lunedì 17 aprile 2017

La nuova emigrazione italiana, 3






Le comunità italiane all'estero





Riportiamo in questa serie di articoli una sintesi dell'intervento di Rodolfo Ricci (FIEI – Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione) svolto al Seminario organizzato a Roma dalla Fondazione di Vittorio su “Migrazioni, crisi, lavoro" lo scorso 12 Aprile. Nella relazione si fa il punto  sull’effettiva consistenza del nuovo flusso emigratorio dall’Italia che, stando ai dati forniti da istituti statistici europei, risulterebbe essere superiore fino ad oltre 4 volte ai dati Istat/Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Altrettanto sorprendente è che allo stesso tempo, il flusso emigratorio degli italiani verso l’estero risulterebbe ormai essere circa il doppio degli arrivi di immigrati economici e profughi insieme.

Segue da:  la nuova emigrazione italiana, 2



Consistenza delle comunità italiane all’estero.


Dai dati Istat/AIRE **(cancellazioni di residenza e iscrizioni negli elenchi dei residenti all’estero) si rileva un aumento costante dei flussi di nuova emigrazione dall'Italia, in particolare dal 2006 in poi.
**Anagrafe Italiani Residenti all'Estero

Secondo i dati AIRE, il numero degli italiani all'estero è passato da 3.106.251 (2006) a 4.636.647 (2015), con una crescita del 49,3% in 10 anni. Circa 1,45 milioni in più, distribuiti in tutte le aree: + 508.000 EU28, + 809.000 Americhe,  +127.500 Resto del mondo.  Stimando in 150.000 quelli dell’ultimo anno  dovremmo attestarci attualmente intorno ai 4.8 milioni.
E’ significativo il dato di provenienza regionale dei nuovi migranti  ed è utile il confronto con la consistenza della parallela presenza immigratoria a livello regionale.
Nella tabella, aggiornata al 2015, sono evidenziate le regioni che registrano oltre il 10 per cento di emigrati sulla popolazione totale (in giallo) e oltre il 10 per cento di immigrati (in verde).
                                                                                    

Nel corso dell’anno 2014, dai dati AIRE risultavano  101.297 italiani che si erano cancellati dalle anagrafi dei rispettivi comuni ed erano entrati a far parte dell’AIRE.
Di questi, la parte preponderante si era stabilita in Europa (66.312), e in America Meridionale (17.345), mentre minori erano le quote verso il Nord America (7.793) e il resto del mondo, Africa, Asia e Oceania (9.847). Nel 2013 erano stati 94.126, mentre nel 2012, 78.941. L’aumento, in questo arco di tempo è pari al 22,1 %.

Le prime regioni per origine di questi flussi risultano essere, nel 2014:

Lombardia (18.425), Sicilia (8.765), Veneto (8.720),  Lazio (7.981), Piemonte (7.414), Emilia Romagna (7.285), Campania (6.831), Toscana (5.967), Puglia (4.946), Friuli V.G. (4.831), Calabria (4.764). Seguono con numeri minori le altre regioni.

L’alternarsi in questa classifica, di regioni del nord e del sud, dà conto che il fenomeno riguarda in modo abbastanza uniforme l’intero territorio nazionale e che tra le prime regioni di esodo, tornano a figurare le regioni del nord Italia, a conferma che il rapporto tra risorse umane disponibili e capacità produttive è dovunque squilibrato (negli anni della crisi è stato distrutto circa il 20% della capacità produttiva).

Complessivamente, negli ultimi 10 anni, la crescita dei nuovi esodi è stata costante e si è passati da 39.155 cancellazioni di residenza all’anno per espatri del 2004 agli oltre 100.000 nel 2014. Nello stesso lasso di tempo (10 anni) risultano quindi emigrati definitivamente all’estero circa 600.000 italiani.


Questa è la fotografia del flusso secondo i dati ISTAT/AIRE. Ma dall’inizio del decennio questi dati, pur essendo significativi nel registrare la crescita dei flussi, sono stai messi in forse quanto a reale capacità di dare conto dell’entità effettiva della nuova emigrazione.(SEGUE QUI)

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