mercoledì 18 marzo 2015

La squadra, 2



Cacciatore di teste...



segue da: La squadra, 1


Alcune di loro, per la verità, già a settembre erano venute a sondare il terreno, chi col papà..., chi col marito, chi con i figli al seguito. Un papà con un'azienda turistica in una zona di mare assai rinomata si era accomiatato con un ammiccante: "mi venga a trovare". Le altre signore, con l'abito buono, si erano limitate ad illustrare animatamente le loro molteplici esperienze (didattiche), i loro successi con gli alunni e la loro capacità di andare d'accordo con tutti, "anche se giù é difficile..." -Qua invece!- penso io.  Insomma avevano fatto un pò di marketing in stile casareccio, ciociaro e salentino per lo più.
Nella confusione della grande aula magna, da sempre teatro di bivacchi settembrini di aspiranti supplenti, finalmente si fa strada il collega padrone di casa, per assegnare a ciascuno degli aspiranti cacciatori di teste un'auletta per il suo lavoro di approfondita analisi della preparazione culturale, del merito, del curricolo, delle esperienze, delle attitudini relazionali, della capacità di lavorare in gruppo, pardon in team, ecc. Manca una piantina per gli aspiranti, per sapere dove dirigersi, ma d'altra parte non siamo certo in Germania, il Veneto è pur sempre il sud del nord. E poi così i più svelti, sgomitando,  d'istinto superano questo primo ostacolo e realizzano di fatto una mini selezione naturale; il loro motto deve essere "abbagliamoli da subito (i dirigenti) e per prime (le aspiranti sono soprattutto donne), così non lasciamo spazio a chi viene dopo". 
Teoria deboluccia, perchè mi sono personalmente reso conto che dopo aver visto e sentito un quarantina di signore e signorine, ben poco mi era rimasto in testa, tranne qualche mestizia da emigrante, qualche eroico  e ingenuo entusiasmo da neofita e... qualche sobria scollatura autunnale. Certo se Renzi avesse rispettato i tempi, a fine agosto sarebbe stato tutto più interessante! Ma questo è un altro discorso.
Adesso non resta che scegliere. Per le medie è presto fatto: un'insegnante la conosco già, un'altra ha dato la disponibilità per gli scambi internazionali. Le altre si sono tenute ben lontane.
Molto più difficile per la primaria. Praticamente sono venute tutte a fare la fila dietro la mia porta, mentre altre scrivanie erano molto più sguarnite. Le più sveglie hanno anche sondato discretamente   le mie idee, la mia concezione della scuola e della didattica, si sono cautamente informate dell'orario, delle classi, del numero delle riunioni, del numero dei portatori di handicap.
Esco meditando su una verosimile realtà, che falsifica il senso del battage pubblicitario sulla buona scuola e sui nuovi poteri dei dirigenti. Sono loro hanno scelto me, anzi la mia scuola,  con i tipici criteri dei docenti: distanza da casa, dirigente che non rompe più di tanto, non prevenuto verso i meridionali, aria rilassata, discreto livello di innovazione, senza timori di sperimentazioni selvagge, durata delle riunioni, informazioni assunte dai colleghi e confermate durante i colloqui... Praticamente si sono messe in graduatoria. La mia, qualunque essa sia,  sarà una scelta forzatamente casuale, lontana anni luce dal merito e dall'oggettività.
Per non dare  troppo nell'occhio, una del nord e una del sud, una giovane e una un pò agé: vedo poche differenze rispetto alle vecchie graduatorie se non l'aleatorietà della decisione.
 In più chi non è stata "prescelta" da me dovrà pure essere collocata da qualche parte, riproverà dietro altre porte meno ambite e allora? Abbiamo solo introdotto un elemento di casualità sovrapponendolo al meccanismo oggettivo delle graduatorie. Questo é tutto. 
Il vero potere, magari condiviso con altri, e con strumenti idonei, vorrei averlo in seguito, dopo aver fatto la prova...Ma per gli statali questo è un innominabile tabù.




  

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