domenica 20 aprile 2014

Buona Pasqua di riparazione

LE MANI DELLO ZIO GIOVANNI – Francesco Callegari


Lo zio Giovanni lavorava in fabbrica per tutta la settimana, ma ogni sabato pomeriggio il tavolo della sua cucina si trasformava in un laboratorio di meraviglie. Di fronte ai miei occhi stupiti di bambino si stendeva a un tratto un tappeto di microscopici ingranaggi: viti, perni e lancette; casse, ruote e dischi dentati; molle, spirali e bilancieri… 
Le mani grandi e forti dello zio distribuivano delicatamente i pezzi sul tavolo, mentre il suo occhio cercava i possibili difetti grazie a una speciale lente simile a un piccolo monocolo. Con una pinzetta, Giovanni prendeva il singolo pezzo, lo spazzolava e lo oliava, e alla fine lo fissava con precisione fino a ricomporre il meccanismo originale.
Tanti erano gli amici che approfittavano della sua bravura, e anche della sua generosità: lo zio Giovanni riparava per piacere sveglie e orologi di ogni tipo ridando la vita a oggetti che altrimenti sarebbero stati scartati.
E io, che assistevo incantato a questo piccolo miracolo, sentivo che stava accadendo qualcosa di importante. Qualcosa che mi è rimasto dentro e che ancora mi parla.
Il vocabolario Treccani propone tre diversi significati per la voce Riparare:
1.    Proteggere, difendere da una cosa pericolosa o dannosa, opponendo a essa un ostacolo o impiegando altro accorgimento.
2.    Eliminare o alleviare un male, correggere o limitare un errore che si è commesso, risarcendo, compensando, scusandosi, ecc.
3.    Rimettere in buono stato una cosa rotta, sciupata o logora.
Riparare è un verbo buono, che parla di attenzione e di generosità.
E’ un verbo transitivo, dove l'azione non riguarda solo il soggetto che la compie ma si riversa positivamente anche su altri, siano essi persone oppure oggetti.
Riparare è un verbo generatore, è un verbo della maturità, perché solo la consapevolezza adulta è in grado di dare la vita e soprattutto sa proteggerla e custodirla, anche a costo della propria.
I tre significati riportati dal vocabolario diventano così un’unica esperienza, dove il desiderio di salvaguardare persone e cose, la spinta a non dissipare affetti e risorse, lo slancio a creare vita e a mantenerla si esprimono secondo una modalità “ecologica” di essere nel mondo.    

Ci sono parole che più di altre si adattano a descrivere un evento, e a spiegarlo.

Riparare è parola che abita la Pasqua. E ciascuno di noi ha un proprio modo di sentire e di sperimentare la domanda di riparazione che il formidabile vento della Pasqua porta con sé.
E’ però nella brezza leggera e monotona dell’agire quotidiano che sussurrano le più concrete e autentiche istanze di riparazione. Ed è proprio lì, che prende corpo la grandezza di chi sa ascoltare queste richieste ed è pronto anche a metterci del proprio pur di riparare il meccanismo che stenta a funzionare.

Buona Pasqua di riparazione.

da: diapason2.0

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