vogliamo avere ragioni forti nei confronti dei pregiudizi antimeridionali, non dobbiamo farlo da meridionali e non dobbiamo essere indulgenti verso noi stessi. Non c'è nulla di più grave dell'autoindulgenza."

Invece si cita assai più frequentemente Goethe:   
in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa,la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…
chi li ha visti una sola volta, li possiederà per tutta la vita".

E si dimentica  Cicerone:
 "i siciliani: gente acuta e sospettosa, nata per le controversie"


I siciliani generalmente sono più astuti che prudenti, più acuti che
sinceri, amano le novità, sono litigiosi, adulatori e per natura invidiosi; sottili critici delle azioni dei governanti, ritengono sia facile realizzare tutto quello che loro dicono farebbero se fossero al posto dei governanti. D'altra parte, sono obbedienti alla Giustizia, fedeli al Re e sempre pronti ad aiutarlo, affezionati ai forestieri e pieni di riguardi nello stabilirsi delle amicizie. La loro natura è fatta di due estremi: sono sommamente timidi e sommamente temerari. Timidi quando trattano i loro affari, poiché sono molto attaccati ai propri interessi e per portarli a buon fine si trasformano come tanti Protei, si sottomettono a chiunque può agevolarli e diventano a tal punto servili che sembrano nati per servire. Ma sono di incredibile temerarietà quando maneggiano la cosa pubblica e allora agiscono in tutt'altro modo. 

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