Buona domenica, 27 ottobre
La sonata per pianoforte giunge con Beethoven alla sua massima espressione. Ma a Beethoven la forma sta stretta: nelle ultime opere per pianoforte, infatti, tende ad uscire sempre più spesso dagli schemi e dalle convenzioni del classicismo, sperimenta sonorità nuove (complice l'incombente sordità?), ritmi ed espressioni che vanno ben al di là della tradizione. Nella sonata n.32, e in particolare nell'arietta, se ne trova un esempio sconvolgente. Chi ha la pazienza di arrivare al minuto 5.25 dell'interpretazione di Maurizio Pollini, si troverà travolto da una inusuale cascata di note, da un improvviso mutamento di ritmo, da un'accelerazione incalzante, da una modernità che può sembrare addirittura contemporanea e che può richiamare la famosa battuta: quando non sai cos'è, allora é jazz!
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