domenica 3 luglio 2016

Buona domenica



Maledetti islamici, maledetti israeliani,





...che vogliono cambiare le regole dell'odio.
Quando stamattina ho appreso dalla rassegna stampa dell'ulteriore titolo di Libero "maledetti islamici", come un riflesso condizionato,  la memoria è andata a Daniel Barenboim, che dal 1999 raccoglie giovani musicisti provenienti da tutto il medio oriente (Israele, Palestina, Libano, Giordania, Egitto, Siria, Iran). Non credo che ci sia niente di meglio, in luogo di un'inutile replica ai professionisti dell'odio, per dimostrare che le utopie, il perseguire quello che è o appare impossibile, talvolta si realizzano e in genere muovono il mondo. Stando a sentire gli altri, gli sciacalli dell'odio, saremmo ancora all'età della pietra o del coltello come piace ai terroristi, che altro non sono che l'immagine speculare dei primi.
"Un’utopia di bellezza dentro cui scoprirsi finalmente umani, rimpiazzando l’ignoranza con la  comprensione e immaginando un futuro di convivenza pacifica". È questa una delle tante definizioni che il grande pianista e direttore d’orchestra Daniel Barenboim ama dare della West-Eastern Divan. Quindi buona domenica, buon ascolto (la qualità musicale non è affatto banale) e soprattutto buona visione: le immagini, incluse quelle iniziali di Ramallah e del pubblico, dicono più di tante parole.   




PS.  L'utopia della Divan Orchestra prosegue col progetto Barenboim-Said Akademie, finanziato in gran parte dal governo federale tedesco, che ha visto la realizzazione nel cuore di Berlino, di un complesso di oltre 6.500 metri quadrati che ha al suo interno una sala concerti da 620 posti. L’Accademia accoglierà ogni anno, a partire dall'autunno del 2016, 90 giovani musicisti arabi ed israeliani, ai quali verrà offerta una borsa di studio e la possibilità di frequentare un programma universitario quadriennale di musica e arti umanistiche. “Aspiriamo alla totale uguaglianza fra i popoli di Israele e Palestina – spiega il maestro Barenboim – ed è per questo che suonare insieme ci sembra un buon punto di partenza, per dimostrare che l’essere umano ed il suo senso di libertà possono andare oltre qualsiasi differenza”.


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