Teatro Massimo* |
Ode a Palermo
* "L'arte rinnova le genti e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l'avvenire."
Iscrizione sul frontone del Teatro.
Questa città anonima- questa, o qualunque altra le assomigli- questa città senza sera e senza sorrisi, dove i vecchi amici non trovano più gettoni per chiamarmi, dove tra le palme si sono impigliati i segni di una vecchia capitale, questa città senza nebbie e senza latterie, questa città dove le edicole vendono fotoromanzi di seconda mano, questa città con un occhio bendato e i capelli sporchi, dove all'alba puoi sentire il sax di Dester Gordon da dentro un tombino, il gelato alla crema mandorla a Mondello, il freddo di santa Ninfa, questa città che si trasforma in Benares ogni giovedì pomeriggio, questa città invasa da gabbie per la spazzatura, da ecce homo, da edicole votive e lapide commemorative, dove i topi che scendono da Bellolampo mimano una favola antica, questa città amara, dall'alito cattivo, dalla digestione difficile, questa città puntellata, bombardata che sembra ieri, questa città dai pomeriggi cupi, dai rutti sommessi, dall'eterna sonnolenza, questa città in bianco e nero, dai bordi smanciati, dal cuore sventrato, questa città di poca fede, inguaribile, rachitica, con le cancellate arrugginite le fontane di cartapesta, le porte murate, questa città di solitudini non dichiarate, di ali tagliate, questa città senza ritmo, sgasata, popolosa di madri, di calzini questa città che non sa danzare sulle punte, questa città dal sorriso cariato, posteggiata sui marciapiedi, dai murales stinti, dalle colline aride, questa città senza liuti e stendardi, questa città ustionata dalle estati e annegata negli autunni, questa città vestita d'ombra, di ingorghi, di strisce pedonali sbiadite, nascosta dietro le persiane, dove tutto é apparizione e scomparsa, questa città che disegna le sagome sull'asfalto con i gessetti colorati e dimentica il sangue, questa città che gioca a briscola con i propri vecchi nelle aiuole di villa Bonanno, questa città di scippatori, zingare, piazze del voto, grondaie bucate, questa città dove una vecchia donna sola si veste a festa e attraversa i suoi viali di notte, questa città che non sa più carezzare, questa città con le mani in cancrena, senza accenti, senza pasti, senza giorni...
S.A. 29 settembre 1972
Reperto archeologico riaffiorato di recente. Cosa é cambiato da allora?
Nessun commento:
Posta un commento