Non dire quattro se non l'hai nel sacco
Iniziamo da Luca Zaia, governatore uscente.
Enologo e laureato in scienze della produzione animale ha sempre avuto l'agricoltura nel suo DNA politico. Partito da Godega di sant'Urbano, diviene il presidente di provincia più giovane d'Italia a Treviso, poi vice presidente della regione con Galan, di cui non sospetta assolutamente alcun tramaccio: omnia munda mundis. Ministro dell'agricoltura di berlusconi, tra il 2008 e il 2010, quando divenne per la prima, e si spera ultima volta, presidente della regione.
Di lui, oltre al capello perennemente unto, si ricorda come ministro, in procinto di fare il salto nel Veneto, l'attivismo tutto leghista per sottrarre a Foggia la sede dell'agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, spingendo per spostarla a Verona. Nessuna gratitudine postuma dal sindaco della città.
Poco dopo l'elezione come presidente si dichiara contrario all'utilizzo della pillola abortiva RU486 e quindi alla sua distribuzione all'interno della regione. Monsignor Fisichella ringrazia, ma l'Agenzia Italiana del Farmaco lo smentisce duramente, dichiarando che nonostante le regioni possano definire le modalità e le tempistiche sull'ingresso della pillola abortiva, non possono però deciderne la non distribuzione sul territorio, regolamentata a livello nazionale dalla Legge n.194 del 22 maggio 1978.
In seguito all'alluvione del 2010 modifica le norme in materia di governo del territorio e consente la ristrutturazione di ruderi agricoli fino a 800 metri cubi. Lega di lotta e di cemento.
Nel marzo 2014 Zaia si è dichiarato favorevole al plebiscito digitale in corso in quel periodo che chiedeva ai Veneti di esprimersi in materia di secessione dallo Stato italiano. Ha paragonato il Veneto alla Crimea, che proprio l'11 marzo aveva dichiarato, tramite un'iniziativa simile, la propria indipendenza dall'Ucraina. Fine politico, oltre che efficiente amministratore agricolo.
Ma è anche uomo di profonda cultura: nel 2010, nel richiedere maggiori fondi al Governo per sostenere il Veneto dopo l'alluvione di quell'anno afferma che è "una vergogna spendere 250 milioni di euro per i quattro sassi di Pompei
Il cinema gli piace pure, ma fino ad un certo punto: il 18 agosto 2011 in qualità di Presidente della regione Veneto si scaglia contro il film Cose dell'altro mondo di Francesco Patierno affermando "Non siamo zulù" per difendere l'immagine dei leghisti che nel film sono accusati in tono ironico di razzismo verso gli extracomunitari. Purtroppo per lui i bottegai di Padova e il suo seguace Bit lo hanno contraddetto clamorosamente.
Campione mondiale di project financing, ultimamente ha mostrato qualche incertezza ma solo in campo sanitario, come il suo socio-rivale Tosi. Sempre in questo campo ha dovuto cedere alla testardaggine inefficiente del suo compagno di partito padovano, che al momento attuale è riuscito a bloccare qualsiasi ipotesi di nuovo ospedale, con o senza project financing.
Ma la cosa più incredibile é che il candidato favorito dai sondaggi non ha, ad oggi, alcun programma pubblicato sul suo sito elettorale.
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