martedì 22 ottobre 2013

Il potere della menzogna, segnalazione





Mario Guarino
Il potere della menzogna
Amore, politica, religione, informazione, pubblicità, scienza. Vince chi sa raccontare falsità






Un libro da leggere, soprattutto dai frequentatori del web, per conoscere, decodificare e difendersi dalla menzogna. Vedi anche bufale in internet


Indice
1. Un paradiso di bugie - Primo: dubitare e verificare - Finzione e realtà - La «posta del cuore» - Gossip, marchette, fine del mondo - 2. Il furto del tempo e dell’identità - Tv, iPad, playstation, web... - La prevalenza del cafone - Il paladino della verità - Nomi falsi e stellette fasulle - Saviano, che fai copi? - Web: perdizione o salvezza - Il mistero della «cipolla» - 3. Informazione, addio? - L’ingannevole gioco delle parole - Giornalismo: «suicidio assistito» - 4. E ora: pubblicità! - All’anima del commercio - Un premio a te e uno a lui (entrambi fasulli) - Credimi, sono bugiardo! - 5. La società che verrà - Tecnologia, contraddizioni, futuro - Le insidie della Rete - Scemo chi (non) legge - Dove abiteremo domani - Il clima pilotato - 6. Politicanti e chiacchieroni - Un vizio antico - La fabbrica della menzogna - Potere e luoghi comuni - Indifferenza e menefreghismo - 7. Religione, che passione - Scritture troppo sacre - La Bibbia non vieta l’aborto - La Chiesa rinnega il cristianesimo - Il partito di Dio - Un «demone» in 140 caratteri - 8. Il «buco nero»: la scienza - Sciocchezze e serietà - Quei profeti inascoltati - Il bacio dello scorpione - Test fasulli e pubblicità ingannevole - In questo mondo di microbi - Indice dei nomi

Un estratto.
Finzione e realtà
Mentire è proprio inevitabile? Questo è il cuore del problema. Gli aspetti sono tanti e variabili. Al più alto livello, la menzogna può essere raffinatissima e la più subdola. Non foss’altro perché, miscelata con elementi di verità, finisce per apparire credibile. Infatti, coloro che – nel raccontare una vicenda – con giochi di parole provano a mescolare un fatto vero con aspetti inventati, nella maggior parte dei casi vengono creduti più di quelli che espongono la semplice verità. Ciò soprattutto perché, spesso, tra finzione e realtà il confine è sfumato. Anzi, talvolta il tutto si sovrappone. E distinguerne i limiti può diventare un esercizio improbo oltre che inutile. Anche in questo campo c’è una graduatoria. Tra le categorie più abili a capovolgere i termini di una questione vi sono: avvocati, politici, religiosi, giornalisti, rappresentanti, pubblicitari. Ossia coloro
che fondano la professionalità soprattutto sull’arte oratoria. Professionisti e/o acrobati della parola in grado – secondo quello che gli intellettuali arabi fin dall’antichità chiamano ad’dad – di usare termini che possono significare una cosa e il loro contrario.
Si pensi, ad esempio, allo stratagemma a cui una volta – nel trattare una vicenda – ricorreva il cronista più scaltro.
Questi era in grado di raccontarla in due versioni opposte: sosteneva la colpevolezza del presunto reo e, allo stesso tempo, nello smontare la tesi accusatoria, ne proclamava l’innocenza. Tecnica tuttora attuata dai migliori avvocati. Ricorda Luigi Anolli,
docente di Psicologia culturale nell’Università cattolica di Milano, che il falso, al contrario della verità, ha molte facce: c’è la menzogna dannosa, la giocosa e quella utile. La prima è tesa a ingannare l’interlocutore, la seconda a divertire, la terza a ottenere profitto.
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Al di là della stretta necessità – secondo molti scienziati – mentire a se stessi è il delitto più grave. Non per nulla, chi vi ricorre troppo alla fine ne rimane vittima.

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