mercoledì 11 settembre 2013

buon anno scolatico






Buon anno scolastico








Dal mio osservatorio privilegiato, cioè la direzione di una scuola statale, che ho occupato per più di 25 anni, ho avuto modo di osservare e affrontare mutamenti sociali, cambiamenti nel  comportamento degli alunni e nelle reazioni delle famiglie, ciclici proclami politici che annunciavano riforme epocali, problemi quotidiani e strutturali, ma soprattutto il grande impegno quotidiano della stragrande maggioranza degli insegnanti e degli alunni.

La scuola, soprattutto nelle dimensioni degli istituti di oggi, è un’impresa, un’impresa di servizi, un po’ anomala, che non produce reddito e profitti, ma impegna risorse pubbliche per un fine sociale, per di più sancito dalla Costituzione.

Come tutte le imprese che operano nel mercato ha dei vincoli esterni, dati dalle leggi, dai regolamenti, dall'andamento dell’economia, dal “mercato” stesso, ma a differenza delle imprese definite in senso stretto, la scuola ha una serie di vincoli aggiuntivi, dati da regolamenti vecchi e inadeguati, dalla cronica mancanza di risorse, da politiche dissennate di reclutamento del personale e di mantenimento di privilegi, dal sovrapporsi di norme stratificate negli anni e spesso in contraddizione.

In più, trattandosi, di un’impresa che fornisce beni immateriali, è anche soggetta, più di altre, al mutevole andamento del clima sociale e politico della realtà in cui opera. 
Uno dei compiti a cui più spesso si è chiamati nella scuola di oggi è proprio quello di “stare al passo con i tempi”. Ma ciò va fatto senza tralasciare risorse e tradizioni del passato e soprattutto senza lasciarsi travolgere dalla tendenza moderna a velocizzare tutto correndo indistintamente da uno stimolo all'altro e  rischiando così di non cogliere le occasioni di crescita formativa e umana che la storia e la cultura offrono a ciascun individuo.

Nel mondo della scuola esistono problemi, inadempienze, viscosità normative,  incompetenze individuali didattiche e relazionali, ma il lavoro quotidiano, oscuro e sottovalutato, della maggior parte degli insegnanti è un patrimonio immateriale, forse poco visibile al momento, ma estremamente importante per la crescita delle generazioni adulte di domani.

Solo menti poco lungimiranti, forse preoccupate di apparire più che di essere, possono permettersi di colpire e di disperdere un tale patrimonio.

Chi lo fa consapevolmente, invece,  sa che la scuola, con tutte le sue mancanze, è uno dei pochi ostacoli all'appiattimento globale che viene perseguito, in modo non dichiarato, annullando le caratteristiche peculiari di ciascuno.

La scuola, infatti, insegna che i risultati si raggiungono con l’impegno e non attraverso scorciatoie, valorizza le diversità. La scuola tende a svelare e non a omologare l’ unicità di ogni alunno, ne promuove le potenzialità, sancisce in modo fermo ma amorevole i comportamenti devianti,  accoglie tutti, senza differenza di nazionalità e di religione, è critica e non servile, fa studiare e difende la Costituzione, celebra l’unità d’Italia, conserva e, nello stesso tempo, è aperta al nuovo,  dimostra con l’esempio che il denaro non è tutto, sostiene con don Milani che non c’è differenza tra il figlio del contadino e del signore, sostiene con don Enzo Bianchi che “il pane di ieri è buono per domani”, sostiene con chi ha fede nelle virtù civili che la società può migliorare anche in nome dell’uomo.       


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