domenica 21 dicembre 2014

Controcorrente



Giustizialismo





Anche per la candidatura alle olimpiadi l'Italia si è divisa in due: da una parte gli ottimisti, con a capo i "soliti noti" che pregustano la cascata di miliardi, dall'altra i pessimisti del "non ce la faremo mai".
Dietro le due fazioni, una gamma pressocchè infinita di sfumature individuali, farcita di struggenti ricordi, come nel mio caso, sentimentalismi, passione per lo sport, grandeur all'italiana, necessità di fare promesse, speranza di lavoro e di occupazione, timore del definitivo default, moralismi da web, perdita talvolta incipiente, talvolta definitiva e irreversibile della voglia di fare e di sperare.
Senza scomodare De Rita  e il CENSIS, basta andare un pò in giro per le strade e contare le luci e gli addobbi natalizi: nemmeno un decimo dell'anno precedente, come se la gente esprimesse, anche in questo modo, la mancanza di motivazioni,  di speranza, di un seppur vago ottimismo, di desiderio.
Ma torniamo alle olimpiadi. Per me sarebbe un bellissimo ritorno a quelle immagini infantili del 60, di cui ricordo ancora date, nomi e record, l'olimpiade di Abebe Bikila, di Berruti, di Eddy Ottoz, di Lopopolo, Benvenuti e Cassius Klay.
Ma a parte i sentimentalismi, la collettività?
Atene e Barcellona hanno segnato l'inizio del declino economico dei rispettivi paesi; in tutte le occasioni, Londra inclusa, i costi previsti si sono moltiplicati; immaginatevi in Italia, dicono i pessimisti o i realisti.
Ma scusate non è quello che succede in qualsiasi appalto pubblico di qualsiasi entità (e nelle nostre case con qualsiasi piccola impresa?).
Bene, detto ciò, tappiamoci in casa, non facciamo riparare, non facciamo costruire, nè stadi, nè ponti, nè case, ma neanche scuole.  Non studiamo perchè tanto non c'è futuro, non facciamo opposizione, perchè tanto sono tutti uguali, non facciamo nuove conoscenze perchè sicuramente ci deluderanno, non andiamo in auto perchè c'è sempre il matto alla guida, non mettiamo le luci di Natale perchè è solo corrente sprecata...
Non apprezzo particolarmente Renzi, nè le sue smargiassate. Se fosse un vero uomo di Stato e non un politicante destinato come tanti all'oblio, dovrebbe avere il coraggio di promettere "lacrime e sangue" agli italiani. Ma è di tutta evidenza che se lo facesse o lo avesse fatto non avrebbe superato neppure le primarie di quartiere a Firenze.
Resta però una piccola fiammella di riscatto, anche per uno normale (intendo un ometto come tanti altri solo con una parlantina un pò più veloce e un intuito frenetico) come Renzi:
l'unica, insinuante rivoluzione (non solo cambio di verso) possibile e utile in Italia è il giustizialismo: piccole, grandi modifiche alle procedure, ai codici, alla velocità della giustizia, come quelle previste da Nicola Gratteri, che sarebbero l'unico vero grande ostacolo al dilagare della corruzione e dell'impunità. E, intendiamoci, non la sua definitiva scomparsa, ma la sua riduzione a livelli fisiologici, seppur da terzo mondo... 
A queste condizioni, non solo si potrebbero fare le olimpiadi, ma addirittura si potrebbe ricominciare a vivere. 
   


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