sabato 11 maggio 2013


Discussioni vuote, senza documentazione 




Stupisce sinceramente la presa di posizione di Grillo sulla questione dello ius soli; contrasta pesantemente, infatti, con l'apertura mentale e sociale di molti parlamentari 5 stelle, come li abbiamo sentiti in parlamento durante le dichiarazioni di voto per la fiducia: alcuni erano temini letti con enfasi, altre erano invece parole sentite, dietro le quali si percepiva una forte tensione civile ed etica.


Adesso Grillo assume  pubblicamente una posizione se non retrograda, una volta si sarebbe detto fascista, quantomeno conservatrice.

E' immediato pensare che il "vate" non abbia conoscenze in materia o che consideri realmente già l'Italia fuori dall'Europa e dal mondo, o, peggio ancora, che voglia compiacere una buona fetta del suo elettorato, che ha una ben  determinata provenienza. Non a caso in questi giorni, dopo la presa di posizione del ministro Kyenge, il web si è scatenato nella consueta rincorsa a chi la spara più grossa, più forte e più volgare, tradendo il substrato incolto e razzista che serpeggia nella nostra società.  

Poi ci sono i  "signori" ragionevoli, tra cui l'illuminato ex ministro della coesione sociale, che blaterano di ius culturae, dimenticando le migliaia di argentini e brasiliani, italiani di terza generazione, che hanno la nostra cittadinanza, ma non conoscono una parola di italiano e le centinaia di migliaia di "nuovi cittadini" che hanno studiato in italiano sin dall'asilo nido e non conoscono più una parola della lingua familiare.

Ma veniamo ai fatti. 

Nel mondo, circa 30 stati su 194 (quasi tutti gli stati del continente americano) applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni. Tra questi vi sono gli Stati Uniti d'America, il Canada, tutti gli stati del Sud America e il Pakistan. Gli Stati europei che ne fanno uso - come Grecia, Francia, Portogallo, Irlanda, Regno Unito e Finlandia - invece, pongono alcune condizioni.
La Francia ha una lunga tradizione di applicazione dello ius soli. Tuttavia dal 1994 chi è nato in territorio francese da genitori stranieri ottiene la cittadinanza francese non più in modo automatico ma se ne fa richiesta, se è vissuto stabilmente sul territorio francese per almeno cinque anni (in Italia invece per almeno 18 anni, con un'interruzione massima di 6 mesi) e al compimento della maggiore età civile. In particolare dal 1998, la legge francese (legge Guigou) prevede che alla maggiore età civile chi è nato in territorio francese da genitori stranieri acceda automaticamente alla cittadinanza se i due genitori disponevano alla nascita dell'interessato di una permesso di soggiorno e se il figlio ha risieduto per almeno cinque anni in Francia.
Condizioni simili per l'attribuzione della cittadinanza ai figli di genitori stranieri si applicano in Gran Bretagna, Germania e Irlanda.
In Italia lo ius soli si applica in due casi: per nascita sul territorio italiano se i genitori sono ignoti o apolidi o non possono trasmettere la propria cittadinanza al figlio secondo la legge dello Stato di provenienza, oppure se il figlio di ignoti è trovato nel territorio italiano.

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