domenica 28 maggio 2017

Controcorrente: i blog


Perchè tenere un blog?
oltre che per soddisfare il proprio narcisismo?








Nati negli anni novanta come elenco di link, poi trasformatisi in diari personali, molto cari agli adolescenti, che li ritenevano "più sicuri" del diario cartaceo nascosto sotto il cuscino, i blog hanno conquistato un ruolo importante nella comunicazione mediatica contemporanea. 
Fig. 1 (fonte: IMAGEWARE)

Oltre a quelli personali, sono nati quelli aziendali, quelli politici (che spesso coincidono con i primi), quelli semiprofessionali, quelli professionali. Tutti adesso sono colpiti dalla frenesia della comunicazione, della condivisione, della discussione, a volte animata o aggressiva, a volte fiacca o autoreferenziale. Molti sono folgorati dalla possibilità di un guadagno, sia pur minimo, e cercano di unire l'utile al dilettevole.


Fig. 2 Il profilo dei blogger italiani (fonte: IMAGEWARE)

Ed io? certo, 10.000 visite al giorno come quelle dei blogger professionali che affiancano le testate, sia cartacee che on line, sono un bello stimolo al narcisismo e al portafoglio; ma anche le 1000 di un fenomeno locale lo sarebbero. Sui 300, come capita a me, costituiscono comunque un bel solletico al personale narcisismo, ma si devono valutare bene "costi" e "benefici".

Che ci faccio quindi sul blog? vale veramente la pena spendere qualche ora alla settimana per mettere giù qualche ideuzza condivisa dagli amici e gettare qualche amo per link più lontani? E almeno un'altra mezz'ora per monitorare il blog, per guardare l'effetto che fa in FB e altrove? Forse sì, forse no. 

Forse sì, se si ritiene presuntuosamente che "bisogna" opporre un argine, anche se fragile, all'irrazionalità e alla menzogna dilagante. 

Forse sì, se liberi da qualsivoglia condizionamento e dall'obbligo di rendere conto a chicchessia, si decide di esprimere la propria opinione e di proporla all'approvazione o alla disapprovazione di una cerchia un po' più ampia di quella dei conoscenti.

Forse sì,  se si è in grado di resistere con un'alzata di spalle all'aggressività verbale (da tastiera) di chi la pensa diversamente  e vuole prevaricare usando uno strumento "democratico", o di chi difende interessi di bottega o di chi è fedele alla mission della propria setta o si consegna alla credibilità di qualche nuovo santone (il caso novax è emblematico), o di chi è semplicemente coerente con la propria personale forma mentis e  deve avere a tutti i costi l'ultima parola. Avere l'ultima parola, una patologia?

Forse sì vale la pena, qualora lo schermo bianco non diventi un'ossessione come il foglio bianco dei famigerati temi in classe.
Ma a differenza di allora, quando si doveva scrivere in modo retorico di qualsiasi argomento, anche di quelli che meno potevano interessare (come la terza guerra d'indipendenza o i sonetti del Foscolo), adesso posso scrivere solo di quello che mi interessa veramente e possibilmente solo di ciò di cui so qualcosa o su cui riesco ad orientarmi con le mie conoscenze. 
Google analytics mi fa notare che il cerchio si è ristretto sempre di più: ormai non restano che migranti, rom e vaccini, con qualche puntata alla politica nazionale e cittadina. Bene, infatti solo di questo conosco qualcosa, a differenza dei tuttologi che spaziano a 360 gradi.
Del primo argomento della lista conosco i fatti e i misfatti, ma soprattutto le persone, quelli che stanno da una parte (i migranti) e quelli che stanno dall'altra (soccorritori e personale dell'accoglienza) e ciò mi permette di andare al di là degli slogan, degli stereotipi, ma anche della facile commozione del momento.

Del secondo argomento conosco altrettanto bene le persone: i ladri e quelli che vogliono vivere a sbafo e con prepotenza, ma anche quelli che sono uguali a me e a voi tanto che nessuno si accorgerebbe della differenza (che infatti non c'è) se qualcuno, malevolo, non andasse a scavare in un remoto passato di nomadismo necessitato per alimentare un facile razzismo fondato su secolari stereotipi.

Sull'ultimo argomento, quello politico, ebbene sì, lo confesso, sono animato da uno spirito dissacratore in tutte le direzioni, non a caso gli articoletti si intitolano controcorrente. Contro tutti, o meglio contro tutti quelli che meritano e necessitano di un "contro", per limitare i danni a se stessi e agli altri. In una parola, una piccola battaglia di retroguardia contro il "nuovo che avanza". 


A Padova
A Palermo


Di fondo, una preoccupazione "storica" per il rinascente fascismo, mimetizzato sotto spoglie inimmaginabili e apparentemente lontanissime dal marchio di fabbrica (tutto italiano non dimentichiamolo!). 


Aggiungiamo una cocente disillusione per una sinistra che ha rinunciato ad essere tale e rincorre la destra in una mimesi epocale che sembra non lasciare scampo. Il tutto condito dalla globalizzazione, dalle difficoltà delle nuove generazioni che mi toccano da vicino, per interposta persona ovviamente, dal declino della cultura che se non è rumorosa e di massa semplicemente sembra non essere. 
E allora? andando oltre alla casistica della fig. 2, mi arruolo in servizio permanente effettivo nella brigata dei lanciatori di sasso nello stagno.



Per saperne di più

Come valutare la credibilità di un blog

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