Le cause della crisi europea,
in successione quasi cronologica
di Roberto Marchesi | Il Fatto quotidiano, 20 ottobre 2013
Della crisi ne parliamo ormai quasi tutti i giorni e, nei commenti vari, capita di sentire anche molte cose approssimative, o proprio del tutto fantasiose.
Avendo io scritto diversi articoli su argomenti direttamente riferiti alla crisi, ho potuto notare anche che, sui tempi, le cause e gli effetti della crisi americana i giornali hanno scritto moltissimo, mentre su quella Europea, perlomeno relativamente alle cause, se ne è parlato troppo poco.
Comunque, vediamo in po’, in sintesi analitica-cronologica, quali, secondo me, sono le cause della crisi e quali gli errori commessi da chi poteva (e doveva!) evitarla. Non parto però dal 2008, quella cioè che è comunemente considerata la data classica di inizio della crisi, perche quella data si riferisce alla crisi americana. Parto invece da quello che considero il primo “indizio” della burrasca che stava per abbattersi sull’intera Europa, un indizio che ho ampiamente descritto in un mio articolo del novembre 2010 pubblicato su “Rinascita”.
Premessa: Gli Stati Uniti sono, nel novembre 2010, nel secondo anno dall’epicentro della crisi, e la Federal Reserve, per sostenere le banche e mitigare la crisi interna, ha gia cominciato ad acquistare “tonnellate” di debito americano (QE1, poi seguito da QE2 e QE3). L’indebitamento pubblico americano schizza in alto, ma la Fed, con una manovra congiunta di riduzione del tasso di rifinanziamento alle banche (portato praticamente a zero) e con l’indebolimento del dollaro sulle principali valute concorrenti, riesce a mantenere una buona liquidità nel paese, favorendo le esportazioni. La Fed quindi, usando tutte le leve di cui dispone, riesce ad evitare che la recessione si trasformi in lunga depressione, come già accadde nella prima metà del secolo scorso.
Partiamo quindi dal novembre 2010.
1) negli Stati Uniti esiste una speciale “clearinghouse”, tra banche, per facilitare lo scambio dei CDS (Credit Default Swaps) e di tutti gli altri principali derivati finanziari provenienti da tutto il mondo. Questa speciale Clearinghouse si chiama I.C.E. Trust (Ice sta per “Inter Continental Exchange”). I.C.E. e’ ovviamente strettamente collegata a Wall-Street e alle altre principali piazze finanziarie del mondo. In teoria queste Clearinghouse, a seguito della riforma “Dodd-Frank” sulle transazioni finanziarie, dovrebbero rendere le operazioni sui derivati piu’ trasparenti. In realta’, almeno per ora, grazie anche al puntiglioso lavoro delle Lobbies nel Congresso, le rendono solo piu’ rapide.
2) Non tutte le banche sono ammesse nell’ aristocratico” consesso di ICE Trust. Ecco quali lo sono: (rigorosamente in ordine alfabetico): Bank of America, Barclays Capital, Citi, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, HSBC, JP Morgan Chase, Merril Lynch, Morgan Stanley, Nomura, BNP Paribas, RBS e UBS. (Ovvero, tutte le piu’ grandi banche d’affari del mondo. Italiane: nessuna).
3) Proprio nel novembre del 2010 ICE ha costituito al suo interno “ICE Clear Europe”. Un ramo specifico della Clearinghouse madre, realizzato allo scopo di indicizzare i CDS europei. A dicembre 2010 Ice Clear Europe cominciava gia’ ad accogliere le prime trattazioni.
4) Fino all’inizio della primavera 2011 l’Europa, nonostante i suoi debiti, il suo alto costo del lavoro e le altre problematiche poi assunte a causa della crisi, assiste senza particolari problemi ai guai che sta passando l’America. In Europa non ci sono ancora gravi problemi, e nemmeno forti tensioni sul mercato finanziario.
5) La Banca Centrale Europea, guidata da Trichet, nello stesso periodo cosa fa? Fino alla primavera 2011 segue a distanza la politica americana sui tassi, lasciando pero’ apprezzare inopportunamente l’euro fino ad una volta e mezzo il valore del dollaro, poi improvvisamente, ad aprile, aumenta di un quarto di punto il tasso di sconto. Motiva questa operazione come una manovra prudenziale per contenere il rischio di inflazione (rischio in realta’ del tutto inesistente). E poi appena quattro mesi dopo aumenta di nuovo di un altro quarto di punto il tasso di rifinanziamento alle banche.
6) Nello stesso periodo cominciano le tensioni internazionali sul debito delle nazioni europee piu indebitate. Succede che gli investitori, preoccupati dalle notizie circolanti sull’eccessivo debito di alcuni paesi, si precipitanto a vendere in grandi quantita’ quello che hanno in portafoglio. Cosi’ facendo costringono le banche dei paesi indebitati a comprarlo. In questo modo si crea anche una tensione sul tasso di quel debito e naturalmente sullo spread (di riferimento con il debito dei paesi piu forti).
7) Ma che cosa ha messo in allarme gli investitori tanto da correre a vendere quel risparmio sul quale avevano investito? Niente di concreto!
8) Ho detto niente di concreto, non niente di niente. In effetti in quel periodo si e’ messa in moto la speculazione internazionale, che ha individuato nella grassa e impotente Europa l’agnello sacrificale da spolpare scientificamente (cioe’ senza far morire l’agnello).
9) Ma chi e’ poi questa speculazione internazionale? Ognuno difende i propri interessi, no? Se io ho investito i miei risparmi nel debito p.es. della Grecia, e vedo che la Grecia e’ troppo indebitata, corro a venderlo per riprendermi i miei soldi. Non e’ cosi’?
10) Si. Mica tanto pero’. Dimmi una cosa prima: tu i titoli rappresentativi di quel debito dove li tieni, nella tua cassaforte? So gia’ la risposta: No, ce li ha la mia banca, io ho pero’ una ricevuta della banca che conferma il mio acquisto. Infatti e’ proprio cosi’. Pero’ i titoli, in forma cartacea, non ce li ha nemmeno la banca. I titoli ormai non si stampano piu’. Anche la banca ha solo una ricevuta dell’Istituto che li ha emessi, e li conteggia a quel modo. Quindi tutti i titoli di risparmio del mondo sono nella pancia di qualche banca, non nella cassaforte dei risparmiatori.
11) E quali sono queste banche? Quasi tutte le banche, ma a poter condizionare il mercato sono solo quelle indicate al capitolo 2) in cima a questo articolo.
12) Riprendiamo ora l’analisi lasciata al punto 5) di cui sopra.
13) L’aumento del tasso di rifinanziamento alle banche e’ la classica manovra che fanno le banche centrali quando devono sgonfiare una “bolla”. C’era una bolla finanziaria in Europa nel 2011? No di certo. L’Europa stava solo un po’ meglio degli Usa, ancora alle prese con la loro crisi immobiliare e finanziaria. Pero’Trichet, con quella doppia manovra sul tasso ha ridotto parecchio la liquidita’ delle banche Europee. E (guarda caso?) proprio nel momento che le banche europee si sono trovate ad affrontare gli attacchi della speculazione internazionale sul debito sovrano degli Stati Europei. Si noti che le banche europee, a differenza di quelle americane, non potevano avere dalla BCE nessun aiuto dato che la BCE non puo’ ne’ stampare liberamente moneta ne’ acquistare debito sovrano dei singoli Stati. Quindi ognuna doveva arrangiarsi per conto suo.
14) Ma la speculazione internazionale dove trova i soldi per attaccare nientemeno che degli Stati sovrani?
15) Tornate al punto 2). Loro hanno in pancia praticamente tutti i risparmi del mondo, quindi anche i nostri, e li gestiscono ampiamente a loro discrezione, specialmente con le operazioni short. Siamo stati noi (tramite la politica) a dar loro questo potere. In questa situazione e’ sufficiente che qualcuno faccia loro il favore di mettere in giro voci di un possibile tracollo del debitore per alzare la tensione su quel debito. A quel punto, qualche operazione short ben orchestrata sara’ utilissima a confermare la “paura”, poi ci penseranno i risparmiatori a mantenere alta la pressione e a chiedere alla propria banca ( o gestore di fondi) di spostare il risparmio altrove. Con le operazioni short abbiamo gia visto che la banca puo’ sempre prendere in prestito i depositi del cliente per fare cio’ che gli pare, purche’ restituisca il prestito entro tre giorni, ma ci sono anche dei contratti di deposito nel quale il risparmiatore autorizza in anticipo la banca a investire discrezionalmente e definitivamente il denaro depositato. Se loro trovano conveniente vendere massicce quote p.es. del debito greco per far salire i tassi e lo spread, lo fanno con pieno diritto. E se con la crisi si fa dimagrire “qualcuno” in Europa (e ingrassare qualcun’altro da un’altra parte), meglio ancora.
16) Possiamo chiamare questo un complotto? No. Possiamo solo dire che c’e’ un orchestrazione di banche che sa fare molto bene i propri interessi (cioe’ l’interesse dei propri managers e dei propri soci, talvolta anche dei propri investitori). Siamo noi, piccoli risparmiatori o semplici lavoratori senza risparmio, che non sappiamo fare i nostri. Spesso per colpa di una informazione complice che non informa come dovrebbe.
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