lunedì 10 marzo 2014

A ciascuno di fare qualcosa




Alberto Trevisan a Mestrino,
una serata colloquiale









Venerdì scorso si è tenuto l'atteso incontro con Alberto Trevisan; in realtà ad attenderlo eravamo in pochi, meno ancora dei pochi previsti data la particolarità del tema. I giovani non hanno "sentito" l'argomento, ne era presente uno solo già fortemente orientato e motivato.

Peccato, ma é stata ugualmente una serata molto intensa, anche perchè raccolta e svolta in modo colloquiale: particolarmente interessante la rievocazione storica e sociale del clima di quegli anni (i primi anni 70), la proiezione della prima marcia Perugia Asssisi del 1965, organizzata da Aldo Capitini, il padre del movimento non violento e pacifista.

Molto emozionante, poi la rievocazione degli aspetti personali della vicenda che ha toccato Alberto; e su questo punto i giovani hanno perso molto, perchè si parlava di un'epoca nella quale le proprie scelte non si difendevano, nè diffondevano con pochi click, ma si affrontavano pagando di persona prezzi spesso assai pesanti.

Le famiglie spesso erano contrarie e si doveva affrontare una lotta anche al loro interno: non è stato questo il caso di Alberto che, dalla mamma, madre di ben dieci figli, ha ricevuto un poetico, ma saldo incoraggiamento a continuare anche a rischio di altri anni di prigione.


Personaggi come lui hanno portato all'introduzione del servizio civile obbligatorio e poi a quello volontario, in vigore attualmente. Ma soprattutto hanno tenuto alti i valori del pacifismo e della non violenza; nella serata si è accennato anche a temi politicamente e attualmente molto rilevanti come la questione degli F 135.


Ma i  giovani, anche quelli potenzialmente aperti agli altri non hanno sentito alcun richiamo. Così é stato ed é inutile recriminare, meglio ricercare le motivazioni per l'azione futura. Probabilmente il servizio civile non più obbligatorio ha perso una delle sue attrattive, forse i giovani non vogliono "perdere" altro tempo o si sentono sfruttati per un lavoro svolto quasi gratuitamente o semplicemente non sanno di cosa si tratti e seguono altre vie più battute. Se qualcuno vuole contribuire con la sua opinione, sarà molto ben accetto.

Sicuramente chi c'era ha vissuto momenti di profonda intensità emotiva ed etica e quindi io e Alberto siamo contenti di avere realizzato nel nostro piccolo il lascito morale di Capitini: "a ciascuno di fare qualcosa". 

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