sabato 5 luglio 2014

Parole di scuola; D come dirigente




A come analfabeta; B come banco; C come collegio docenti, consiglio d'istituto, continuità; D come dirigenteE come etica, empatia, esami; F come finanziamenti; G come genitori; H come handicap; I come insegnante, le tre I; L come LIM; M come media;  
 N come numero; O come opportunità; P come professore, preside; Q come qualità; R come ripetente; S come semi; T come terremoto; U come unico; V come valigia; Z come zaino, zerbino.





D come dirigente


E' la specie scolastica che conosco meglio, avendone fatto parte per 14 anni della mia carriera di 27 anni da preside. Non é un gioco di parole: solo nel 1999, con l'attribuzione dell'autonomia alle scuole, i presidi e direttori didattici sono diventati Dirigenti. 
Qualcuno si é montato la testa, altri hanno continuato come prima, cioè da presidi con alcune responsabilità in più, altri non si sono considerati  all'altezza per una naturale refrattarietà all'informatica e se ne sono andati, per fortuna.

Con gli ultimi due corsi-concorsi sono stati paracadutati nelle scuole i nuovi dirigenti che non avevano vissuto l'esperienza da presidi o direttori, con conseguenze tragi-comiche, che vedremo.

La fauna dirigenziale, comunque, é molto variegata, comprende numerose sottospecie, sia per i differenti approdi professionali, sia per la molteplicità dei caratteri individuali e dei tic personali, come in ogni lavoro (solo che qui si rischia di fare danni grossi..).

Alcuni esempi di sottospecie particolari:

  • i diffidenti: quelli che aprono la posta, cartacea o elettronica, personalmente, se ne fanno una copia, che conservano diligentemente nel proprio archivio personale e poi la passano in segreteria. In una della scuole che ho frequentato da dirigente ho trovato un doppio archivio da smaltire con un camioncino del comune.. In genere i diffidenti, prima o poi arrivano a comunicare con gli uffici interni e con gli insegnanti con scritti debitamente protocollati..
  • i legalisti ad ogni costo: ossessionati dalla norma, soprattutto quelle della 626 (terrore stimolato ad arte dai professionisti della sicurezza), dal codicillo, dall'insidia nascosta nelle circolari, restii ad assumersi qualsivoglia responsabilità, studiano la norma, che recitano quasi a memoria, brutte copie delle pagliette napoletane, indipendentemente dalla latitudine; ne ho conosciuto uno che arrivava in ufficio ogni mattina, trascinando un baule su ruote, da cui sfuggivano carte e circolari..
  • I pedagoghi: l'alunno al centro della scuola; in genere provengono dalla primaria, scrivono accorati appelli strappalacrime ai docenti rei di vessare gli studenti; scrivono tanto che non hanno il tempo di parlare con gli insegnanti neanche per appuntamento. Poi finiscono col non parlare neanche con i genitori e gli amministratori: esemplari presenti in zona.
  • I Marchionne: al corso gli hanno spiegato che devono essere dei manager e devono imparare a delegare. Ecco, questa é stata una mia carenza professionale, sanata solo negli ultimi anni, più per stanchezza che per convinzione; prima cercavo, sbagliando, di fare tutto da solo: ho iniziato da preside, spostando con la mia auto i computer da una sede all'altra, ho finito da dirigente controllando tutto, questo ha creato dipendenza negli insegnanti e scarsa autonomia individuale e di gruppo. L'eccesso opposto é quello dei contemporanei simil-marchionne: loro sono coscienti di essere dei dirigenti, "sanno" delegare, leggono la posta e ci scrivono sopra il nome di chi deve fare, molto spesso senza indicare come; si sentono al di sopra dei sottoposti, in realtà sono solo lontani e la delega, non accompagnata e verificata, quasi sempre porta a disguidi, correzioni in corsa, contraddizioni, errori.
  • Quelli che.. i genitori hanno sempre ragione: è una tendenza di specie che si può presentare autonomamente, ovvero mescolata alle altre caratteristiche; l'effetto é devastante, sia per gli insegnanti che si sentono abbandonati a se stessi, sia per gli studenti, che non vengono contenuti, sia per la scuola, che invariabilmente, nonostante le aperture dirigenziali, o forse proprio per questo,  si trova bersagliata di ricorsi al TAR, messi in piedi col caldo estivo dall'amico avvocato. 
  • I cultori delle slides:  bella bravura col power point e le LIM! perché non provate a farlo con l'Apple Works e con il computer collegato al televisore come si faceva nel lontano 1985? Questi nuovi colleghi, probabilmente rafforzati adesso dal mito renziano, non pensano che le slides, in genere di stretta osservanza ministeriale, se prive di anima, sono più controproducenti di una circolare. Il dirigente non é, a mio (modesto, modestissimo) parere, la cinghia di trasmissione del ministero; se così si considera non ha proprio capito nulla del significato politico e gestionale dell'autonomia. Lo capirà solo quando chiederà aiuto in "alto" e gli risponderanno: "arrangiati perchè sei un dirigente".                    Io, in genere sono stato rispettoso della legge e delle norme, anche quando non le gradivo, perché così si deve quando si occupa quel ruolo, ma una sana obiezione di coscienza ogni tanto ci vuole. Qualcuno ricorda quella diavoleria inventata dai pedagogisti della Moratti, quel librone che doveva seguire l'alunno dall'asilo all'università, non mi ricordo neanche come si chiamava, (qualcuno mi aiuti!): io mi sono sempre rifiutato. Arrivando in una scuola, quando ormai, com'era prevedibile, non se ne parlava più ho svuotato 6 armadi restituendoli ad un uso più produttivo. 
Vale ora più che mai il detto che circola nelle scuole francesi: il ministro e i presidi passano, la scuola resta..

  


1 commento:

  1. Caro Paolo, il tuo elenco fotografa efficacemente l'attuale dirigenza, ma ti sei dimenticato di una parte importante: i "maestri".
    Tu sei stato un maestro per me: ciò che faccio ora come dirigente l'ho imparato da te. La serietà nel lavoro, ma allo stesso tempo l'umanità nei rapporti con le persone; il rispetto della normativa, ma anche la forza e il coraggio per interpretarla; il prendere sul serio i problemi, ma senza farsene schiacciare; il parlare poco e l'ascoltare tanto.
    Sono questi solo alcuni dei doni che io ho ricevuto da te e che mi consentono di fare ora questo lavoro con gioia e pienezza.
    Grazie Paolo.
    Francesco

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