Delle differenze "costituzionali", nel senso che fanno parte della costituzione fisica e mentale di una persona, tra destra e sinistra mi sono già occupato in passato. Se ci fosse ancora bisogno di qualche ulteriore esemplificazione basta avere la pazienza di leggere le due posizioni riportate sotto sulla medesima questione: l'immigrazione e l'"accoglienza". La differenza non è tra buoni e cattivi, ma tra due modi di "essere" antitetici.
Poi c'è chi si colloca in mezzo e cerca di cogliere o di raccogliere per fini che appaiono ancora indefiniti o indefinibili, chi "non sa da che parte é girato". Mi riferisco alla vicenda significativa dei parlamentari pentastellati che sull'immigrazione hanno cercato di andare in una direzione per essere prontamente stoppati dai loro capi, col sottile ragionamento politico che se fossero andati in quella direzione, "senza consultare" la rete, il movimento avrebbe avuto percentuali da prefisso telefonico. Qualcuno, evidentemente nell'attesa messianica di un nuovo salvatore della patria, ha parlato di resistenza 2.0: tutti assieme per cacciare i nazifascisti, poi, una volta liberi, potranno tornare le differenze. Adesso sono arrivati i forconi che vogliono mandare a casa tutti, ma proprio tutti, grillini compresi. Non ci resta che aspettare che arrivi qualcuno pronto a trasformare quell'aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli.
Se siamo cattivi gli immigrati stiano a casa loro
La provocazione: gli immigrati non vengano in Italia. Sarebbe meglio per loro e per noi
La provocazione: gli immigrati non vengano in Italia. Sarebbe meglio per loro e per noi
Siamo maestri di autodenigrazione, salvo lamentarci se la stampa straniera, prendendo spunto da quella nazionale, ci piglia sul serio e ci reputa straccioni, corrotti e corruttori.
Qualche tempo fa una delle famigerate carrette del mare colò a picco e noi - in particolare vari politici - ci flagellammo: dovevamo essere più pronti nei soccorsi, siamo colpevoli, che Dio ci perdoni. Si trascurò di considerare un fatto che dimostrava la nostra innocenza: il barcone, quando cominciò a essere in balia delle onde, si trovava nelle acque territoriali di Malta. Le autorità della Valletta si guardarono bene dall'intervenire. Nonostante questo, ci siamo addossati responsabilità che non avevamo. Recentemente - alcuni giorni fa - nuove polemiche a causa degli immigrati. A Lampedusa, un gruppo di poveracci arrivati nella nostra patria, spinti dall'illusione di abbandonare l'inferno e di conquistare il paradiso, sono stati denudati, condotti in un cortile delle strutture cosiddette di prima accoglienza e irrorati con un potente disinfettante. Sadismo degli inservienti? Disprezzo per i diseredati? Figuriamoci. Questa gente aveva la scabbia, malattia parassitaria caratterizzata da eritemi, che provoca un prurito irresistibile alle mani e ai polsi ed è assai contagiosa, basta un contatto superficiale per beccarsela. L'unico modo per debellarla è quello adottato dai «torturatori» dell'isola a sud della Sicilia. Via ogni indumento e avanti con gli spruzzi di sostanze idonee a neutralizzare il maledetto acaro. Non si poteva agire diversamente. L'episodio però ha suscitato scandalo e indignazione, incomprensibilmente. Nell'immediato dopoguerra dilagava la scabbia anche in Italia. Eravamo in miseria, malnutriti e forse sporchi: nel 60 per cento delle case non c'erano neppure i servizi igienici. Chi era stato infestato dal parassita veniva sottoposto allo stesso trattamento subito dagli extracomunitari in questione. Obbligato a sbiottarsi, offriva il suo corpo piagato all'infermiere affinché questi provvedesse a cospargerlo di un liquido acconcio. I malati non erano contenti di simile terapia, ma ben felici di poter guarire.
Perché allora tanto chiasso attorno agli immigrati curati a Lampedusa con i sistemi descritti? Siamo in inverno, fa freddo, come si fa a trascinare all'esterno tanta gente e annaffiarla? Ciò effettivamente fa impressione, ma solo se non si tiene conto che nell'isola c'erano 18-19 gradi. Tant'è che non risultano casi di polmonite, bronchite o roba simile. D'altronde la scelta era fra tenersi la scabbia - con quel che comportava, compresa una diffusione incontrollabile della malattia - e l'accettazione di qualche spruzzo provvidenziale sull'epidermide. Chiunque sa che conviene patire un brivido per alcuni minuti che il tormento persistente cagionato dall'acaro.
Non fosse stata sufficiente questa gratuita polemica, subito dopo ne è scoppiata una seconda altrettanto gratuita. L'accoglienza riservata ai migranti, secondo alcuni di essi e non pochi commentatori nostrani, merita di essere censurata e giustifica proteste clamorose. Anche qui abbiamo da obiettare. Non è facile ospitare a Lampedusa centinaia di persone che quotidianamente vi sbarcano in condizioni pietose. Si fa quel che si può. Ci si arrangia. Se una quantità sterminata di persone lascia il Terzo mondo per venire qui, ci sarà pure una ragione. Probabilmente, più che una ragione è una speranza. Quando tale speranza si rivela poi un abbaglio, c'è un solo rimedio: non la ribellione, ma la rinuncia a raggiungere la nostra terra. Se meno disperati optassero per l'Italia, meglio sarebbe per loro e per noi. Siamo brutti e cattivi? Stateci alla larga.
Il pensiero di destra non ammette il forse...
il Manifesto
Quindici anni. Tanto ci ha messo l’esperienza concentrazionaria più disumana del nostro paese a scuotere le coscienze di qualche politico ed a guadagnarsi il disonore delle prime pagine dei giornali. Tanto che i Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie) potrebbero anche essere giunti al capolinea, per un tardivo sussulto antirazzista e soprattutto perché sono finiti anche i soldi per gestire queste prigioni per stranieri che non hanno commesso alcun reato. Del resto il fallimento totale dell’esperimento è sotto gli occhi di qualunque osservatore anche imparziale: solo il 40% delle persone espulse lascia effettivamente il paese. Nel 2012 (ultimo rilevamento effettuato) sono state “trattenute” 7.700 persone nei Cie di tutta Italia e ne sono state rimpatriate meno della metà, un numero insignificante anche se confrontato con il dato degli immigrati senza documenti presenti sul territorio nazionale: 326mila secondo l’Ismu, un numero comunque limitato che dice anche quanto sia assurdo segregarne poco più del 2% per combattere la cosiddetta “clandestinità”.Siccome sono sempre del presidente Giorgio Napolitano gli appelli più accorati contro la disumanità del sistema carcerario italiano, è bene fare un po’ di storia anche sulle prigioni più disumane e dimenticate, tranne che dalle associazioni umanitarie e dagli organismi internazionali (Amnesty International) che da subito denunciarono l’anomalia giuridica di questo tipo di trattenimento e le gravi violazioni dei diritti umani. I Cie furono istituiti nel 1998 con il decreto legge 268/98 più tristemente noto come legge Turco-Napolitano (l’attuale presidente della Repubblica era ministro dell’Interno di un governo di centrosinistra).
Sono strutture dove attualmente vengono “trattenuti” fino a sei mesi gli stranieri destinatari di un provvedimento di allontanamento dallo stato; inizialmente potevano essere rinchiusi nei centri per un massimo di due mesi (60 giorni), ma in seguito, nella prima metà del 2009, il governo Berlusconi — con ministro degli Interni Roberto Maroni — prolungò il trattenimento fino a un massimo di sei mesi. Da quel momento, pur non configurandosi come misura detentiva finalizzata all’espiazione di una pena, si è reso evidente che quel tipo trattenimento incide sulla libertà personale (tutelata dall’articolo 13 della Costituzione). Nel corso negli anni, come documentato da diverse inchieste, tra cui quella di Medici Senza Frontiere, nei Cie sono state imprigionate diverse categorie di persone, impossibili da incontrare perché di fatto sequestrate dallo stato (sono le uniche prigioni dove non sono ammessi giornalisti): cittadini anche comunitari, richiedenti asilo, stranieri con mogli e figli che hanno vissuto in Italia molti anni (50% dei reclusi), stranieri nati in Italia, stranieri con il permesso di soggiorno scaduto e stranieri provenienti dal carcere (45% dei reclusi secondo i dati forniti dalle prefetture).I singoli centri, utilizzati secondo una logica emergenziale, sono diversi uno dall’altro e gestiti in maniera disomogenea — per usare un eufemismo. Attualmente sulla carta ce ne sono tredici per un totale di 1.901 posti disponibili (Bari, Bologna, Brindisi, Caltanisetta, Lamezia Terme, Crotone, Gorizia, Milano, Modena, Roma, Torino e Trapani Milo e Trapani Vulpitta). Alcuni però in questo momento sono chiusi per ristrutturazione (Trapani Vulpitta, Crotone, Bologna, Brindisi e Gorizia), o perché sono stati danneggiati in seguito alle proteste oppure perché ritenuti del tutto inadeguati ad ospitare decentemente degli esseri umani. Quelli ancora funzionanti, invece, lavorano a capienza ridotta, sempre per interventi di manutenzione non più rinviabili. La maggior parte dei Cie sono gestiti dalla Croce Rossa, altri dalla Confraternita delle Misericordie, altri ancora da cooperative che si sono aggiudicate l’appalto con offerte sempre più al ribasso. Le rivolte, le denunce di abusi di matrice razzista e i casi di autolesionismo sono da sempre all’ordine del giorno, tanto che ormai anche un sindacato di polizia ha osato definirli “ambigui e pericolosi lager per immigrati e poliziotti”.
Il pensiero di sinistra sottolinea l'umanità come unica appartenenza |
Padova: extracomunitario urina nell’acqua santa (ripreso dalle telecamere).
RispondiEliminahttp://corrieredelmattino.altervista.org/extracomunitario-urina-nellacquasantiera/
Domenica 8 Dicembre 2013 – Chiesa di San Massimiliano (PD)
Alcuni fedeli hanno notato che il liquido contenuto nell’acquasantiera all’ingresso della parrocchia (utilizzata per il consueto segno della croce) emanava un forte odore di ammoniaca e non era esattamente trasparente.
Inizialmente si è pensato che la ditta addetta alle pulizie avesse esagerato con i prodotti per l’igiene, ma il sacerdote Don Franco Atimo, ha preferito analizzare i filmati di videosorveglianza del giorno precedente scoprendo una sconcertante verità.
Pensate cosa succederebbe a un italiano se in una moschea in un paese arabo facesse altrettanto…
W gli extracomunitari e chi li difende !
Giriamo la domanda a chi difende gli extracomunitari che pisciano nell'acquasantiera, se ce ne sono, e ai cristiani che difendono chi porta i maiali sul posto destinato alla costruzione di una moschea. Buon natale a tutti!
RispondiEliminaInfatti il maiale nell' Italia democratica e cattolica lo si può portare dove si vuole...a scuola, in uno studio televisivo, tra la gente alle feste paesane, anche in chiesa a prendere la benedizione quale creatura di Dio, mentre nei paesi dei poveri extracomunitari da comprendere (chi piscia nell'acquasantiera è un' invenzione !, un fotomontaggio video !, una truffa !, non è vero !, è il prete travestito !), giustificare, difendere sempre e comunque fino alla sottomissione per le sole ovvie future ragioni elettorali, manco lo fanno entrare....e che dire del rispetto portato alle donne che sono solo esseri inferiori...... Coloro i quali ritengono spregevoli le idee di chi vuole mantenere la nostra identità morale, civile, di credo religioso e di popolo, non hanno che da togliere il disturbo ( il loro, di vivere in mezzo a gente disgustosa che ripudia l'extracomunitario) e provare ad assaporare l' accoglienza che le nazioni e i popoli extracomunitari riservano ai cittadini come loro. Vadano pure a vivere la. Vadano pure ad aiutare i loro amici direttamente a casa loro al posto di star qui a ricordarci i nostri e solo nostri doveri nei confronti dei saraceni di turno ! Nel caso fosse un' immenso gaudio per la loro esistenza e finalmente sentissero realizzate le loro massime aspirazioni umanitarie, facciano la cortesia di portare in quei paesi anche tutta la loro stirpe (in modo da incrociarla coi loro amici extra per ottenere tanti bei discendenti meticci) così risolviamo a priori anche i problemi futuri di rappresentanza politica. Potrebbero ripudiare già da subito la cristianità, abbracciare l' islam e far mettere alla loro moglie e figlie il velo. In Italia tutto ciò è permesso....e allora dove sta il problema a farlo veramente al posto di star qui a redarguire gli altri pascolatori di maiali ?
RispondiEliminaBuon S.Stefano.
Ma chi difende gli extracomunitari che pisciano nelle acquasantiere? ce ne sono veramente? era questo il senso della domanda, che il zelante pascolatore di maiali, anche nelle chiese, non ha colto. Accecato dal suo antislamismo, travestito da fede cattolica, non realizza neanche che tra gli immigrati ci possono essere non solo persone umane provenienti dai paesi integralisti, ma anche persone umane provenienti da paesi non islamici o non integralisti. Buon santo Stefano e buon solstizio d'inverno.
RispondiEliminaChiedo una cortesia, anzi due, ai miei anonimi commentatori: passi per l'anonimato, finché non mi scoccerò, però: 1) i maiali in chiesa sono senz'altro di dubbio gusto, un pò stile calderoli ( a Mestrino, per regolamento comunale, non sarebbero ammessi neanche i cani, e mi sembra giusto); 2) i sostantivi che iniziano con Z, vogliono l'articolo "lo", quindi lo zelante.. Buon proseguimento
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