giovedì 27 marzo 2014

Dimissioni in bianco



Un caso clinico 
Mentono sapendo di mentire
o in assoluta buona fede?







Il semplice meccanismo del rilascio via web di moduli per le dimissioni volontarie, numerati e con accertamento dell'identità del richiedente é il primo passo verso l'abbattimento del ricatto: chi non lo riconosce o è complice o ha la diffusissima attitudine ad adattare la realtà al proprio pensiero. pm


«Finalmente viene ripristinata una norma di civiltà che elimina l’odiosa pratica delle dimissioni in bianco, un ricatto fatto al momento dell’assunzione, sopratutto nei confronti delle ragazze, dei ragazzi e delle giovani madri. Ora il Senato approvi il più rapidamente possibile questo provvedimento con buona pace di Grillo e di Sacconi».

Lo afferma la vicepresidente dei Deputati di Sel on. Titti Di Salvo, componente della Commissione Lavoro e firmataria di uno dei progetti di legge sulle dimissioni in bianco approvati dalla Camera dei Deputati.

Il Parlamento, dopo la cancellazione della legge nel 2008 e le modifiche tortuose e inefficaci della legge Fornero, fa un passo in avanti per ripristinare un diritto, per sancire un principio: per lavorare non si deve sottostare a un ricatto. E questa regola é un vantaggio per le imprese sane.

Sacconi e Grillo, che hanno avversato l’approvazione di questo provvedimento accampando motivazioni incomprensibili, possono stare tranquilli: con il modulo scaricabile gratis da internet, che prevede una numerazione progressiva e una scadenza certa, si previene il ricatto. Fino ad oggi invece si interveniva soltanto a posteriori e le dimissioni in bianco hanno continuato ad esistere.

Mentre il dibattito era ancora in corso Beppe Grillo attaccava dal suo blog sostenendo che “Su pressioni della lobby di Confindustria, vista nei corridoi della Camera a ronzare intorno ai deputati della maggioranza, infatti, ecco che a Montecitorio passa una legge che neutralizza la convalida… indovinate per quale categoria? Proprio per le lavoratrici giovani, neospose e neomamme! Le quali potranno ora, con comodo, firmare un moduletto in azienda e via andare. Con comodo del datore di lavoro, naturalmente, che potrà buttarle fuori senza dover più dare spiegazioni a nessuno”.

Imediata la replica di Titti di Salvo che rispondeva: «Mentono sapendo di mentire. La legge contro le dimissioni in bianco che stiamo discutendo in aula, che introduce il modulo con numerazione progressiva previsto nel 2007 e eliminato dall’allora ministro del governo Berlusconi Sacconi, previene l’abuso e il ricatto. La convalida di cui parla a sproposito Grillo (e ovviamente i suoi deputati) prevede che il ricatto sia già avvenuto e che con un questionario presso l’ispettorato del lavoro si riesca a capire l’intenzione del lavoratore o della lavoratrice. Solo in 30 casi su decine di migliaia di verifiche e di convalide l’ispettorato del lavoro ha stabilito che c’era un abuso. Grillo può dirci se secondo lui i casi di dimissioni in bianco erano soltanto 30? Il punto è proprio questo: il modulo numerato (a costo zero scaricabile da internet) che ha una scadenza di 15 giorni, previene il ricatto, tutto il resto (cioè la legge Fornero) è un tortuoso meccanismo di verifica ex post, di cui l’onere della prova è a carico della lavoratrice e del lavoratore».

Soddisfatto per l’approvazione anche Nichi Vendola: «La legge contro le dimissioni in bianco fu la prima ad essere cancellata da Berlusconi e dalla sua maggioranza appena tornato al potere, qualche anno fa, evidentemente allergici ai diritti sociali e ai diritti civili. Ieri Montecitorio, grazie all’impegno caparbio in questi anni di Sel e di tanti movimenti ed associazioni, fa il primo passo per far riavere alle donne del nostro Paese norme di civiltà e di libertà».

La legge integrale

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