giovedì 26 dicembre 2013

Destra e sinistra


Delle differenze "costituzionali", nel senso che fanno parte della costituzione fisica e mentale di una persona, tra destra e sinistra mi sono già occupato in passato. Se ci fosse ancora bisogno di qualche ulteriore esemplificazione basta avere la pazienza di leggere le due posizioni riportate sotto sulla medesima questione: l'immigrazione e l'"accoglienza". La differenza non è tra buoni e cattivi, ma tra due modi di "essere" antitetici.
Poi c'è chi si colloca in mezzo e cerca di cogliere o di raccogliere per fini che appaiono ancora indefiniti o indefinibili, chi "non sa da che parte é girato". Mi riferisco alla vicenda significativa dei parlamentari pentastellati che sull'immigrazione hanno cercato di andare in una direzione per essere prontamente stoppati dai loro capi, col sottile ragionamento politico che se fossero andati in quella direzione, "senza consultare" la rete, il movimento avrebbe avuto percentuali da prefisso telefonico. Qualcuno, evidentemente nell'attesa messianica di un nuovo salvatore della patria, ha parlato di resistenza 2.0: tutti assieme per cacciare i nazifascisti, poi, una volta liberi, potranno tornare le differenze. Adesso sono arrivati i forconi che vogliono mandare a casa tutti, ma proprio tutti, grillini compresi. Non ci resta che aspettare che arrivi qualcuno pronto a trasformare quell'aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli.


Se siamo cattivi gli immigrati stiano a casa loro

La provocazione: gli immigrati non vengano in Italia. Sarebbe meglio per loro e per noi



Siamo maestri di autodenigrazione, salvo lamentarci se la stampa straniera, prendendo spunto da quella nazionale, ci piglia sul serio e ci reputa straccioni, corrotti e corruttori.















Qualche tempo fa una delle famigerate carrette del mare colò a picco e noi - in particolare vari politici - ci flagellammo: dovevamo essere più pronti nei soccorsi, siamo colpevoli, che Dio ci perdoni. Si trascurò di considerare un fatto che dimostrava la nostra innocenza: il barcone, quando cominciò a essere in balia delle onde, si trovava nelle acque territoriali di Malta. Le autorità della Valletta si guardarono bene dall'intervenire. Nonostante questo, ci siamo addossati responsabilità che non avevamo. Recentemente - alcuni giorni fa - nuove polemiche a causa degli immigrati. A Lampedusa, un gruppo di poveracci arrivati nella nostra patria, spinti dall'illusione di abbandonare l'inferno e di conquistare il paradiso, sono stati denudati, condotti in un cortile delle strutture cosiddette di prima accoglienza e irrorati con un potente disinfettante. Sadismo degli inservienti? Disprezzo per i diseredati? Figuriamoci. Questa gente aveva la scabbia, malattia parassitaria caratterizzata da eritemi, che provoca un prurito irresistibile alle mani e ai polsi ed è assai contagiosa, basta un contatto superficiale per beccarsela. L'unico modo per debellarla è quello adottato dai «torturatori» dell'isola a sud della Sicilia. Via ogni indumento e avanti con gli spruzzi di sostanze idonee a neutralizzare il maledetto acaro. Non si poteva agire diversamente. L'episodio però ha suscitato scandalo e indignazione, incomprensibilmente. Nell'immediato dopoguerra dilagava la scabbia anche in Italia. Eravamo in miseria, malnutriti e forse sporchi: nel 60 per cento delle case non c'erano neppure i servizi igienici. Chi era stato infestato dal parassita veniva sottoposto allo stesso trattamento subito dagli extracomunitari in questione. Obbligato a sbiottarsi, offriva il suo corpo piagato all'infermiere affinché questi provvedesse a cospargerlo di un liquido acconcio. I malati non erano contenti di simile terapia, ma ben felici di poter guarire.
Perché allora tanto chiasso attorno agli immigrati curati a Lampedusa con i sistemi descritti? Siamo in inverno, fa freddo, come si fa a trascinare all'esterno tanta gente e annaffiarla? Ciò effettivamente fa impressione, ma solo se non si tiene conto che nell'isola c'erano 18-19 gradi. Tant'è che non risultano casi di polmonite, bronchite o roba simile. D'altronde la scelta era fra tenersi la scabbia - con quel che comportava, compresa una diffusione incontrollabile della malattia - e l'accettazione di qualche spruzzo provvidenziale sull'epidermide. Chiunque sa che conviene patire un brivido per alcuni minuti che il tormento persistente cagionato dall'acaro.
Non fosse stata sufficiente questa gratuita polemica, subito dopo ne è scoppiata una seconda altrettanto gratuita. L'accoglienza riservata ai migranti, secondo alcuni di essi e non pochi commentatori nostrani, merita di essere censurata e giustifica proteste clamorose. Anche qui abbiamo da obiettare. Non è facile ospitare a Lampedusa centinaia di persone che quotidianamente vi sbarcano in condizioni pietose. Si fa quel che si può. Ci si arrangia. Se una quantità sterminata di persone lascia il Terzo mondo per venire qui, ci sarà pure una ragione. Probabilmente, più che una ragione è una speranza. Quando tale speranza si rivela poi un abbaglio, c'è un solo rimedio: non la ribellione, ma la rinuncia a raggiungere la nostra terra. Se meno disperati optassero per l'Italia, meglio sarebbe per loro e per noi. Siamo brutti e cattivi? Stateci alla larga.



                                                 Il pensiero di destra non ammette il forse...

il Manifesto

Quindici anni. Tanto ci ha messo l’esperienza con­cen­tra­zio­na­ria più disumana del nostro paese a scuotere le coscienze di qual­che poli­tico ed a gua­da­gnarsi il diso­nore delle prime pagine dei gior­nali. Tanto che i Cen­tri di Iden­ti­fi­ca­zione ed Espul­sione (Cie) potreb­bero anche essere giunti al capo­li­nea, per un tar­divo sus­sulto anti­raz­zi­sta e soprat­tutto per­ché sono finiti anche i soldi per gestire que­ste pri­gioni per stra­nieri che non hanno com­messo alcun reato. Del resto il fal­li­mento totale dell’esperimento è sotto gli occhi di qua­lun­que osser­va­tore anche impar­ziale: solo il 40% delle per­sone espulse lascia effet­ti­va­mente il paese. Nel 2012 (ultimo rile­va­mento effet­tuato) sono state “trat­te­nute” 7.700 per­sone nei Cie di tutta Ita­lia e ne sono state rim­pa­triate meno della metà, un numero insi­gni­fi­cante anche se con­fron­tato con il dato degli immi­grati senza docu­menti pre­senti sul ter­ri­to­rio nazio­nale: 326mila secondo l’Ismu, un numero comun­que limi­tato che dice anche quanto sia assurdo segre­garne poco più del 2% per com­bat­tere la cosid­detta “clandestinità”.Sic­come sono sem­pre del pre­si­dente Gior­gio Napo­li­tano gli appelli più acco­rati con­tro la disu­ma­nità del sistema car­ce­ra­rio ita­liano, è bene fare un po’ di sto­ria anche sulle pri­gioni più disu­mane e dimen­ti­cate, tranne che dalle asso­cia­zioni uma­ni­ta­rie e dagli orga­ni­smi inter­na­zio­nali (Amne­sty Inter­na­tio­nal) che da subito denun­cia­rono l’anomalia giu­ri­dica di que­sto tipo di trat­te­ni­mento e le gravi vio­la­zioni dei diritti umani. I Cie furono isti­tuiti nel 1998 con il decreto legge 268/98 più tri­ste­mente noto come legge Turco-Napolitano (l’attuale pre­si­dente della Repub­blica era mini­stro dell’Interno di un governo di cen­tro­si­ni­stra). 
Sono strut­ture dove attual­mente ven­gono “trat­te­nuti” fino a sei mesi gli stra­nieri desti­na­tari di un prov­ve­di­mento di allon­ta­na­mento dallo stato; ini­zial­mente pote­vano essere rin­chiusi nei cen­tri per un mas­simo di due mesi (60 giorni), ma in seguito, nella prima metà del 2009, il governo Ber­lu­sconi — con mini­stro degli Interni Roberto Maroni — pro­lungò il trat­te­ni­mento fino a un mas­simo di sei mesi. Da quel momento, pur non con­fi­gu­ran­dosi come misura deten­tiva fina­liz­zata all’espiazione di una pena, si è reso evi­dente che quel tipo trat­te­ni­mento incide sulla libertà per­so­nale (tute­lata dall’articolo 13 della Costituzione). Nel corso negli anni, come docu­men­tato da diverse inchie­ste, tra cui quella di Medici Senza Fron­tiere, nei Cie sono state impri­gio­nate diverse cate­go­rie di per­sone, impos­si­bili da incon­trare per­ché di fatto seque­strate dallo stato (sono le uni­che pri­gioni dove non sono ammessi gior­na­li­sti): cit­ta­dini anche comu­ni­tari, richie­denti asilo, stra­nieri con mogli e figli che hanno vis­suto in Ita­lia molti anni (50% dei reclusi), stra­nieri nati in Ita­lia, stra­nieri con il per­messo di sog­giorno sca­duto e stra­nieri pro­ve­nienti dal car­cere (45% dei reclusi secondo i dati for­niti dalle prefetture).I sin­goli cen­tri, uti­liz­zati secondo una logica emer­gen­ziale, sono diversi uno dall’altro e gestiti in maniera diso­mo­ge­nea — per usare un eufe­mi­smo. Attual­mente sulla carta ce ne sono tre­dici per un totale di 1.901 posti dispo­ni­bili (Bari, Bolo­gna, Brin­disi, Cal­ta­ni­setta, Lame­zia Terme, Cro­tone, Gori­zia, Milano, Modena, Roma, Torino e Tra­pani Milo e Tra­pani Vul­pitta). Alcuni però in que­sto momento sono chiusi per ristrut­tu­ra­zione (Tra­pani Vul­pitta, Cro­tone, Bolo­gna, Brin­disi e Gori­zia), o per­ché sono stati dan­neg­giati in seguito alle pro­te­ste oppure per­ché rite­nuti del tutto ina­de­guati ad ospi­tare decen­te­mente degli esseri umani. Quelli ancora fun­zio­nanti, invece, lavo­rano a capienza ridotta, sem­pre per inter­venti di manu­ten­zione non più rin­via­bili. La mag­gior parte dei Cie sono gestiti dalla Croce Rossa, altri dalla Con­fra­ter­nita delle Mise­ri­cor­die, altri ancora da coo­pe­ra­tive che si sono aggiu­di­cate l’appalto con offerte sem­pre più al ribasso. Le rivolte, le denunce di abusi di matrice raz­zi­sta e i casi di auto­le­sio­ni­smo sono da sem­pre all’ordine del giorno, tanto che ormai anche un sin­da­cato di poli­zia ha osato defi­nirli “ambi­gui e peri­co­losi lager per immi­grati e poliziotti”.

Il pensiero di sinistra sottolinea l'umanità come unica appartenenza

5 commenti:

  1. Padova: extracomunitario urina nell’acqua santa (ripreso dalle telecamere).

    http://corrieredelmattino.altervista.org/extracomunitario-urina-nellacquasantiera/

    Domenica 8 Dicembre 2013 – Chiesa di San Massimiliano (PD)

    Alcuni fedeli hanno notato che il liquido contenuto nell’acquasantiera all’ingresso della parrocchia (utilizzata per il consueto segno della croce) emanava un forte odore di ammoniaca e non era esattamente trasparente.
    Inizialmente si è pensato che la ditta addetta alle pulizie avesse esagerato con i prodotti per l’igiene, ma il sacerdote Don Franco Atimo, ha preferito analizzare i filmati di videosorveglianza del giorno precedente scoprendo una sconcertante verità.

    Pensate cosa succederebbe a un italiano se in una moschea in un paese arabo facesse altrettanto…

    W gli extracomunitari e chi li difende !

    RispondiElimina
  2. Giriamo la domanda a chi difende gli extracomunitari che pisciano nell'acquasantiera, se ce ne sono, e ai cristiani che difendono chi porta i maiali sul posto destinato alla costruzione di una moschea. Buon natale a tutti!

    RispondiElimina
  3. Infatti il maiale nell' Italia democratica e cattolica lo si può portare dove si vuole...a scuola, in uno studio televisivo, tra la gente alle feste paesane, anche in chiesa a prendere la benedizione quale creatura di Dio, mentre nei paesi dei poveri extracomunitari da comprendere (chi piscia nell'acquasantiera è un' invenzione !, un fotomontaggio video !, una truffa !, non è vero !, è il prete travestito !), giustificare, difendere sempre e comunque fino alla sottomissione per le sole ovvie future ragioni elettorali, manco lo fanno entrare....e che dire del rispetto portato alle donne che sono solo esseri inferiori...... Coloro i quali ritengono spregevoli le idee di chi vuole mantenere la nostra identità morale, civile, di credo religioso e di popolo, non hanno che da togliere il disturbo ( il loro, di vivere in mezzo a gente disgustosa che ripudia l'extracomunitario) e provare ad assaporare l' accoglienza che le nazioni e i popoli extracomunitari riservano ai cittadini come loro. Vadano pure a vivere la. Vadano pure ad aiutare i loro amici direttamente a casa loro al posto di star qui a ricordarci i nostri e solo nostri doveri nei confronti dei saraceni di turno ! Nel caso fosse un' immenso gaudio per la loro esistenza e finalmente sentissero realizzate le loro massime aspirazioni umanitarie, facciano la cortesia di portare in quei paesi anche tutta la loro stirpe (in modo da incrociarla coi loro amici extra per ottenere tanti bei discendenti meticci) così risolviamo a priori anche i problemi futuri di rappresentanza politica. Potrebbero ripudiare già da subito la cristianità, abbracciare l' islam e far mettere alla loro moglie e figlie il velo. In Italia tutto ciò è permesso....e allora dove sta il problema a farlo veramente al posto di star qui a redarguire gli altri pascolatori di maiali ?
    Buon S.Stefano.

    RispondiElimina
  4. Ma chi difende gli extracomunitari che pisciano nelle acquasantiere? ce ne sono veramente? era questo il senso della domanda, che il zelante pascolatore di maiali, anche nelle chiese, non ha colto. Accecato dal suo antislamismo, travestito da fede cattolica, non realizza neanche che tra gli immigrati ci possono essere non solo persone umane provenienti dai paesi integralisti, ma anche persone umane provenienti da paesi non islamici o non integralisti. Buon santo Stefano e buon solstizio d'inverno.

    RispondiElimina
  5. Chiedo una cortesia, anzi due, ai miei anonimi commentatori: passi per l'anonimato, finché non mi scoccerò, però: 1) i maiali in chiesa sono senz'altro di dubbio gusto, un pò stile calderoli ( a Mestrino, per regolamento comunale, non sarebbero ammessi neanche i cani, e mi sembra giusto); 2) i sostantivi che iniziano con Z, vogliono l'articolo "lo", quindi lo zelante.. Buon proseguimento

    RispondiElimina

Informazioni

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Parte delle immagini, loghi, contributi audio o video e testi usati in questo blog viene dalla Rete e i diritti d'autore appartengono ai rispettivi proprietari. Il blog non è responsabile dei commenti inseriti dagli utenti e lettori occasionali.