Qualche giorno fa il Ministro dell'istruzione ha lanciato una campagna contro i compiti per le vacanze, incitando gli studenti a chiedere ai propri professori di assegnare come compiti per le vacanze la lettura di libri piuttosto che la compilazione di estenuanti esercizi ripetitivi.
La cosa di per sé sarebbe interessante, a parte il cattivo gusto di rivolgersi agli studenti, quasi a volerli indurre a una ribellione, la lettura, infatti, è per gli studenti italiani e per gli italiani in generale, un punto assai debole.
Ma il lavoro scolastico, duro, di memorizzazione, di ricerca di relazioni, di cause ed effetti, di concatenazioni di pensiero, di vie nuove per affrontare e risolvere problemi, sicuramente non può essere abbandonato.
Ma il lavoro scolastico, duro, di memorizzazione, di ricerca di relazioni, di cause ed effetti, di concatenazioni di pensiero, di vie nuove per affrontare e risolvere problemi, sicuramente non può essere abbandonato.
Sono stato da sempre contro i compiti per le vacanze, che tolgono energie e tempo per il riposo e ho considerato sempre gli studenti come dei lavoratori con un orario troppo pesante e dispersivo. Quello che va abbandonato non è lo studio, né tanto meno la ricerca individuale: vanno abbandonati la ripetitività non necessaria, l'addestramento a ripercorrere in maniera pedissequa le procedure e i procedimenti, la ripetizione pedissequa del testo, magari dettato dall'insegnante; in una parola va abbandonato il conformismo per dare spazio al pensiero divergente e creativo.
Ma purtroppo la nostra scuola in questi ambiti mostra le sue falle più vistose, che non sono certo la mancanza di tablet e di lavagne interattive: questi strumenti, se non c'è la sostanza, cioè l'innovazione vera della mentalità e degli approcci, non aggiungono nulla, non sono di per sé motori di innovazione. E le statistiche internazionali che ci collocano agli ultimi posti tutto questo lo mettono bene in evidenza.
Sarebbe bene che gli insegnanti, i genitori, gli studenti stessi e in primo luogo i decisori politici si ponessero queste fondamentali domande, sulle quali apro il dibattito anche tra i lettori:
- A chi serve la scuola?
- A cosa serve la scuola?
- A cosa servono le nuove tecnologie?
- Un sistema di istruzione quali obiettivi deve porsi? Conservazione o innovazione
-Insegnamento e apprendimento possono restare separati e senza relazione consequenziale tra loro?
- La valutazione può essere occasione di apprendimento reale o solo occasione di premio e/o sanzione?
- Quali cambiamenti sono necessari nelle didattiche, viste le scoperte e le ricerche relative all'apprendimento e, più in generale, al funzionamento del cervello?
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