domenica 11 gennaio 2015

Lettera all'assessore Donazzan


Cogito ergo sum, meglio un ripassino assessore...






Gent. ma Assessore,
ho ricevuto e letto con molto interesse la lettera da lei inviata a tutte le scuole, sorvolando sugli errori di sintassi, segno evidente della passione e dell'emozione che, in questo momento, agitano lei come tutti noi, ma andando al cuore delle sue indicazioni e delle sue motivazioni. Le esprimerò, quindi, con deferenza alcune delle mie perplessità. 
Prima di entrare nel merito, però, mi corre l'obbligo di richiederle almeno un preliminare chiarimento. Può spiegarmi il senso della seguente affermazione da lei sottoscritta? "Se non si può dire che non tutti gli islamici sono terroristi,  é evidente che tutti i terroristi sono islamici".
Perchè non si può dire che non tutti gli islamici sono terroristi? è la pura verità: di un miliardo di musulmani solo alcune decine o centinaia o migliaia sono irretite dal mito della lotta all'infedele; gli altri, escludendo comunque gli integralisti, che tuttavia esistono anche dalle parti lefebriane, vivono pacificamente una religione tradizionalista, dogmatica e nello stesso tempo spirituale, che a me non piace per niente, d'accordo, ma a me non piace nessuna religione e non faccio testo.
La seconda affermazione, resa con spavalda sicumera, che tutti i terroristi sono musulmani, suscita anch'essa qualche perplessità e meriterebbe anch'essa qualche precisazione: ricorda, ad esempio, tale Anders Breivik, le cui idee piacevano tanto all'onorevole Borghezio? Questione di numeri dirà lei, ma identica ispirazione "religiosa" dico io.
Forse la sua affermazione andrebbe integrata con una postilla: la stragrande maggioranza delle vittime del terrorismo islamista sono musulmani. Sguinzagli il suo ufficio stampa e reperirà facilmente i dati.
Ma andando oltre, le sembra credibile che la nostra civiltà sia messa in pericolo da un delinquentello di 15 anni, che lei annovera velatamente tra i possibili violenti sovvertitori del nostro ordine democratico?
Non le sembra una contradictio in adiecto affermare che la nostra europa è civile, libera e laica proprio perchè cristiana? forse è laica perchè la maggioranza dei paesi (Italia esclusa) ha imparato a  distinguere il piano religioso da quello politico. Per l'Italia intanto confidiamo in Francesco, forse l'unico vero laico, che si limita a fare il suo mestiere (di religioso) e basta, senza mischiarsi con la politica, per il momento.
Ci chiede di parlarne a scuola, ma a che pro? per far vomitare in classe ai ragazzi le nefandezze irrazionalmente emotive e culturalmente povere che sentono a casa? Lo sa dove viviamo, gentile assessore? nel Veneto bianco verde, narcotizzato, o meglio martirizzato  attualmente da una martellante campagna xenofoba, dove si sta riproducendo nel sentire comune, grazie anche a qualcuno dei suoi amici, quello che proprio i Veneti ebbero a  subire all'estero non molti anni fa. E vuole che esponiamo i nostri ragazzi a un rigurgito razzista, proprio mentre quotidianamente gli insegnanti affrontano, e quasi sempre vincono, la battaglia per l'integrazione, la convivenza e il rispetto reciproco? 
Continuino fieri, su questa strada, che porta alla conoscenza e all'abbattimento delle barriere e dei sospetti reciproci: questa è l'indicazione che darei ai miei insegnanti se fossi ancora in servizio. 
Con deferenza
Paolo Menallo, già DS

PS Se l'avessero fatto in Francia, senza creare scuole ghetto e banlieu, forse non sarebbero a questo punto.




La lettera dell'Assessore: 


La ripresa delle lezioni in questo avvio di 2015 si consuma sotto i  funesti fatti di Parigi, nel cuore dell'Europa, capitale di una nazione che ha fatto nascere e crescere la civiltà dell'uguaglianza, della fraternità e della libertà. Cardini di un pensiero moderno che ha intriso le scelte e la mentalità di questa nostra Europa che ha costruito o fondamenti del nostro vivere civile.
Ecco perché il fatto terroristico di matrice islamica consumato con l'omicidio dei giornalisti della rivista "Charlie Hebdo" deve trovare un fronte comune e impenetrabile  di  condanna.



È stata colpita una capitale dell'Europa in uno dei cardini della nostra civiltà: la libertà di stampa e di espressione.       Libertà sconosciute in altri paesi del mondo, certamente impedite in quegli stati a matrice islamica così distanti culturalmente da noi, ma cosí pericolosamente vicini sia geograficamente che nelle comunicazioni sulla rete.

Dobbiamo parlarne e dobbiamo farlo soprattutto nelle nostre scuole, condannando fermamente senza se è senza ma, senza alibi ideologici o assoluzioni autoconsolatorie quanto accaduto ed una cultura che predica l'odio verso la nostra di cultura, la nostra mentalità, il nostro stile di vita fino ad arrivare all'estremo gesto terroristico.
Il pericolo c'è , è evidente e si è manifestato in tutta la sua crudezza a Parigi  e solo una forte presa di coscienza di ciascuna persona e collettiva di popolo può farci sperare di arginare un pericolo tanto grave quanto imprevedibile.

Si può manifestare  purtroppo con attacchi terroristici, come in gesti di violenza per noi inaccettabili ed incomprensibili. Come quello di quel padre italiano, accoltellato due giorni fa nel veneziano da un ragazzino di 14 anni tunisino, per difendere il proprio figlio aggredito a scuola con atti che chiamiamo "bullismo".

Non può più essere un alibi  per non affrontare il problema. Se non si può dire che non tutti gli islamici sono terroristi,  é evidente che tutti i terroristi sono islamici e che molta violenza viene giustificata in nome di una appartenenza religiosa e culturale ben precisa.  
Nessuna giustificazione, nessuna tolleranza può essere richiamata per fatti simili e l'Europa civile, libera e laica, che spesso dimentica di essere tale perché cristiana, deve ritrovare la forza di indignarsi e reagire.

Una condanna morale che deve scaturire dal profondo di una coscienza comune e che dobbiamo sviluppare nel luogo della educazione collettiva che è la scuola.
È infatti una esigenza necessaria anche alla luce della presenza dei tanti alunni stranieri nelle nostre scuole e dei loro genitori nelle  nostre comunità.  Soprattutto a loro dobbiamo rivolgere il messaggio di richiesta di una condanna di questi atti, perché se hanno deciso di venire a vivere in Europa, in Italia, in Veneto devono sapere che sono accolti in una civiltà con  principi e valori, regole e  consuetudini a cui devono adeguarsi  e la civiltà che li sta accogliendo con il massimo della pienezza dei diritti, ha anche dei doveri da rispettare.

Abbiamo visto in queste ore fallire il modello di integrazione finora adottato in Europa, nella Francia della terza generazione come nell' Italia della prima generazione e dobbiamo interrogarci se non vada rivisto con maggiore chiarezza di obiettivi e differenti modalità .
Certamente il primo cambio di rotta é una ferma condanna senza alcun distinguo tra italiani, francesi o islamici se questi ultimi vogliono veramente essere considerati diversi dai terroristi che agiscono gridando "Allah è grande".

Parliamone soprattutto a scuola, altrimenti non ci sarà modo di scrivere un'altra storia rispetto a quella scritta ieri a Parigi il giorno 7 gennaio 2015.

Buon lavoro a ciascuno di noi.
Fonte: www.donazzan.it  

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