lunedì 29 dicembre 2014

Parole di scuola: un anno di scuola dalla A alla Z.



La scuola vista dagli altri









Ogni anno la rivista Tuttoscuola pubblica un dizionario alfabetico, contenente le voci più significative per la scuola italiana. Eccone un estratto. La versione completa sarà pubblicata a breve sul sito della rivista on line





A




AUTOVALUTAZIONE

(settembre) – Entra in vigore il regolamento del sistema nazionale di valutazione che prevede, come prima tappa (oltre agli ormai collaudati test di apprendimento) l’autovalutazionedegli istituti scolastici.
Le scuole, avvalendosi di uno schema tipo apprestato dall’Invalsi, cominciano a predisporre il loro Rapporto, che sarà reso pubblico a Luglio 2015 con l’obiettivo di diventare anche uno strumento di trasparenza e rendicontazione pubblica a disposizione delle famiglie.
A Ottobre 2015 l'Invalsi pubblicherà il primo Rapporto nazionale sul sistema scolastico italiano.
Dall’a.s. 2015/16 avrà inizio la valutazione esterna da parte di nuclei composti da esperti e da ispettori del Miur. Eppur si muove.
B







C
COSTO STANDARD

(novembre) - Se ne discute in un affollato convegno promosso a Milano dalla deputata Elena Centemero, responsabile scuola e università di Forza Italia, al quale interviene Valentina Aprea, assessore regionale all’istruzione (in Lombardia “c’è apertura verso il pluralismo educativo”).
Dal convegno emerge che il costo standard, definito tecnicamente come “costo ipotetico calcolato sotto precisi assunti di efficacia, efficienza e qualità dei processi” (da non confondere con costo medio o a consuntivo), potrebbe portare grandi benefici a tutto il sistema se ben gestito, ma anche grandi guasti e inefficienze se il management (leggi presidi) non fosse all’altezza del compito.
Intervenendo in rappresentanza del ministro Giannini, il direttore generale degli Ordinamenti del Miur, Carmela Palumbo, accenna all’ipotesi che un percorso di avvicinamento al Costo Standard - giù utilizzato in altri sistemi educativi e dall’Ocse - potrebbe essere costituito dall’estensione del modello attualmente applicato per la scuola dell’infanzia agli altri gradi di istruzione. Vessillo della scuola libera.




D



DISPERSIONE SCOLASTICA
(aprile) – Nell’ambito delle audizioni sulla dispersione scolastica presso la VII Commissione Istruzione della Camera (realizzata su iniziativa dell’on. Milena Santerini), Tuttoscuola presenta il 23 aprile il proprio dossier (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=33308 ), frutto di una ricerca approfondita relativa agli istituti statali di secondaria di II grado.
In base alla ricerca, negli ultimi 15 anni quasi 3 milioni di giovani italiani, il 31,9% di coloro che dopo la terza media si sono iscritti a una scuola secondaria superiore statale, non hanno terminato gli studi con il conseguimento del relativo diploma. E più di un quarto (esattamente il 27,9%) di quelli che hanno iniziato un percorso di studi secondari nella scuola statal e cinqu e anni fa (a.s. 2009-10) non lo ha completato. Il leggero miglioramento riscontrato negli ultimi anni non cambia la situazione della scuola italiana che nelle comparazioni internazionali, e in particolare europee, continua a occupare una posizione di bassa classifica a causa dell’elevata percentuale di giovani di 15-29 anni in possesso del solo titolo di licenza media (Lower Secondary Education, ISCED 2).
L’elevato tasso di dispersione spiega, almeno in parte, perché in Italia la quota di Neet (giovani che non studiano, non hanno un lavoro e neppure si formano per trovarlo) sia molto superiore a quella della media europea (23,9 e 15,4 per cento rispettivamente), con punte superiori al 37,7% in Sicilia (addirittura 39,8% per le ragazze): molti di quei quasi 3 milioni di ragazzi dispersi nella secondaria statale negli ultimi 15 anni sono diventati Neet. Shoah sociale.


E
ESAME di MATURITÀ
(ottobre-novembre) – Dopo vaghe anticipazioni, il ministro Giannini dichiara di volere modificare la composizione delleCommissioni d’esame, prevedendo soltanto membri esterni, ad eccezione del Presidente, anziché metà interni e metà esterni come avviene attualmente. La modifica viene recepita nella proposta della legge di stabilità.
Giorgio Allulli, dirigente di ricerca dell’Isfol e docente alla Sapienza, lancia una petizione contro le commissioni interne degli esami di Stato, in quanto, a suo parere, si tratterebbe di un’iniziativa in palese contraddizione con le indicazioni dell’Ocse, che segnala gli effetti positivi degli esami esterni sui livelli di apprendimento degli alunni.
La petizione viene sottoscritta da migliaia di persone, tra cui centinaia di esponenti del mondo culturale e accademico, ottenendo un (almeno temporaneo) ripensamento da parte del Governo e la revisione della proposta ministeriale. Argine del buon senso.
EDILIZIA SCOLASTICA

(marzo-luglio) – Tra le prime iniziative del premier Renzi vi è una lettera inviata a tutti i sindaci italiani in cui scrive: “Ora la vostra e nostra priorità è l'edilizia scolastica. Nessun ragionamento sarà credibile finché la stabilità delle aule in cui i nostri figli passano tante ore non sarà considerata il cuore dell'azione amministrativa e di governo…Vi chiedo di scegliere all'interno del vostro Comune un edificio scolastico. Di inviarci entro il 15 marzo una nota molto sintetica sullo stato dell'arte. Non vi chiediamo progetti esecutivi o dettagliati: ci occorre indicazione della scuola, il valore dell'intervento, le modalità di finanziamento che avete previsto, la tempistica di realizzazione.
Sulla base delle richieste e delle prime indicazioni, viene approvato a luglio il finanziamento per un piano di edilizia scolastica che coinvolgerà 20.845 edifici su base nazionale per investimenti pari ad un totale di circa 1 miliardo di Euro, divisi in tre settori di intervento:
-         scuole nuove (costruzione di nuovi edifici scolastici o di rilevanti manutenzioni, 244 milioni di Euro),
-         scuole sicure (messa in sicurezza ed agibilità degli edifici scolastici esistenti, 400 milioni di Euro),
-         scuole belle (interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale, 450 milioni di Euro). Si ricostruisce dalle fondamenta.




F
FALCUCCI  Franca
(settembre) - La senatrice Franca Falcucci, prima ministra a capo dell'istruzione negli anni '80, muore all'età di 88 anni. Viene giustamente ricordata per la svolta impressa all'integrazione degli alunni disabili che portò all'inserimento nelle classi normali di quei ragazzi svantaggiati. Una coraggiosa rivoluzione culturale e sociale di portata storica.
Democristiana, carattere di ferro, quasi una Thatcher dell'istruzione, sulla riforma della scuola elementare (poi varata alcuni anni dopo con la soluzione dei moduli) si scontrò con il suo partito e con il maggiore sindacato del settore. C’era allora il maestro unico e la Falcucci propose di mantenerlo per i più piccoli. Per i più grandi, pur accogliendo l’idea della pluralità di docenti, propose il modello “stellare” di specialisti che integravano l'opera del maestro di classe con attività complementari (musica, arte, educazione fisica, inglese).
Il suo progetto venne bocciato: niente specialisti esterni, affidamento delle discipline speciali ai maestri, aggiornati con corsi di specializzazione, e pari dignità professionale di tutti docenti.
Il nuovo piano renziano della "buona scuola" prevede il rinforzo esterno della scuola primaria mediante l'impiego di docenti specialisti prestati dalla scuola secondaria di I grado. Proprio come aveva proposto lei ventisette anni fa.
Muore il giorno dopo la presentazione del nuovo progetto tanto simile al suo, come se avesse voluto attendere la sua rivincita prima di chiudere gli occhi per sempre. Nella storia della scuola italiana.




H
HACKER

(giugno) – Pochi giorni prima della prova scritta nazionaleInvalsi per l’esame di Stato di licenza media il sistema informatico dell’Istituto subisce un attacco di hacker.
La Polizia postale segnala l’incursione e si mette alla ricerca degli incursori, scoprendo che la violazione è opera di alcuni giovanissimi frequentanti la scuola media.
All’Invalsi, nel timore che la violazione abbia provocato fuga di notizie, si vivono momenti di viva preoccupazione, perché la prova sostitutiva non è immediatamente disponibile, considerati i tempi molto ravvicinati.
Presidenza dell’Invalsi e Dipartimento del Miur devono decidere se rinviare la prova alla data fissata per le suppletive di fine giugno (con effetto destabilizzante sull’esame e sull’utenza) oppure ignorare l’incursione, contando sulla non fuga di notizie.
Alla fine si propende per la seconda scelta e la prova si svolge senza intoppi e senza conseguenze.  
La prova nazionale è salva e, soprattutto, l’immagine e la credibilità dell’Invalsi non vengono compromesse. Retroscena noto a pochi.

I
ITS (Istituti Tecnici Superiori)

(settembre) - Sono circa duemila, di cui il 24% ragazze, gli studenti che si sono diplomati agli Its (Istituti tecnici superiori), le scuole di specializzazione istituite nel 2008, sotto forma di fondazioni, per valorizzare il rapporto tra istruzione e mondo produttivo, e che negli ultimi due anni hanno visto un’accelerazione. Due diplomati su tre hanno subito trovato lavoro.
Sono numeri, quelli diffusi dal Miur in occasione della presentazione del sistema di monitoraggio e di valutazione dei percorsi formativi realizzati dalle Fondazioni degli Its, che parlano di un percorso formativo che funziona e che, come afferma il sottosegretario Gabriele Toccafondi, costituisce un modello anche per la ‘Buona Scuola’.
Su un campione di 1.214 diplomati risulta occupato il 64,66%. Gli istituti sono al momento 74, di cui 10 di nuova costituzione, e i percorsi attivati alla fine dello scorso anno erano 231, con 4.800 corsisti. Altri 100 corsi in via di attivazione prevedono ulteriori 2mila posti (a numero programmato), mentre sono circa 11.500 i ragazzi ammessi alle prove di selezione.
In questi poli di alta formazione tecnica rientrano 251 istituti scolastici, 510 imprese o associazioni di imprese, 125 università e centri di ricerca, 208 enti di formazione e 153 enti locali. I finanziamenti nazionali al 2014 ammontano a 75 milioni.Nuova frontiera.
L
LAUREATI
(marzo) - Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, commenta gli ultimi dati sui laureati del nostro Paese, forniti dall’Anvur e da AlmaLaurea, e afferma che laurearsi in Italia “sembra che... convenga meno che altrove”.
Visco anticipa anche i risultati di una ricerca realizzata dal servizio studi di Palazzo Koch secondo la quale il differenziale di reddito tra laureati e diplomati è in Italia nettamente inferiore a quello che si registra nei maggiori Paesi europei.
Nel 2010 il rendimento della laurea per i lavoratori dipendenti italiani rispetto a chi ha solo un diploma è stato di poco più del 30%, 15 punti percentuali in meno rispetto agli altri maggiori Paesi europei”, ha detto il governatore.
Eppure laurearsi conviene sia per le ragioni di sistema-Paese evidenziate da Visco (“L’Italia è un Paese povero di materie prime ed è quindi un Paese che, se deve investire in qualcosa, deve investire in noi, nelle persone oltre che in ambiente e nel patrimonio culturale”) sia come scelta individuale. Ne dovrebbe conseguire per il nostro Paese un alto investimento in istruzione in rapporto in PIL, che invece si attesta solo al 4,6% del Pil, fanalino di coda in Europa. Contraddizioni.

M
MATEMATICA
(aprile) - Emma Castelnuovo, l’insigne matematica che ha innovato completamente il modo di insegnare la materia, in particolare la geometria euclidea, muore a Roma all’età di cento anni.
Nel dicembre 2013, alla vigilia del compimento del secolo di vita, aveva ricevuto, presso il Ministero dell’Istruzione, il premio Nesi, istituito per la valorizzazione e il sostegno di persone, movimenti, esperienze che si siano distinti nel campo dell’emancipazione delle persone e delle comunità attraverso servizi ed attività socio-educativo-culturali.
Nata a Roma il 12 dicembre 1913, Emma Castelnuovo, figlia di Guido Castelnuovo e nipote di Federigo Enriques, due insigni matematici e ricercatori dell’inizio del Novecento, era una delle glorie italiane della nostra didattica della Matematica.
Si era laureata in matematica negli anni Trenta, cominciando a insegnare matematica nella scuola superiore per ebrei istituita a Roma durante il fascismo; aveva partecipato poi all’avventura dell'Università clandestina per ebrei voluta a Roma da suo padre negli anni delle leggi razziali.
Terminata la guerra e reintegrata nei ruoli della scuola, aveva insegnato fino al 1979 nella scuola media, da lei intesa come luogo integrale di formazione di futuri cittadini e cittadine, cui la matematica contribuisce grandemente.
Con i suoi scritti aveva profondamente rinnovato l'insegnamento della matematica, della geometria in particolare, elaborando un metodo che permette a tutti di conoscerla ed amarla.
Rivoluzionando concezioni e pratiche tradizionali, la sua proposta didattica suggerisce un metodo sorprendente per la sua semplicità e avvincente per la sua efficacia. Mostro sacro.








N
NEET
(febbraio) - Il rapporto Istat 'Noi Italia', giunto alla sesta edizione, quantifica nel 23,9% - pari a 2,2 milioni di individui - “l’elevata percentuale di giovani italiani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in formazione”, classificati come NEET (Not in Education, Employment or Training).
L’incidenza dei Neet in Italia - che va dall’11,6% della provincia di Bolzano al 37,7% della Sicilia - è significativamente più alta rispetto ai principali paesi europei quali la Germania (9,7 per cento), la Francia (14,5 per cento) ed il Regno Unito (15,5 per cento) e più simile a quella della Spagna (21,1 per cento)
Il costo sociale dei Neet è enorme. Confindustria lo stima in 32,6 miliardi di euro l’anno: se questi giovani inattivi entrassero nel sistema produttivo nazionale il Pil aumenterebbe di oltre 2 punti.
Il divario nasce dall’elevato numero di ragazzi che non completa il percorso secondario superiore, oltre che dalla debole capacità del mercato di lavoro di assorbire giovani, tanto più se non qualificati.
Nel 2011 solo il 56 per cento della popolazione italiana nella fascia di età 25-64 aveva concluso un ciclo di scuola secondaria superiore, contro il 75 per cento della media Ocse: il divario rimane, ancorché più contenuto, anche tra le coorti più giovani (71 contro 82 per cento nella fascia di età 25-34 anni). La crescita zero non è un caso.






O
ORGANICO FUNZIONALE
(settembre) – L’organico funzionale  (organico dell’autonomia come lo ha chiamato la Buona Scuola) era stato sperimentato molti anni fa, come risorsa aggiuntiva per qualificare l’offerta formativa e sostenere progetti innovativi da parte di singole scuole.
La Buona Scuola ne prevede prioritariamente l’impiego per le supplenze e poi per attività di rete di scuole o di singola istituzione.
Occorrono però alcune regole prioritariamente definite per evitare che quelle preziose risorse vengano sottoutilizzate, depotenziando gli obiettivi.
Prima di tutto: la legge o il provvedimento legislativo che verrà emanato deve innanzitutto chiarire la natura dell’organico: aggiuntivo o di diritto?
Se sarà un organico aggiuntivo, potrebbe avere natura congiunturale e durata provvisoria: il Mef potrebbe disporne il riassorbimento. Se, invece, avrà natura strutturale, potrà costituire una espansione dell’organico di diritto e non potrà quindi essere riassorbito per via amministrativa.
La Buona Scuola parla di organico di rete, per il quale potrebbe esserci una quota ben definita soltanto per le supplenze, mentre la restante parte dovrebbe essere lasciata alle singole istituzioni scolastiche per progetti e interventi a carattere formativo.
Se non verrà fissata una quota (di rete o di istituto) da riservare per le supplenze, nessun progetto potrà essere al sicuro ed avere svolgimento stabile e continuativo, perché la chiamata per supplenza potrebbe arrivare in qualsiasi momento. Giudizio sospeso.






Q
QUATTRO ANNI
(gennaio) – La sperimentazione della riduzione della durata della scuola secondaria superiore da cinque a quattro anni (fermi restando i programmi e l’esame finale), autorizzata dal ministro Carrozza, suscita interesse e un vivace dibattito tanto che per iniziativa dell’on. Milena Santerini si svolge alla Camera un seminario al quale interviene lo stesso ministro.
Con motivazioni diverse i tre relatori, l’ex direttore generale del Miur Mario G. Dutto, la sociologa Luisa Ribolzi e il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto, concordano sulla utilità dell’esperimento e sulla necessità di ridurre la durata complessiva dell’istruzione preuniversitaria da 13 a 12 anni.
Tra le ipotesi considerate nel successivo dibattito c’è stata anche quella, elaborata da Tuttoscuola e presentata da Orazio Niceforo, di sperimentare l’utilizzazione dell’ultimo anno di scuola secondaria come anno ponte tra la scuola da una parte e l’istruzione superiore (universitaria e tecnica) e il mondo del lavoro dall’altra.
In questa ipotesi l’esame sarebbe sostenuto solo su due o tre materie scelte dal candidato (per le altre, con programma ridotto, basterebbe lo scrutinio di fine anno), ma a certe condizioni da concordare con le università e le imprese l’esito positivo dell’esame comporterebbe il riconoscimento al candidato di crediti universitari (CFU) o professionali (utili per esempio per l’accesso privilegiato allo stage o al lavoro).
I vantaggi di questa soluzione sarebbero molteplici: l’anno ponte legherebbe la scelta delle materie d’esame al tipo di studi o di lavoro che il candidato intenderebbe intraprendere; ridurrebbe sensibilmente la percentuale dei fallimenti all’inizio degli studi universitari; darebbe alle imprese più garanzie di preparazione di quelle connesse al possesso del titolo tradizionale; farebbe ‘risparmiare’ egualmente un anno perché nell’intesa con le università per il riconoscimento dei CFU si potrebbe prevedere l’iscrizione al secondo anno o una riduzione del triennio (laurea di primo livello) a un biennio; potrebbe essere introdotta rapidamente sulla base della normativa vigente sulla sperimentazione senza richiedere, almeno per qualche anno, una copertura legislativa. Volere è potere.




S
SCUOLA DIGITALE
(dicembre) – Dal 18 dicembre è in linea sul sito del Miur la pagina  ‘Protocolli in Rete’, una vetrina digitale in cui il Ministero dell’Istruzione inserirà tutti i protocolli siglati sul digitale. Uno strumento nuovo, rende noto il Miur, per consentire alle scuole di migliorare la loro dotazione tecnologica, aderendo agli accordi siglati dal Ministero con aziende, associazioni, enti e fondazioni, che offrono gratuitamente alle scuole beni o servizi in materia di Ict.
Consultando la vetrina le scuole potranno conoscere l’offerta di protocolli attivati e certificati e candidarsi a partecipare sulla base delle proprie esigenze. Aziende, associazioni, fondazioni ed enti avranno invece la garanzia di una maggiore trasparenza e visibilità dei protocolli stipulati e potranno aderire a quelli già attivati, potenziandone l’effetto. L’obiettivo è attrarre il numero maggiore possibile di partner pronti a sostenere la scuola nel suo processo di innovazione: innovazione degli ambienti didattici, dei processi organizzativi e potenziamento delle infrastrutture.
Era ora.
SOSTEGNO
(ottobre) – I dati ufficiosi sull’organico di fatto nelle scuole statali per l’anno scolastico 2014-15 confermano per il secondo anno consecutivo un incremento percentuale maggiore del parallelo aumento di alunni disabili inseriti.
La legge finanziaria 2008, con l’obiettivo di pervenire ad una perequazione territoriale, aveva disposto “…lo sviluppo dei processi di integrazione degli alunni diversamente abili anche attraverso opportune compensazioni tra province diverse ed in modo da non superare un rapporto medio nazionale di un insegnante ogni due alunni diversamente abili”.(c.3, art.50).
Da allora il rapporto di 2 disabili per 1 docente di sostegno a livello nazionale è stato sempre rispettato, ma dall’anno scorso il rapporto è cambiato … in meglio.
Nelle scuole statali, dall’infanzia alle superiori, sono stati inseriti infatti 209.814 alunni disabili; per loro sono stati nominati 110.216 docenti di sostegno.
Percentualmente è stato maggiore l’incremento di docenti rispetto a quello degli alunni, tanto che il rapporto è sceso a 1,90 (209.814:110.216).
La legge è stata, dunque, rispettata, eccome. Caso mai quel rapporto medio nazionale di 1,90 non è uguale in tutti i territori, ma questo è un altro discorso… farcito di iniquità.
E quest’anno, com’è il rapporto? I dati del Miur sono ancora ufficiosi, ma si parla, con buona attendibilità, di oltre 117.500 docenti di sostegno per poco più di 217mila disabili inseriti, per un rapporto finale medio che scende ulteriormente attestandosi intorno a 1,85 alunni disabili per ogni docente di sostegno. Ora equità sul territorio.



V
VACANTI (SEDI)


(agosto) - Il nuovo anno scolastico comincia con molte istituzioni scolastiche (almeno il 15%) senza capo d’istituto. Sono infatti 1.200 le sedi prive di titolare su un organico di 8mila.
Nonostante la recente autorizzazione del MEF ad assumere 620 nuovi dirigenti scolastici risultati idonei agli ultimi concorsi, “siamo al minimo sindacale - dice Rembado, presidente dell’Associazione nazionale Presidi (ANP) – perché le sedi vacanti sono moltissime”.
Le nuove assunzioni coprono infatti la metà circa delle sedi vacanti, ma contemporaneamente dal 1° settembre lasciano il servizio per la pensione 748 dirigenti.
La dirigenza scolastica ha un’elevata età media che determina annualmente il pensionamento di circa 750 dirigenti.
Peraltro la recente riforma della PA non consente più l’eventuale mantenimento il servizio in via discrezionale dopo il raggiungimento dei limiti di età o di anzianità contributiva.
Solamente i concorsi banditi con regolarità possono salvare una situazione destinata a farsi ancor più critica in futuro.
Le 1.200 sedi vacanti di quest’anno vengono affidate, per lo più, in reggenza ad altri capi d’istituto con l’effetto di rendere precario anche la direzione della istituzione scolastica di titolarità. Un terzo, quindi, delle istituzioni scolastiche sono governate a mezzo servizio. Non è così che si rafforza la scuola.



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