domenica 7 luglio 2013

Facebook e dintorni





Siamo tutti navigatori 







Alzi la mano, pardon il dito dal mouse, chi, la notte del 20 maggio 2012, appena riavutosi dalla paura, non si è immediatamente collegato alla rete per sapere dove fosse l'epicentro del terremoto: nel giro di pochi minuti, gli internauti, prima ancora dei siti ufficiali, sono stati in grado di dare notizie abbastanza precise sui luoghi e sugli effetti, tranquillizzando chi era al di là del Po o a sud della pianura padana. 

E' uno dei tanti esempi di effetti positivi della rete. Andando un pò più lontano la rete ha reso possibile la primavera araba, la diffusione democratica di una gran massa informazioni in tempo reale, altrimenti non immediatamente accessibili ai più, ha dato vita e visibilità a un movimento organizzato (non spontaneo) di protesta come M5S, visibilità che i radicali ancora oggi si lamentano di non avere mai avuto dalla stampa di "regime";  ha cambiato il ruolo e la forma dei quotidiani e dell'editoria in generale;  ha reso facile a molti esprimersi liberamente attraverso i blog e più ancora liberamente attraverso i social net-work.

Ovviamente, con l'arrivo di una grande massa in un luogo prima riservato a pochi, come nella realtà materiale si verificano ingorghi, inquinamenti, liti, sovrapposizioni, incidenti di ogni tipo, aggressività..

Così tutti diventano scrittori, ansiosi magari di farci conoscere il menù della sera o la crescita del primo dentino del proprio meraviglioso pargoletto, o la massima del giorno o il tradimento dell'amica. Il loro motto è  "Non ho niente da dire ma devo dirlo". Per inciso mi sono sempre chiesto, senza trovare risposta, dove recuperano i quadretti con i fiorellini o con le nuvolette per girare sempre le stesse massime e gli stessi aforismi.

Ma fin qui poco male, basta non leggere e passare avanti.

Le cose si complicano quando l'oggetto della democratizzazione sono le notizie, le informazioni vere:  la facilità con la quale, ad un semplice click, una notizia, un' "informazione" o una pseudo informazione possono essere girate istantaneamente a tutto il mondo, ha sicuramente degli aspetti positivi, ma si accompagna ad alcuni trabocchetti, in verità del tutto evitabili se si trattiene il dito per qualche secondo.

Trattenere il dito e verificare l'origine e la veridicità della notizia, come si faceva una volta con la carta è però una conquista ambiziosa per molti, perché la facilità e la rapidità del mezzo collide con la riflessione: molte persone per bene, così, si eviterebbero di diffondere pagine oscene o fuorvianti anche rispetto alle proprie intenzioni (Tutti i crimini degli stranieri, ad esempio, per esprimere la propria rabbia o citazioni di Ezra Pound  per diffondere la lettura, magari dimenticando Calvino, o Un'Italia senza Berlusconi, pensando che sia un sito grillino ecc.).

Ma la rapidità del mezzo nasconde anche un'altra insidia ancora più pericolosa: la bufala!

Tra le ultime, per fortuna non pericolose: la morte di Mandela (data per certa qualche giorno fa con tanto di citazioni, aforismi incorniciati, foto ecc.), la critica al pacchetto per il lavoro dei giovani, fatta attraverso il suo blog da Grillo, che però non aveva letto il testo del disegno di legge ed è stato smentito dagli stessi parlamentari 5 stelle, ma intanto la notizia aveva fatto il giro del web con tanto di commenti indignati.

E per finire la bufala che in queste settimane invade FB: 
"Chiedo un favore a coloro che stanno nella lista dei miei contatti di facebook. FB ha cambiato ancora una volta la sua configurazione della privacy! A causa della nuova “graphic app” qualunque persona in FB può vedere le tue foto, i tuoi “mi piace”, i tuoi commenti. Terrò questo messaggio sulla mia bacheca per due settimane e, per favore, una volta fatto ciò che ti chiedo qui di seguito, commenta ...

Neanche a dirlo si tratta di una bufala stratosferica come dimostrato dalla credibile rivista  Altro consumo e come verificato da tutti quelli che hanno portato a termine la complicata operazione richiesta. 
Ma cercando nel web, se ne trovano di molto più pericolose:  quelle di tipo medico, che con la dignità che conferisce loro la rete, e con la rapidità con cui diventano delle moderne catene di sant'Antonio, rischiano di fare dei danni seri alla salute: penso alla colossale bufala diffusa qualche anno fa sulla correlazione tra vaccinazioni e autismo. Ancora oggi i medici faticano a convincere i genitori  a vaccinare serenamente i figli, prospettando loro i reali pericoli, che sono infinitesimali rispetto al rischio sociale della non vaccinazione di massa.  

Chi volesse dare uno sguardo al lavoro di un cacciatore di bufale può collegarsi a http://www.attivissimo.net/  e gustarsi il post sulle catene di sant'Antonio, e ridere in veneto o in romanesco.



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