mercoledì 20 novembre 2013

Biocidio, 3




Giuro che per un brevissimo momento ho avuto la tentazione di dare ragione al ministro Lorenzin quando, in un convegno a Napoli, affermò che le migliaia di morti per cancro in Campania «sono da addebitare al vizio del fumo e ai cattivi stili di vita dei campani». Stile di vita, appunto. L’accusa del ministro mi beccò a tradimento proprio mentre con una mano addentavo una pizza fritta e con l’altra valutavo con scuorno l’entità della pancia. Durò un attimo, il tempo di guardare nuovamente la pizza fritta e già immaginarmi un cartello all’imbocco di via dei Tribunali: «la pizza fritta nuoce gravemente alla salute». E poi campagne di sensibilizzazione con le immagini dell’orto ipersalutista di Michelle Obama. Preso dal panico ho deciso di prendere le difese della pizza fritta e offrirvi una tesi differente.
Per farlo vi segnalo  un libro letto da poco, ma che è uscito qualche anno fa. Il libro si chiama Le vie infinite dei rifiutie l’ha scritto  Alessandro Iacuelli,  un giornalista-blogger.
Il libro nasce dalla seguente osservazione dell’autore, cito testualmente:
«Circondato da amici che via via si sono ammalati di cancro, circondato da parenti che convivono con il cancro. Un giorno di primavera mi sono messo ad osservare una palazzina di quattro piani, con due appartamenti per piano. Otto famiglie in tutto; le conosco bene. Ho contato le finestre, ho contato quattro casi di cancro su otto appartamenti nell’arco di dieci anni. Fluttuazione statistica? Ho provato con la palazzina successiva: stesso risultato. Mi sono messo in macchina e sono andato all’ASL».
E da lì parte una mastodontica ricerca. Un viaggio tra l’ecomafia e l’emergenza infinita dei rifiuti. In questo libro troverete tutti i nomi e tutte le tappe. A partire da quel fondamentale atto di nascita dell’ecomafia (il patto di Villaricca)  e del primo caso di fenomeno ecomafioso registrato in territorio campano. Cioè di quando Mario Tamburino, un camionista italo-argentino partito con il suo camion da Cuneo, si fermò al pronto soccorso di un ospedale napoletano con seri problemi di respirazione e con le mani e gli occhi ustionati. «L’anno è il 1991 e la diagnosi dei medici fu: avvelenamento da sostanza sconosciuta». Tamburino doveva scaricare della roba di una ditta di Cuneo in una discarica a Sant’Anastasia, ma sbagliò strada e finì nelle campagne di Qualiano. Qui maldestramente abbandonò, intossicandosi, 541 bidoni altamente tossici.  Rimase cieco, ma la sua storia aprì gli occhi e fece drizzare le antenne a parecchia gente.
Da lì a qualche anno, a far luce sui traffici dei rifiuti ci pensarono quelli di Legambiente con i dossier (da uno di questi documenti nasce il termine “ecomafia”) e la magistratura con la prima indagine (operazione Adelphi) che portò al sequestro delle discariche campane e l’avvio, con la creazione del commissariato ai rifiuti, dell’emergenza rifiuti Campania. Naturalmente l’ecomafia non si fermò. Passò dallo scarico abusivo nelle discariche campane, all’intombamento dei rifiuti nelle cave e nelle campagne del napoletano e del casertano. E poi man mano che la magistratura individuava i nuovi meccanismi, al cosiddetto giro di bolla e all’utilizzo dei rifiuti tossici come concimante per l’agricoltura, fino alla nuova e più efficace tecnica d’incenerimento dei rifiuti.Per farlo basta qualche coperto di tir, un accendino e 10 euro da dare a un bambino rom. La terra dei fuochi è nata così.

incenerimento dei rifiuti visto dalla mia macchina, mentre percorro l'asse mediano.
incenerimento dei rifiuti visto dalla mia macchina sull’asse mediano








incenerimento dei rifiuti fotografato  cinque minuti prima della pubblicazione di questo post.
incenerimento dei rifiuti fotografato cinque minuti prima della pubblicazione di questo post.








Quello che rimane è un piano sequenza fatto di nuvole nere che becchi percorrendo l’asse mediano. E poi le campagne che puzzano di conceria. Le pecore che pascolano e muoiono per la diossina. E il veleno che entra in circolo nell’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e il cibo che mangiamo. E uno stile di vita tutto a pane, veleno e pizza fritta.



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