domenica 11 dicembre 2016

Controcorrente, pessimismo cosmico



Che fare?








Superata la tempesta in un bicchier d'acqua della consultazione referendaria, bypassato lo scontro tra gli opposti supporter (nonostante qualche coda continui ancora soprattutto in casa PD), rientrata l'angoscia per il pericolo scampato;
superato lo sbigottimento per i mille compagni ed amici soavemente ammaliati dalle sirene del si;   
osservatore distaccato delle mille interpretazioni contraddittorie del dopo 4 dicembre, equamente suddivise tra catastrofisti, retroscenisti, vaffan aventiniani dal sin troppo facile e prevedibile mutamento di linea,  costruttori di ipotetiche future alleanze, ottuagenari redivivi,  pugnalatori pronti alla vendetta, fautori del voto subito e del voto subito però.., habitués  dell'io l'avevo detto, compagni di merende, e gli ormai inevitabili "dàgli all'untore" (cioè ai migranti);
tuttora angosciato dai mille Gorino e san Basilio;
 osservatore, distaccato dopo la prima istintiva e liberatoria esultanza, delle manovre e manovrine locali per il dopo bitonci;
osservatore preoccupato della follia americana, che si divide tra una lady screditata e un simil berlusconi, mi si apre inesorabilmente dinnanzi la voragine del "che fare?".
Ormai troppo tardi anagraficamente per impegnarmi in alcunché di nobilmente velleitario, incrocio le dita confidando  nel rapido raggiungimento dell'entropia, dalla quale l'energia delle forze giovani, che silenziosamente si sono affacciate nelle urne del referendum, possa estrarre nuove forme di aggregazione.  

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