giovedì 17 luglio 2014

I rifugiati







Cronache da Padova









Il dramma dei rifugiati, la complessità del problema e le devastanti conseguente che questo fenomeno può avere su chi ne è protagonista e chi lo osserva dall'altra parte del mare forse non può essere compreso sino in fondo se non si hanno contatti con gli esseri umani che ne sono vittime.

Iniziando dall'arrivo, sicuramente nessun salvini comunque travestito aprirebbe bocca se  si trovasse quotidianamente a tirare fuori dal mare centinaia di persone o peggio di cadaveri. 

E quando poi questi fantasmi si materializzano nelle nostre città, perchè a Lampedusa o a Mineo non c'è più posto, basterebbe conoscere qualche parola di inglese o di francese per capire quale sia la molla che li spinge in mare, come e di più che attraverso qualsiasi saggio di economia o di geopolitica.

A me è capitato, attraverso i corsi di italiano messi a disposizione gratuitamente dall'Associazione Storia e Vita di conoscere questi ragazzi, tra cui anche alcuni minori non accompagnati: 5 nigeriani e 3 ghanesi, tutti cattolici e anglofoni, ai quali si sono aggiunti dopo 3 pakistani tutti musulmani e arabofoni.

Per gli africani la storia è comune: fuga dai miliziani di Boko-Haram, pagamento di 5000 euro anticipati ai mercanti locali di carne umana, viaggio avventuroso e condito di indicibili sopraffazioni dall'equatore alla Libia. Sosta di mesi in questo paese senza stato, percorso da bande armate, lavoro e sfruttamento, razzismo contro i neri, tipico degli arabi, altra fuga dalla morte, per trovarsi ad affrontarla nuovamente in mare. 

Si parte con grosse navi, poi si viene trasferiti nei malandati barconi, carichi all'inverosimile, confidando che arrivino gli italiani o i maltesi e che applichino la legge del mare (perchè questo è, prima di tutto, l'operazione Mare Nostrum).

Poi subito in aereo per le varie destinazioni italiane, anche se solo i più sprovveduti si rassegnano a questa soluzione: gli altri, i più svegli o i più ricchi o quelli che hanno già parenti in Europa fuggono immediatamente (così i Siriani, gli Etiopi che parlano un ottimo italiano). Ma qualcuno fugge anche verso la Campania felix, gli indirizzi gli vengono forniti già in partenza, dove, come è noto, si sfugge a qualsiasi controllo, c'è un grande bisogno di manodopera a basso costo e non solo per i pomodori. E se inizia una qualche ribellione degli schiavi, ci pensa la camorra a sedarla con le armi, lasciando poi la popolazione inerme in balia dei raid di vendetta. 

Ma torniamo alla civilissima Padova. Anche qui gli ultimi arrivati devono attendere dai 6 ai 9 mesi, in rigorosa inattività, fatta eccezione per il nostro corso di italiano, per avere la risposta della commissione che darà loro lo status di rifugiato.

Lo stato italiano se la cava con 30 euro al giorno, il resto d'Europa con niente; le favole delle villette con televisione e vista mare sono solo trovate "salvinoidi". La realtà é l'ospitalità delle strutture religiose che mettono santamente a frutto l'esenzione IMU e TASI, i salti mortali delle amministrazioni comunali, il lavoro sottopagato dei cooperanti e il volontariato.

Riguardo al corso di italiano solo un  piccolo aneddoto che aiuta a capire meglio la realtà. Va premesso che la maggior parte dei corsisti non sono molto motivati verso l'italiano, perchè hanno in mente altre destinazioni, in genere nel nord-Europa, e l'inglese, che ingenuamente presuppongono di parlare correttamente, ritengono basti e avanzi.

Quando al gruppo degli africani cattolici si è aggiunta la pattuglia islamista, questa é stata accolta con molta differenza, al limite dell'ostilità.

Gli africani fuggono dagli estremisti islamici, ma poi, parlando in arabo (la loro lingua comune, imparata in Libia durante i mesi di attesa) hanno capito che anche i pakistani, oltre che dalla povertà, fuggono dagli stessi pericoli e dalle stesse efferatezze: superata immediatamente ogni ostilità e ogni diffidenza.

Per aiutare a capire ancora di più le pulsioni che spingono alla fuga, basta conoscere la risposta alla domanda "perchè sei scappato"?  Questi giovani uomini rispondono tutti: "perchè nel mio paese non c'è libertà!"
 Chi, a vent'anni, al loro posto non farebbe lo stesso?









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