Novità da parte padronale dopo l'assemblea della settimana scorsa alla In.Co. Assoluta chiusura sulla possibilità di tenere aperti gli impianti di Sarmeola, grande "disponibilità" a reperire posti di lavoro presso imprese del triveneto, mirabolanti incentivi per chi accetta di trasferirsi in esse e ancora più grandi per chi accetta di andare a Novara, pagamento di corsi di riqualificazione professionale.
Tutto idilliaco se non fosse che a Novara di fatto ci vanno solo in 24, mentre gli altri posti reperiti sono più o meno a Belluno.
Chi non accetta, come è statisticamente ampiamente prevedibile, rendendo così poco credibile la generosità pelosa della parte padronale, sarà fuori: quindi cassa integrazione in deroga per due anni (se sarà concessa) a spese della collettività, eventualmente dal 1 maggio la nuovissima NASPI, poi l'iscrizione nella ambitissime liste di mobilità.
L'azienda, così disponibile a mettere sul tappeto somme teoricamente rilevanti (per gli incentivi si va dai 6000 ai 10.000 euro, più i costi del trasloco a Novara e l'affitto per i primi due anni) in realtà è in una botte di ferro. Infatti pochissimi, anzi pochissime trattandosi di manodopera tutta femminile, andranno ed è evidente che il gioco vale la candela; tradotto: quello che si guadagna aprendo da un'altra parte è di gran lunga superiore a quello che si perderebbe in generosi, ma ipotetici incentivi.
Come dargli torto: gli affari sono affari, l'etica è per signorine.
Come dargli torto: gli affari sono affari, l'etica è per signorine.
Grazie di interessarsi ancora dei nostri problemi.
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