venerdì 8 maggio 2015

Controcorrente

Bit cerca le case date ai neri



Fuori i neri dal centro





Lo scrivo per i lettori non padovani: il sindaco di Padova, Bitonci, detto bit dalla modalità 0/1del suo funzionamento culturale, ha iniziato la campagna contro i neri in centro a Padova. 
E' di qualche giorno fa la notizia che diversi privati cittadini hanno offerto o affittato le loro case in centro alle cooperative o agli enti che si occupano dell'accoglienza dei rifugiati. 
Bitonci vuole ostacolare queste operazioni, vuole "de-clandestinizzare" il centro, raccogliendo firme tra i cittadini e giungendo a dichiarare che "impugnerà" (non si sa con quali poteri) i contratti di locazione.
In realtà ostacolare queste modalità di accoglienza costituisce la più grande idiozia che si possa concepire sull'argomento immigrazione.
Provo a spiegarmi. Non accampo qui ragioni umanitarie: Padova, o almeno quella sua parte, che credo minoritaria, che con assoluta mancanza di argomenti starnazza sull'immigrazione, recentemente è aliena dalle argomentazioni della carità cristiana e dal solidarismo laico, eppure è la città del Santo sul quale si fonda una buona parte delle sue fortune commerciali. 
Faccio qui solo un ragionamento utilitaristico di quelli che potrebbero piacere al padovano medio. 
L'Italia è incastrata dall'Europa (assieme alla Grecia e alla Spagna): è uno dei principali punti di approdo dei fuggitivi (chiamiamoli col loro nome e non più migranti, che sa troppo di chiesa per i baciapile padovani a senso unico), ma nessun'altro vuole darle una mano a "smaltire" la marea umana. Il muro di Dublino si materializza adesso anche nelle stazioni ferroviarie, sotto forma di poliziotti austriaci e tedeschi, che impediscono ai neri di salire sui treni. 
D'altra parte l'Italia non ha alcuna credibilità internazionale per imporre una maggiore condivisione: dai proclami di Renzi è arrivata solo l'elemosina del piccolo aiuto a Triton. L'etereo Cameroun, conservatore dalla faccia buona, ha dato una nave e con lo slogan "non uno nell' UK"  ci ha pure vinto le elezioni.
Ma l'Italia non fa di meglio in casa propria: le regioni più ricche (Veneto e Lombardia) alzano muri, adesso ci si mette pure la Val d'Aosta e il ricco Friuli della Serracchiani. Un viaggio d'istruzione a Lampedusa o a Pozzallo farebbe bene a tutti, perchè, si sa, gli italiani quando scrivono i commenti sui blog o votano sono razzisti, poi quando guardano negli occhi le persone la prospettiva cambia. 
Ma tanto, Maroni, Salvini, Serracchiani e company a Lampedusa o sulle banchine del porto di Palermo, con i carabinieri, i marinai, i medici e i volontari, non ci andranno mai, però dall'alto della loro piccolezza contribuiscono ad orientare o meglio a distorcere l'opinione pubblica.
Veniamo adesso al povero Bit. Forse nessuno gli ha spiegato che la nostra efficiente italietta ci mette un anno in media, con punte di un anno e mezzo, per decidere se un rifugiato è veramente tale o se è un semplice clandestino. Nel frattempo se lo tiene, lo mantiene, lo accoglie e qualcuno ci fa pure i soldi (vedi lo scandalo romano).
Quelli che non ci fanno i soldi, ma se ne occupano soltanto per un  lavoro fatto con passione o per volontariato, sono disperati: i problemi  quotidiani sono immani (medici, sociali, psicologici, culturali, economici, umani). Quando qualcuno, come sta avvenendo a Padova e nei paesi vicini (a Rubano è di oggi la notizia della messa a disposizione di una villetta per dieci persone) organizza e gestisce gruppi di 5-10 persone, da far vivere in condizioni umane, inserendoli nel tessuto sociale e facendoli lavorare come vuole il "bieco" (ma non in questa occasione) Alfano si grida allo scandalo.
Stia attento il bit: se si mette ancora di traverso, magari gli capita che gli requisiscono una caserma di Chiesanuova, ci piazzano 300 persone, che non sanno cosa fare per più di un anno, che girano tutto il giorno a vuoto, bivaccano le sere d'estate all'aperto, lasciano le carte per terra, magari qualcuno inizia con qualche furtarello, e poi che gli racconta al quartiere?

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