venerdì 3 aprile 2015

Albino Bernardini, un santo laico



E' morto il 31 marzo Albino Bernardini. Pochissimi lo hanno ricordato, se non nella sua terra natale, la Sardegna.
Il suo nome forse dirà poco ai giovani insegnanti di adesso, tranne  ai cinefili che conoscono il film televisivo di De Seta "Diario di un maestro", protagonista un eccezionale Bruno Cirino.
Varrebbe la pena di rivederlo, perchè molte cose sono cambiate da allora, ma l'emarginazione di alcuni strati della popolazione scolastica é rimasta immutata, anzi si fanno strada le nuove povertà, non solo materiali, ma esistenziali.

Diario di un maestro


E' rimasta immutata, ora come allora, l'esigenza di combattere tutte le  forme di emarginazione, le vecchie  e le nuove,  con mezzi adeguati, diversi dalla normale routine scolastica, adatta ai figli dei dottori, come dicevano gli alunni di Pietralata e di Barbiana. 
Bernardini non fu solo in quel passaggio storico che vide affermarsi la nuova scuola di massa e la sconfitta dell'analfabetismo italiano, altrettanto di massa. In quel manipolo di innovatori che cercavano di dare attuazione all'articolo 3 della Costituzione, accanto a lui e a don Milani,  si trovarono personaggi del calibro di Bruno Ciari, Mario Lodi, Gianni Rodari, Danilo Dolci. 
Intorno a questi personaggi nacque l'impegno politico e didattico del Movimento di Cooperazione educativa, i gruppi di docenti e pedagogisti che gravitavano intorno a "Scuola e città", a "Riforma della scuola" e al cattolico "Orientamenti pedagogici".

Gli insegnanti della mia generazione ne sono stati profondamente segnati. Nulla di paragonabile si trova nel panorama contemporaneo, tranne gli isolati eroismi individuali di chi fa scuola in prima linea.
Eppure le esigenze, pur nella loro diversità rispetto al passato, incombono quotidianamente nelle classi: abbandoni, disadattamento, insuccesso scolastico oltre alla nuovissime emergenze del bullismo, del cyberbullismo e della violenza contro i docenti.
Il lavoro è immane; a poco servono i nuovi mezzi se utilizzati solo per catturare un'attenzione superficiale. Serve ancora, e molto, la parola, l'esempio, la capacità dialettica, la discussione, la motivazione, la ricerca e soprattutto il fare, quell'operatività divenuta la grande assente nella scuola italiana di ogni grado, quasi bandita anche dagli istituti tecnici e professionali.
Molto da imparare ancora dalle esperienze di Bernardini e dei suoi contemporanei.  


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