lunedì 8 luglio 2013

Servizio civile







Dall'obiezione di coscienza
al servizio civile volontario









Un filo rosso ininterrotto lega l'obiezione di coscienza nei riguardi del servizio militare obbligatorio, previsto dall'art. 52 della Costituzione, alla nascita del servizio civile nazionale volontario regolato da leggi recenti.

Già nel 1949 Pietro Pinna, primo in Italia si rifiutò di vestire la divisa per per svolgere il servizio militare: fu condannato per tre volte e in seguito non fu più richiamato. Da allora le obiezioni di coscienza si sono susseguite e moltiplicate, toccando la punta massima negli anni '70, con moltissimi obiettori ristretti nelle carceri militari, accanto ai testimoni di Geova, da sempre contrari al servizio militare per ragioni religiose.

L'odissea degli obiettori ebbe fine il 15 dicembre 1972, in seguito all'approvazione della legge n.772  sul riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza al servizio militare.  

Fu questa legge a concedere ai giovani che lo volessero di svolgere un servizio civile alternativo a quello militare, ma più lungo di 8 mesi rispetto alla leva che rimaneva comunque obbligatoria. Per ottenere l'assegnazione al servizio civile bisognava comunque sottoporsi al vaglio di una commissione che doveva valutare la credibilità delle convinzioni non violente del giovane: insomma una sorta di "tribunale delle coscienze".

A queste condizioni ci vollero anni perchè il servizio civile alternativo venisse scelto dai giovani, proprio per il carattere "punitivo" e discriminante delle condizioni imposte.
Infatti, quando con una sentenza della Corte Costituzionale, fu parificato il periodo di entrambi i servizi e abolito il tribunale delle coscienze il numero delle scelte iniziò ad aumentare, sino a toccare la cifra record di 90.000 in occasione della guerra in Irak.

Successivamente  la legge 230 del luglio 1998 dettò nuove norme, meno restrittive sul servizio civile alternativo riformando le originali condizioni della legge del 72. 

La legge 64 del 2001 riforma ulteriormente la materia e istituisce il servizio civile nazionale, aprendolo anche alle donne. Questa legge dà la possibilità ai giovani di entrambi i sessi, dai 18 ai 28 anni, di svolgere un anno di servizio civile presso vari enti, pubblici e privati, associazioni del privato sociale, organizzazioni Onluss e pacifiste, i cui progetti siano riconosciuti.

Nel 2005, infine, viene "sospesa" (non abolita, perché espressamente prevista dall'art. 52 della Costituzione) la leva militare obbligatoria.

Dal 1972 ad oggi, quasi un milione di giovani ha "difeso" non in armi il nostro Paese!



Si tratta di un'opportunità di scelta di vita che vale la pena di approfondire. Nei prossimi giorni sentiremo, in proposito, Alberto Trevisan, storico obiettore, che vive e opera nel nostro territorio.


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