martedì 16 aprile 2013


Analisi dei flussi elettorali. 


Una recente analisi dei flussi del voto politico del 2013, effettuata dall'Istituto Cattaneo di Bologna, conferma quanto in modo alquanto empirico avevo desunto dall'analisi del voto a Mestrino,  fornendo, però, solidi elementi sull'andamento del voto per le tre macro aree: nord, zona “rossa”, centro sud.
Vediamo in sintesi i dati forniti.
Ovviamente il dato più interessante è quello che analizza la provenienza dei voti del M5S e qui si trovano alcune conferme delle prime analisi e alcune significative sorprese.
Nelle 4 città del nord analizzate (Torino, Milano, Brescia, Padova) i tributi più alti al movimento provengono da PD e Lega Nord: a Torino e Brescia il 30% degli elettori “grillini” (cosiddetti per semplicità) proviene dal PD, mentre a Milano e a Padova questa percentuale si dimezza. A Padova,  in particolare, la metà degli elettori di M5S viene dalla Lega.
Per quanto riguardo l’apporto degli astenuti alle elezioni precedenti, molto alto il dato di Torino e Milano, quasi insignificante nelle altre due città prese in esame.
Nelle città della zona rossa, l’apporto del PD è ancora più elevato: oltre il 50% dei voti grillini proviene da sinistra.

Tutta un’altra storia nel centro sud: a Roma, Reggio Calabria e Catania, gli ex PD rappresentano una quota secondaria dell’elettorato grillino, che attinge in maniera massiccia dal PDL e dall’MPA.
Molto variabile l’afflusso proveniente dal non voto:  marginale a Napoli e Reggio Calabria, sino a un terzo dell’elettorato complessivo di M5S a Roma e Catania.
In tutte le zone, infine, appare significativo l’apporto dalla sinistra radicale e dall’estrema destra.


To
Mi
Bs
Pd
Bo
Fi
An
Roma
Na
RC
Ct
C sin
63,1
36,5
50,0
35,7
65,0
64,1
62,2
26,9
60,9
36,1
24,5
Centro
0,0
5,7
0,6
7,8
0,9
1,3
11,1
1,5
3,8
0,2
11,3
C dx
11,3
37,9
49,4
55,4
24,1
12,5
14,0
36,5
29,1
57,9
36,5
Astenuti
25,6
19,9
0,0
1,1
10,0
22,1
12,7
35,1
6,2
5,8
27,7
tot
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
Provenienza dei voti M5S


In sintesi: gli elementi di analisi del voto mettono in luce due aspetti contraddittori del voto a M5S: da una parte l’aspetto positivo, relativo alla rimotivazione di elettori prima astenuti; ma questo dato è significativo solo a Roma, Catania, Torino, Firenze e Milano, mentre a Brescia, Padova, Reggio Calabria e Napoli il fenomeno è trascurabile.
Dall’altra parte, l’aspetto negativo, consistente nell’aver coagulato in un calderone indistinto non solo il voto di destra e di sinistra, ma anche  il voto di protesta, dalla Lega, dalla sinistra radicale e dall’estrema destra, con la conseguente possibile paralisi decisionale nel momento in cui il movimento dovrà affrontare scelte concrete alla quali sinora si è in larga parte sottratto e nel momento in cui dovrà rendere conto dei risultati ai suoi elettori, che legittimamente hanno aspettative molto diversificate. Se si guarda alla provenienza dei voti e alle esperienze pregresse dei candidati e degli eletti,  Grillo ha ragione da vendere quando “dice” che il movimento non è di destra, né di sinistra; ma ancora nessuno sa cosa sia, se non in termini generici, embrionali, talvolta misteriosi e perciò stesso inquietanti.
Un ulteriore interrogativo al quale risponde l’analisi del Cattaneo è quello della sorte dei voti in libera uscita dal PDL, che è utile ricordare, sono stati 6,3 milioni!  Sembra che al Nord siano confluiti su Monti, mentre al sud si sono rintanati nell’astensionismo.
Infine Monti: il contributo dei berlusconiani pentiti è maggioritario, mentre è infimo l’apporto dei liberal del PD.
 Fonte dei dati: Istituto Cattaneo.
Per i dettagli dei flussi, città per città, vedi: www.cattaneo.org

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