venerdì 23 maggio 2014

Nel M5S c'é violenza seriale e una casta




“NEL  M5S C’È VIOLENZA SERIALE E UNA CASTA”
Parola di ex pentastellato





Si sa: gli umori degli ex  sono quasi sempre acidi; accade tra i coniugi,  tra i credenti in una fede, accade tra gli amici e tra i militanti di  un partito. Ma quando le delusioni vengono espresse in modo così sereno, così leale e non aggressivo e con un velo di rimpianto come nell'articolo che segue,  un qualche  pensiero è d'obbligo. Quando, finito il silenzio elettorale, esamineremo i casi più noti a livello nazionale, in particolare quelli siciliani, vedremo che talvolta non si può proprio essere così sereni come nel caso di Brambillasca. 


Pietro Brambillasca, uno degli attivisti più “anziani del Movimento 5 Stelle di Bergamo, ha deciso di lasciare il movimento fondato da Beppe Grillo. E le ragioni del suo addio si riconducono a una forte delusione per la mancanza di democrazia e confronto all’interno dello stesso M5S, aspetto già emerso con provvedimenti molto più pesanti a livello nazionale con l’espulsione dei quattro senatori “dissidenti”. “Dopo avere assistito all’ennesimo processo sommario al dissenso interno nel movimento 5 stelle, per me il vaso è completamente colmo- ha scritto lo stesso Brambillasca su Facebook- ho sempre immaginato e ritenuto fino a poco tempo fa che il movimento 5 stelle potesse essere una concreta possibilità per l’Italia di voltare pagina.

Mi sono purtroppo arreso all’evidenza che non potrà che raggiungere risultati intermedi, e fare da cantiere -non diversamente dagli altri partiti- alle nuove carriere lavorative di alcuni suoi componenti in vista, ma anche meno in vista, con obiettivi personali più modesti, tutto fa brodo.

Corpo estraneo, scoria, fuori posto, invidioso (di chi!), peso morto, rosicone, venduto, doppiogiochista sono alcuni fra i modi in cui mi sono sentito definire nel tempo, da gente per lo più disinformata, o appena arrivata, che non mi ha mai incontrato, che non ha mai parlato con me, che ignora il senso e il tempo del mio impegno dentro il movimento.

Non mi sono mai occupato, non ho mai fatto in tempo -prima della mia disillusione- ad occuparmi di contenuti precisi riguardanti il mio lavoro (sono un medico ospedaliero), ritenendo più importanti, alla solida crescita di un movimento ambizioso e di lungo periodo, aspetti organizzativi e democratici interni: non si sostituisce una casta con gente a casaccio, specie se si dichiara di non volerne una uguale e contraria.

Però quello che ho fatto dentro il m5s da quando ne sono attivista è stato giudicato difficile, inutile, precoce, non necessario dalla buona parte delle persone. Concludo quindi che la possibilità di fare evolvere il m5s è inesistente, almeno per conto mio. Mi sono stufato di lottare contro i mulini a vento, di respirare continuamente la retorica dell’emergenza, che a niente serve se non a impedire scientemente le riflessioni sulle questioni.

La retorica dell’ultima spiaggia non è nulla di nuovo, la inventò un signore per vincere democraticamente le elezioni del suo paese nel 1933; il mondo è sempre uscito dalle crisi grazie a chi non la utilizzava. Più in generale la retorica della guerra, del sangue, della falange armata compatta è funzionale e finalistica -come appunto quella della fretta- a smontare e bloccare ogni tipo di riflessione interna.

Non sarà una organizzazione (una non-organizzazione) così ad ospitare le mie speranze per il futuro e ad essere il veicolo delle mie proposte in contenuti per migliorare il Paese in cui vivo e voglio che crescano i miei figli. Persone come Marcello Zenoni (ma anche gli altri -candidati o no- in provincia di Bergamo, che lavorano sul locale), i consiglieri regionali come Dario Violi che conosco e stimo personalmente sanno che possono contare su di me, quando lo ritenessero, per un aiuto informale, contattandomi personalmente. Dopo un periodo di riflessione, e di osservazione dei fatti prossimi, deciderò se non occuparmi più di politica oppure iniziare a lottare concretamente contro il M5s, la sua violenza seriale, la sua emergente casta”.


da Giornale di Bergamo

1 commento:

  1. Siccome siamo alla frutta, agli ultimi arrivati non conviene diventare la casta sostitutiva di quella che c'è. In molti si sono già stancati e le prossime soluzioni che i singoli troveranno non saranno dentro un'urna, ma in qualcosa di più cruento, incontrollabile quanto imprevedibile. Quando la vita per molti diventa una lotta quotidiana per la sopravvivenza, solitamente i freni inibitori di certe pulsioni tendono ad affievolirsi se non anche a scomparire. Dopo, nella mente umana, tutto diventa lecito.

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