mercoledì 30 ottobre 2013

Arcobaleno: quindici domande, la prima risposta






Quindici domande, 
la prima risposta











Dopo le quindici domande sull'affaire Arcobaleno, poste agli amministratori del comune di Mestrino del periodo 1997-2013 e agli esponenti delle opposizioni, arriva la prima risposta da Roberto Zambolin, sindaco dal 1998 al 2008 e principale artefice della realizzazione della scuola dell'infanzia Arcobaleno. In sintesi, Zambolin porta due elementi nuovi: l'iniziativa di allargare l'offerta formativa attraverso il potenziamento delle già esistenti scuole dell'infanzia parrocchiali e l'impegno alla statalizzazione, poi disatteso, da parte della direzione scolastica regionale.
Zambolin sottolinea poi il dubbio che le condizioni di vendita siano state troppo favorevoli a Spes e che la soluzione scelta poteva avere altre alternative come nella vicina Rubano per non sottrarre un bene alla collettività. 
Per una maggiore conoscenza del problema riporto di seguito le attuali tariffe della scuola Arcobaleno e della vicina scuola parrocchiale di Mestrino:

Scuola Arcobaleno: 168 mensili (residenti), 180 mensili (non residenti), sconto € 30 mensili per ogni figlio oltre il primo (sconto di € 60 per redditi inferiori ISEE inferiori a € 18.000); € 120 di tassa di iscrizione annua.  Delibera di Giunta del 10 gennaio 2013, che approva le tariffe di SPES.  

Scuola parrocchiale: € 150 mensili, € 260 mensili per coppie di fratelli, € 120 annue di iscrizione
PM

La progettazione e  la realizzazione della scuola per l’infanzia si è resa necessaria a causa della insufficiente disponibilità di posti nelle scuole materne private, quindi per dare una risposta concreta ai bisogni delle tante famiglie con bambini, che per svariati motivi, avevano scelto il nostro comune come residenza.
In una fase iniziale si è provveduto a potenziare, rivendendone le convenzioni, le strutture parrocchiali di Lissaro e Mestrino.
I rispettivi comitati di gestione hanno responsabilmente accettato la nostra richiesta di allargamento dell’offerta ricettiva e, dopo qualche giusta iniziale riflessione, le due strutture hanno così aumentato i posti offerti.
Malgrado ciò molte famiglie erano ancora  costrette ad iscrivere i propri figli a Rubano, a Villafranca e in altri comuni.
La necessità  di realizzare  una scuola pubblica, complementare all'offerta privata, era quanto mai sentita  e quindi la decisione assunta alcuni anni prima e contenuta in una Variante al Piano regolatore generale si confermava nella sua validità. 
Sin delle fasi di progettazione ci si è posti il problema della gestione e precisamente si era consci che gli oneri di funzionamento della struttura non avrebbero potuto essere  posti a carico del bilancio comunale che già in quegli anni non era molto florido. 
Ci siamo quindi rivolti alla direzione scolastica regionale, allora diretta dalla Dott.ssa Palumbo, la quale inizialmente ha prospettato difficoltà nell'inclusione della nuova struttura nella rete scolastica pubblica, ma vedendone le caratteristiche progettuali e i dati che ne avevano motivato la realizzazione,  ci ha assicurato con un buon grado di certezza, che, apportate alcune piccole sistemazioni infrastrutturali,  la gestione della scuola sarebbe diventata pubblica e quindi finanziata dal ministero dell’istruzione.
Il dispiacere di aver visto svenduta una delle realizzazioni più belle fatte negli ultimi anni, privando di fatto il territorio di un'altra importante infrastruttura, gestita con criteri pubblici, è stato enorme.
L’amministrazione Pedron ha ceduto la scuola ai privati, facendo fare loro un grande affare. Infatti la Spes  ha acquistato l'immobile appena costruito al puro costo di realizzazione, il terreno gli è stato concesso in uso gratuito e su questo forse qualche responsabilità contabile e amministrativa potrebbe emergere.
Non credo che l’amministrazione comunale si sia rivolta con determinazione agli uffici regionali per ottenere la gestione pubblica della scuola.
Pedron  & co.  vendendo la scuola hanno risolto il problema della gestione ma di fatto hanno impoverito il territorio di una importante opera pubblica.
Le alternative potevano essere molteplici:  volendo proprio vendere, sicuramente si sarebbe potuto guadagnare molto di più; non volendo spendere molta fatica si sarebbe potuto fare come nella vicina Rubano dove l’amministrazione comunale,  trovandosi nella nostra stessa situazione di quella di Mestrino, ha “affittato” la nuova scuola alla Spes (stesso soggetto che ha acquistato la scuola a Mestrino),  riservandosi la possibilità di intervenire sulle rette e sui costi di gestione.
Invece a Mestrino la Spes opera in regime di monopolio,  senza nessun problema  di concorrenza e senza alcuna verifica seria sui costi di gestione.
Roberto Zambolin

1 commento:

  1. aggiungo che dai banchi delle oposizioni ai governi di csx di Mestrino c'è sempre stata una forte critica (cavallo di battaglia di campegne elettorali) al fatto che il paese cresceva in abitanti ma non in servizi in modo particolare scolastici. Alcune di queste persone, sedendo nei banchi della maggioranza, si sono affrettate a svendere un bene pubblico, un servizio indispensabile come una scuola.
    Quando si dice la coerenza....
    Maristella Urbano

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