giovedì 15 maggio 2014
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"La Procura di Taranto ha chiesto il rinvio a giudizio per Nichi Vendola in merito alle indagini sull’Ilva. L’accusa nei confronti del presidente della regione Puglia è concussione aggravata. Le persone che secondo l’accusa devono essere portate a giudizio sono 50, praticamente tutte quelle che avevano ricevuto la notifica sulla chiusura delle indagini nello scorso novembre. Tra di loro ci sono anche gli esponenti più importanti della famiglia Riva, proprietaria dell’acciaieria tarantina"
RispondiEliminaTempo addietro il poeta della politica mostra un cartello:
"i politici indagati si devono dimettere... "
http://twicsy.com/i/Uj2uxe
Vedo che la coerenzie dalle vostre parti come nel grande come nel piccolo è contagiosa.
Tutti a casa!
Per par condicio, riporto il seguito dell'articolo citato da anonimo 1.
RispondiEliminaLa difesa di Vendola: “Per decenni troppi hanno taciuto. Io no”
Vendola si difende e contrattacca: “Per decenni – dice – a Taranto nessuno ha visto niente e troppi hanno taciuto. Io no. Per decenni gli inquinatori hanno comprato il silenzio e il consenso politico, sociale e dei media. Con regali, finanziamenti, forniture, subappalti e favori. Io no. I miei collaboratori no. Infatti non siamo accusati di corruzione. Siamo accusati di essere stati compiacenti, a titolo gratuito, nei confronti del grande siderurgico”. “Accusati in un processo in cui tutti i dati del disastro ambientale – sottolinea Vendola – sono il frutto del nostro lavoro e della ostinata volontà della mia Amministrazione di radiografare e documentare l’inquinamento industriale nel capoluogo ionico. Noi, insieme alle agenzie della Regione Puglia, abbiamo fornito le prove che hanno scoperchiato la realtà”. Sono state le giunte guidate da Vendola, spiega il governatore, che “per la prima volta nelle istituzioni” sono stati aperti “i dossier su diossina e altri veleni – e lo abbiamo fatto anche sulla spinta di un movimento nato dalla ribellione al destino di morte della città. Noi abbiamo cercato le evidenze scientifiche sul male sputato dall’Ilva, e abbiamo varato leggi e regolamenti che sono oggi all’avanguardia della legislazione ambientale”.
“Se difendere la fabbrica e i lavoratori è reato sono colpevole”
Il leader di Sel spiega le sue azioni, dunque, nel quadro di soluzione della crisi occupazionale, oltre che ambientale: “Certo, contemporaneamente abbiamo difeso la fabbrica e i lavoratori. Se questo è un reato sono colpevole” scrive il presidente della Puglia. “Ma abbiamo agito – aggiunge – nel rispetto di quei principi costituzionali che ci prescrivono di contemperare beni e diritti fondamentali per i cittadini, come salute e lavoro. Questo è il preciso dovere di chi governa, anche affrontandone le responsabilità e le conseguenze più dolorose”.
Apprezzabile ma il punto non é quello bensì la coerenza di chi espone manifestamente un cartello che invita ad una disciplina di comportamento che puntualmente misconosce allorquando il soggetto interessato é per l'appunto lui stesso. Non stupisce poiché tipicamente sinistro.
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