domenica 15 ottobre 2017

Controcorrente: Il referendum del 22 ottobre, 2



Secessione, federalismo e autonomia regionale: il trivio irrisolto.






Segue da I veneti parlano e pensano veneto

"Al  centro del mondo- si dice a Rialto- ghe semo noialtri: i venessiani de Venessia. Al de là del ponte de la Libertà, che porta in teraferma, ghe xè i campagnoli, che i dise de esser
venessiani e de parlar venessian, ma no i xè venessiani: i xè campagnoli. Al de là dei campagnoli ghe xè i foresti: coma­schi, bergamaschi, canadesi, parigini, polacchi, in­glesi, valdostani... Tuti foresti. Al de là dell’Adriati­co, sotto Trieste, ghe xè i sciavi: gli slavi. E i xinga­ni: gli zingari. Sotto el Po ghe xè i napo’etani. Più sotto ancora dei napo’etani ghe xè i mori: neri, arabi, meticci... Tutti mori".
Poichè la puntata di ieri ha dato origine alla quarantennale querelle dialetto/lingua, è meglio precisare che cosa si intenda per lingua:
"Una lingua è, nel significato più corrente, uno strumento di comunicazione, un sistema di segni vocali comuni ai membri di una medesima comunità. Il concetto di 'lingua' potrebbe quasi definirsi assiomatico, giacché per ogni essere umano è intuitivo che esista almeno un sistema di elementi significativi di cui far uso nella comunicazione servendosi della voce." (Accademia della Crusca)
Sull'affermazione del dialetto fiorentino su quello veneziano nella nascita della lingua nazionale in questo link vengono spiegate le ragioni anche per chi ha fretta.
Resta il fatto che si parla di dialetto veneziano e non di dialetto veneto, che come tutti sanno è di difficile definizione e delimitazione geografica.

Ma torniamo alle cose serie, si fa per dire..
Nel 1979 nasce la Liga Veneta di Franco Rocchetta e Marilena Marin,  movimento indipendentista e fautore della lingua veneta, che nel 1989 confluisce nella Lega Nord per l'Indipendenza della Padania.
Si arriva così al 15 settembre 1996, quando a Venezia, Umberto Bossi proclama l'indipendenza della Padania, "da
raggiungere entro un anno". Vi risparmio la cronaca delle boiate pazzesche delle camicie verdi, delle ronde padane e del tricolore nel cesso, ma quello era il clima e non va dimenticato. Adesso il vuoto viene colmato dalle ronde securitarie di forza nuova: al peggio non c'è mai fine!

L'afflato indipendentista si rivela ben presto per quello che è: una fantasia pseudopolitica, destinata a  scendere a più miti consigli,  ripiegando su un terreno meno astratto e più  congeniale ad un certo carattere padano (o umano?): i schei da sottrarre a roma ladrona; proprio negli stessi anni in cui gli ex duri e puri a Roma rubavano a man bassa,
Resistono comunque gruppi minoritari di velleitari fanatici che in qualche modo riescono a condizionare le politiche della lega che nel frattempo governa il Veneto da più di venti anni; più per demerito degli altri, che per merito suo aggiungerei. Sono gli anni del  “tanko” in Piazza San Marco del 1997 e del plebiscito farsa celebrato rigorosamente online sull’indipendenza del 21 marzo 2014. Ma sono anche gli anni delle secessioni interne allo stesso Veneto: dai movimenti per il passaggio di alcuni Comuni di confine al vicino  Friuli, a quello per l’autonomia speciale della Provincia di Belluno.
Questo clima che si autoalimenta e che viene abilmente alimentato dai capipopolo giunge però a condizionare nel concreto  le iniziative sul piano legislativo- istituzionale che riguardano lo status della Regione Veneto.
E così parte un percorso attorcigliato, contraddittorio e anacronistico che  si sviluppa, nel corso degli anni, su tre filoni:
1. L’indipendenza con la secessione dallo Stato Italiano e la proclamazione dello Stato Veneto.
2. Il riconoscimento di uno Statuto Speciale, avendo come riferimento ora il Friuli Venezia Giulia, ora la Provincia autonoma di Trento.
3. La richiesta di maggiore autonomia, utilizzando il tracciato costituzionale.

Nella prossima puntata: Le mosse dell'asino di Buridano






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